Capitolo 17

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Incontrai Nick sull'uscio del laboratorio di Harry, stava venendo a cercarmi proprio come stavo facendo io con lui. Mi mostrò il suo referto quasi raggiante: il sangue sul tubo corrispondeva a quello di Laura e, inoltre, ci aveva trovato sopra anche alcune impronte parziali di Brett. I puntini erano stati tutti collegati: mancava solo più la sua confessione.

Uno degli agenti di sorveglianza fece portare nuovamente nella sala interrogatori il nostro sospettato mentre un altro era andato a chiamare il suo avvocato, che aveva chiesto di poter rimanere in una saletta della centrale a preparare le carte per un'eventuale accordo. «Dovresti chiamare Hodges per dirgli che hai risolto il caso.» Disse Nick facendomi sorridere. Stavamo entrambi fissando Brett da dietro il solito vetro a specchio e, sapere che finalmente lo avevamo inchiodato, mi riempiva di soddisfazione.

«Dovresti dire "abbiamo", dopotutto mi hai dato una mano a recuperare le prove!» Risposi, in quello stesso istante entrò nella stanza il giovane avvocato. Era ora di andare.

La scena era la stessa di poche ore prima, noi che entravamo con lo sguardo di Brett fisso addosso seguito da quello quasi intimorito del suo avvocato già pronto a tenere a bada il suo cliente ma, questa volta, noi sapevamo già il finale.

«Signor Dawson, siamo qui per chiudere definitivamente questa faccenda. È l'ultima occasione che ha per dirci la verità sulla morte della sua presunta ex fidanzata, se parla e confessa potrebbe avere alcuni sconti di pena.» Dissi rivolgendomi anche all'avvocato, che si prestò subito a illustrare al suo cliente le prospettive che aveva davanti anche se, in ogni caso, sarebbe finito in prigione. Brett, dal canto suo, non fece comunque una piega, si limitò a serrare ancora di più la mascella e a restare in silenzio per alcuni minuti. Spazientiti, io e Nick appoggiammo sul tavolo le due buste gialle contenenti le prove e i referti delle analisi, conquistandoci lo sguardo torvo e spaventato di Brett. «Questo tubo lo riconoscerà sicuramente, è l'arma del delitto rinvenuta nel suo giardino! Proprio accanto alla sua casetta per gli attrezzi» Disse Nick, spingendo il sacchetto verso il sospettato e l'avvocato che già cominciava a sudare. «e vuole sapere una cosa? Sopra c'è il sangue di Laura insieme ad alcune delle sue impronte, quindi eviti di dire che la stanno incastrando.» Spiegò ancora.

«Mentre questi sono presumibilmente alcuni dei lembi dei suoi vestiti insanguinati. Quelli che aveva al momento dell'omicidio» Presi il foglio delle analisi. «e anche qui risulta che il sangue che abbiamo trovato è di Laura. Non ha fatto un buon lavoro, dato che la benzina per il tosaerba che ha usato nel falò non ha distrutto tutte le prove. L'abbiamo in pugno e, a meno che non voglia affrontare un processo, in cui verrà dichiarato colpevole al cento per cento, le conviene parlare ora.»

L'avvocato disse qualcosa nell'orecchio al suo cliente, che rilassò per un secondo le spalle. «Cosa offrite al mio cliente in cambio della sua totale confessione?» Chiese l'avvocato. Io e Nick ci guardammo ma fu lui a rispondere. «Da venticinque anni all'ergastolo, per i dettagli dovrà mettersi d'accordo con il procuratore.»

L'avvocato rimase fermo immobile per alcuni istanti, indeciso su cosa fare per aiutare il suo cliente poi farfugliarono qualcosa tra di loro, Brett sembrava del tutto contrariato a dichiararsi colpevole ma sul viso aveva dipinta l'espressione di chi sa che non può opporsi ad un destino segnato. Passarono quasi dieci minuti, sembravano interminabili di fronte a lui. I miei piedi tremavano, un chiaro segno di impazienza. Poi Brett allungò le mani in segno di resa. «A quanto pare avete vinto voi.» Disse in segno di disprezzo con il suo solito tono impudente. «Dovrei partire dicendo che da un po' di tempo la mia sala giochi non gira molto bene, così per arrotondare mi sono messo a vendere alcol anche ai ragazzini. Di solito non passano molte pattuglie in quella zona così ero abbastanza tranquillo finchè quell'idiota di Gary non mi ha beccato. Voglio dire, che gli importava? Io gli avevo dato un lavoro e una mano con sua sorella, doveva stare zitto e invece ha deciso di spifferare la cosa ad alcuni agenti così, per tappargli la bocca, ho dovuto riempirlo di soldi. I miei soldi!» Disse, battendosi la punta delle dita in mezzo al petto. «I soldi che avevo vinto con le mie capacità.»

«Questo lo sappiamo già Brett, ci parli di lunedì.» Dissi laconica, dopotutto avevo già raccolto quelle informazioni dal suo socio. Ciononostante mi beccai un'altra delle sue occhiatacce.

«Se mi lascia finire, ci arrivo senza problemi.» Si aggiustò gli occhiali sul naso. «Quella sera stavo al solito servendo al bancone poi quei tre idioti di Marcus Floyd e i suoi due cugini ritardati sono venuti a bere, pretendendo anche lo sconto. Non gli bastava che gli servissi da bere senza fare domande, comunque sia non ne potevo più di farmi spillare soldi da Gary così ho detto loro di andarsene o che avrei chiamato la polizia ma quei tre hanno cominciato a deridermi» Strinse il pugno sul tavolo. «e allora li ho spinti fuori grazie all'aiuto di un amico. Quando furono fuori dal locale hanno cominciato a lanciarmi lattine e bottiglie di birra vuote, probabilmente le avranno pescate dal cassonetto lì vicino.»

«Vada avanti.»

«Sono uscito brandendo una scopa e loro se ne sono andati. Finalmente c'era il silenzio. Stavo per rientrare quando ho sentito degli strani rumori provenire dal retro del locale, così mi sono avvicinato giusto in tempo per vedere Gary dare dei soldi ad una prostituta.» La sua voce si fece più incrinata, carica di rabbia. «Quando ho realizzato che la donna era Carol, o Laura come diavolo si chiamava, non ci ho visto più. Ho aspettato che Gary andasse via e poi l'ho affrontata.»

Lo guardavo agitarsi sulla sedia. «Cosa le ha detto per farla arrabbiare in questo modo?»

Brett fece un profondo respiro per contenersi. «Il fattoche mi abbia mentito per quasi un anno sulla sua vera identità le sembra poco? Si vergognava di essere una lurida puttana, mi ha fatto credere di essere una ragazza di buona famiglia!» Era sul punto di dare di matto. «Abbiamo litigato,continuava a dirmi che le dispiaceva e che mi aveva mollato per quel motivo perché non voleva che sapessi. Poi ha cominciato a insultarmi dicendomi che non le avevo mai dato troppa attenzione, che ero solo un pomposo egoista e bla bla bla. Non ci ho visto più, quando ho visto il tubo l'ho preso e in un attimo lei era morta.» 
Dal cassetto del tavolo presi il taccuino giallo con i moduli da compilare per le deposizioni scritte. «D'accordo signor Brett, scriva qui quello che ci ha appena raccontato. Per quanto possa valere, bastava che le andasse in contro e le chiedesse perché le aveva mentito. Sono sicura che sarebbe potuta andare diversamente.»
Brett mi guardò apatico e si limitò a dire di farmi gli affaracci miei. Quando firmò la confessione, l'agente che lo aveva portato di sopra gli elencò i suoi diritti per poi condurlo fuori ammanettato. Nick mi appoggiò una mano sulla spalla destra. «Ottimo lavoro, ce l'abbiamo fatta.» disse sorridendomi. Mi persi completamente in quello sguardo, tenendo a freno l'impulso di baciarlo. «Siamo stati bravi» conclusi. «Ora devo andare, Morgan mi aspetta per un drink inoltre devo telefonare a Hodges per informarlo della buona notizia!» Dissi mentre uscivamo dalla stanza. Dopo averlo salutato mi dileguai per fare quella telefonata.

Waking up in VegasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora