Capitolo 16

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Dopo aver imbustato e catalogato anche il tubo che avevo rinvenuto vicino allo steccato, io e Nick rovistammo ancora nella casetta degli attrezzi. Infine, prendemmo un campione di benzina dalla tanica e uno dal fusto di alluminio per verificare che fosse stata usata la stessa per bruciare i vestiti. Avevamo finalmente chiuso il cerchio: se quella era l'arma del delitto Brett poteva dirsi spacciato definitivamente. Il suo avvocato dovrà tirare fuori una bella scusa per scagionarlo. «Che dici Mick, torniamo in laboratorio?» Chiese Nick uscendo dopo di me dalla casetta, Mitch era rimasto fuori a sorvegliare il circondario.

Mi diedi qualche pacca sui pantaloni per togliere la polvere che mi era volata addosso quando avevamo sollevato il telo dal tosaerba. «Direi di sì, qui non c'è più nulla da fare, nemmeno per Brett. Ormai è spacciato.» Dissi beffarda. Così, all'alba delle quattro del mattino, tornammo sulla Denali, in direzione della scientifica. Dietro le montagne che circondavano la città cominciavano a vedersi degli sprazzi di luce del sole.

Arrivati al dipartimento io e Nick ci dividemmo i compiti per analizzare le nuove prove mentre Mitch andò a fare subito rapporto a Brass.

In laboratorio trovai di nuovo Greg seduto, come al solito, sulla sedia girevole a ciondolare. Quando mi vide saltò subito in piedi come se fosse entrato Gil Grissom in persona. «Stai pure comodo!» Gli dissi sorridendo.

«Ma io sono comodo tesoro» Si sedette nuovamente. «sai, stavo pensando ad una cosa.»

«Dimmi.» Mentre lo ascoltavo, presi un tampone per verificare che effettivamente il liquido rosso sul campione fosse effettivamente sangue, quando il tampone diventò rosa acceso ritagliai un pezzo dalla stoffa bruciacchiata che misi poi in una provetta in plastica sterile riempita di reagente, dopodiché la passai in centrifuga per far separare il DNA dal cotone.

«E se andassimo veramente alle Hawaii?» Nel suo tono di voce si nascondeva, malamente, un'euforia incommensurabile. Lo fissai sorridendo. «Mahalo nui ia ke ali'i wahine, 'o Lili'ulani 'o ka wo hi ku! Ea mai ke ali'i kia manu, Ua wehi ka hulu o kamamo!*» Mentre cantavo mimai un passo di Hula. Greg, vedendomi ondeggiare, rise toccandosi il sopracciglio destro come faceva di solito. «Guarda che ero serio!»

Mi rigirai verso il bancone, tolsi la provetta dalla centrifuga e, tramite una pipetta automatica, prelevai il liquido che passai poi al computer per analizzarlo col software per la sequenziazione. «Lo so! E comunque direi che una vacanza non ci farebbe male, ora come ora!» Risposi, aspettando che il computer elaborasse i dati. Mi girai a guardarlo, era da tanto che non lo sentivo così felice e rilassato, le ultime settimane erano state veramente dure da sopportare tra una cosa e l'altra, eravamo stati tutti impegnati a seguire il caso del killer di Gig Arbor, seguendo principalmente le disposizioni di D.B. e di Finn, poi era saltato fuori quell'idiota che mi aveva quasi fatto perdere l'uso della gamba: si poteva dire che né la noia né lo stress ci erano mancati. Come se non bastasse, non eravamo mai riusciti a starcene tranquilli noi due da soli, il lavoro aveva sempre la precedenza e non potevamo di sicuro dire di no quindi le litigate in casa erano pressoché soventi, a volte non riconoscevo neanche Greg come l'uomo con cui vivevo da ormai tre anni. Forse era proprio per quel motivo che mi sentivo attratta da Nick che, invece, era sempre solare e gentile nei miei confronti. Venni distolta dai miei pensieri dal sonoro bip del computer: le macchie di sangue sulla maglietta appartenevano a Laura. «Andiamo a dire tanti saluti al nostro amico.» Dissi stampando i risultati.

Greg si alzò in piedi per venire verso di me: era a pochi centimetri da me e mi guardava dall'alto, sorridendo. «A volte mi dimentico che con te a lavoro posso prendermi alcune libertà.»

«Libertà di che genere esattamente?» Chiesi arrossendo.

Greg mi baciò intensamente stringendomi a sé. Mi staccai controvoglia dalle sue labbra e mi appoggiai al suo petto, Dio quanto mi mancava. Greg mi accarezzò i capelli. «La prospettiva di una vacanza, più che altro passare del tempo solo noi due, mi fa ripensare ai primi tempi, non trovi?» Disse quasi sottovoce e io gli risposi con un timido "già". Ed era stranamente vero: i primi tempi che uscivamo insieme coincidevano con il periodo in cui ero entrata alla scientifica, noi due passavamo la maggior parte del tempo a lavorare su casi diversi proprio perché Grissom voleva evitare problemi con Ecklie. Noi facevamo di tutto per vederci, per parlare, scambiarci idee e opinioni. Da quando Grissom era andato via le cose erano cambiate, invece di passare il comando a Catherine lo sceriffo aveva voluto il dott. Ray Langston alla guida della scientifica: non l'avevo mai visto di buon occhio, era una persona un po' oscura e solitaria ed ero la sola, insieme ad Hodges, a non andarci d'accordo. Tuttavia, dopo un po' di tempo, ero rimasta l'unica a pensarla così e quindi, spesso ricevevo dei giorni di sospensione per insubordinazione: alla fine, non andando a lavoro, la mia presenza per Greg era del tutto inesistente e quasi mai si portava a casa il lavoro. Poi Langston si era licenziato, il caso di Nate Heskell lo aveva profondamente provato; con la promozione di Catherine a supervisore la situazione era tornata normale perché si sentiva gli occhi puntati addosso di continuo e quindi aveva tassativamente proibito il contatto fisico tra agenti della stessa squadra. Ciò aveva fatto sì che io e Greg ci riavvicinassimo, quello che non riuscivamo a dirci a lavoro lo facevamo a casa, poi le cose erano cambiate ulteriormente: da quando era arrivato D.B. Greg era diventato introvabile, Russell lo considerava uno dei suoi migliori agenti, per questo era molto richiesto e aveva cominciato a diventare presuntuoso, quasi fastidioso. Non aveva più la stessa voglia di scherzare di un tempo, non era più il ragazzo di cui mi ero innamorata. Questo mi fece contrarre lo stomaco, quella che prima era felicità si era improvvisamente trasformata in delusione, tristezza e, soprattutto, nostalgia. Gli occhi mi si offuscarono dalle lacrime ma riuscii a darmi un contegno. Lo salutai, dicendogli che Nick probabilmente mi aspettava per l'interrogatorio. Quando fui abbastanza lontana mi fiondai in bagno a darmi una sciacquata al viso ma, per poco, non mi scontrai con Morgan. «Ehi!» mi disse. «va tutto bene?»

Mi strofinai copiosamente le mani con il sapone. «Non lo so.» Aprii il rubinetto.

«Ti va di parlarne?» Mi chiese lei dopo essersi appoggiata con le spalle al muro. «è per Greg vero?»

«Già» Risposi seccamente. «è cambiato, sta cambiando e io sto assistendo impotente a questo suo cambiamento. La verità è che, da quando c'è D.B. ha smesso di essere se stesso, lo vedo anche dal modo in cui si veste.»

Morgan mi guardava confusa. «A me sembra che si vesta in modo normale, voglio dire che c'è di male in una camicia?»

«è proprio il fatto che si tratti di una camicia a tinta unita a darmi preoccupazioni.» Lei mi guardava sempre più confusa ma io stavo già sorridendo. «Il giorno che ci siamo conosciuti ne indossava una bianca a righine effetto lucido con degli orrendi disegni damascati rossi sopra... ah, come se non bastasse aveva i capelli strapieni di gel tutti dritti, me lo ricordo bene perché avevo subito pensato "se parla spagnolo sarà di sicuro uno del cartello".» Morgan scoppiò a ridere e dapprima lo feci anche io ma poi quel ricordo fece più male che bene. Chiusi il rubinetto e rimasi ferma con le mani appoggiate al lavello. «Greg era eccezionale, venivo da una serie di storie finite male e lui mi fece totalmente cambiare idea. Adesso... fatico persino a riconoscerlo.» Presi il foglio con l'esito delle analisi sul sangue. «Adesso devo andare, Nick mi sta aspettando... se può andarti bene ci possiamo fermare a bere qualcosa dopo il lavoro.»

Morgan mi sorrise timidamente. «Senz'altro. E non ti preoccupare per Greg, lui non fa altro che pensare a te, stai tranquilla.» Mi disse, quelle parole mi diedero un po' di sollievo ma non era il momento per pensarci, dovevamo catturare un assassino.


Spazio autrice

* la frase in dialetto hawaiano è presa dalla canzone "He mele no Lilo" di Lilo e Stitch. 

In questo capitolo ho voluto parlare un po' più del rapporto tra Michelle e Greg perché mi sono sempre concentrata solo ed esclusivamente sull'indagine che, ormai, è agli sgoccioli infatti ci sarà solo più un capitolo più un epilogo conclusivo anche se penso che aggiungerò qualche capitolo extra su Michelle e Greg. ^-^" 

Grazie ad aliss19 che continua silenziosamente a seguire la storia <3 


Waking up in VegasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora