Capitolo 8

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Una volta tornati al laboratorio corsi nell'ufficio di Brass, per tentare di capire qualcosa in più su questo Mr. Squeezer. Jim era seduto in panciolle sulla sua sedia girevole, sembrava una giornata tranquilla così si era preso qualche minuto di pausa: continuava a rigirarsi tra le dita una sferetta di vetro, era la biglia che Grissom regalava ai suoi colleghi quando le cose sembravano andare male. "Quando la vita va storta, tu bigliala così" erano queste le parole che accompagnavano quel regalo, ne aveva data una anche a me il giorno in cui l'assassino di mia sorella chiese un nuovo processo. Era il suo modo di farci sentire meglio, un po' strano ma a quanto pare funzionava. Quando entrai nell'ufficio Jim mi lanciò la sua solita occhiata fugace, chiedendomi cosa volessi: mi accomodai sulla sedia davanti alla scrivania, spiegandogli la situazione per filo e per segno; l'uomo controllò dal suo database gli spostamenti del nostro sospettato ma non furono belle notizie, specie perché era rimasto quiescente da un bel po' di mesi e noi non avevamo prove a sufficienza né per chiedere un mandato di perquisizione né per un confronto in centrale... L'unica alternativa era andare direttamente nel suo covo, in una bettola di locale in periferia a North Las Vegas. Jim mi stampò il suo indirizzo, raccomandandoci prudenza e di chiamare rinforzi appena ne avessimo avuto bisogno. Tony Richards non era di certo un uomo collaborativo e detestava l'intrusione delle forze dell'ordine nelle sue proprietà. «Per caso con te c'è anche lo scienziato leccapiedi?» Si limitò a chiedermi.

L'espressione "scienziato leccapiedi" mi fece sorridere non poco, perché era la descrizione esatta di David, ma cercai di tenere un'espressione seria. «Sì, Hodges in questo momento è in laboratorio che analizza alcune prove del nostro caso insieme ad Archie.»

Il capitano annuì, poi prese il suo telefono per chiamare qualcuno. Digitò un numero a tre cifre, "Un numero interno" pensai. L'uomo attese qualche secondo, prima che la voce all'altro capo della cornetta rispondesse poi, finalmente, risposero. «Sono Brass» esordì, «puoi venire un attimo nel mio ufficio? Sì, certo, ho bisogno di un favore. Ti aspettiamo.» Chiuse la chiamata e congiunse le mani sul tappetino della scrivania. «Non voglio che tu vada da Richards con uno svitato. È troppo pericoloso.»

Sorrisi. «Ha ragione: Hodges è uno strano individuo ma è, tutto sommato, un ottimo scienziato e sta facendo pratica per diventare un agente da campo, signore.» Ripensai ai progressi che stava facendo. «È ancora alle prime armi ma, addestrandolo a dovere, potrà sviluppare le due doti che ha già ovvero un'ottima capacità d'osservazione e di intuito.»

Brass rimise a posto la biglia nel cassetto della scrivania. Poi continuò a compilare il rapporto che aveva sulla scrivania. «Anche Grissom lo definiva un odioso leccapiedi, lo sapevi?»

«Certamente. Ma è anche vero che gli ha dato una grossa mano a risolvere il caso del killer delle miniature.» Risposi io fermamente.

A quelle parole Brass smise di scrivere per poi spostare lo sguardo su di me. «Tu non apprezzi le critiche negative, vero?»

«Al contrario, signore, ma se si tratta di persone allora ha ragione, non le apprezzo. Come forse ricorderà dalla morte di mia sorella, i miei genitori hanno sempre mosso critiche negative nei miei confronti eppure... ho insegnato alla Las Vegas University per merito mentre ora sono qui alla scientifica come agente di livello II e ho contribuito a risolvere più di un centinaio di casi. I miei genitori hanno sbagliato tutto con me.»

Jim mi guardava con un labbro mezzo alzato, formando un mezzo sorriso. «Hai un bel caratterino. Continua così.» Poi spostò lo sguardo fuori dalla porta, probabilmente la persona che aveva chiamato prima era arrivata. «Grazie per essere venuta!» Si trattava quindi di una donna. Stavo per girarmi quando la sentii dire «Michelle!» Al ché mi girai di scatto. La voce era indistinguibile. «Sofia! Quanto tempo è passato?»

La donna mi abbracciò. «Troppo, ti vedo in forma. Come stai?»

Soffocata nel suo abbraccio riuscii a ostentare qualche parola. «Tutto sommato bene, a parte la gamba ma ti spiegherò poi con calma.»

«Non ti preoccupare, ne avremo di tempo.» Poi si girò verso l'uomo. «Allora, Jim, di cosa volevi parlarmi?»

Brass si schiarì la voce. «Ricordi il caso Munroe? Di cinque anni fa.»

Sofia si fece scura in volto, evidentemente l'aveva toccata nel profondo. Purtroppo io non sapevo nulla di quel caso. «Come potrei dimenticarlo? Quella povera bambina mi fa ancora tenerezza. Se non sbaglio fu Nick a lavorarci, con Warrick.»

«Già...» Dissi io amaramente, ripensando alla voce spezzata di Nick.

«C'è un collegamento con il tuo caso?» Continuò lei rivolgendosi a me.

«Più o meno, la mia vittima era una proprietà di Tony Richards.»

Sofia portò l'indice sul mento, intenta a ripensare sul passato, fece qualche gesto con la testa ripetendo "Richards..." un paio di volte. «Se intendi quell'avanzo di galera che ho arrestato durante la retata alla bisca posso solo augurarti buona fortuna. Quello è proprio marcio nell'anima, ci ho messo diverse ore per tentare di convincerlo a parlare ma niente, il suo avvocato è riuscito a tirarlo fuori senza battere ciglio.»

«Io non credo che Richards sia il nostro colpevole, tuttavia non dobbiamo escludere nessuna pista. Da come mi si è presentata la scena del crimine e a giudicare dalle ferite non è stato lui... sono quasi sicura che sia un delitto passionale.»

Sofia appoggiò la mano sulla mia spalla, sospirando. «Mickey, ti assicuro che non è una buona idea, tantomeno se hai dei dubbi. Il mio consiglio è di trovare delle prove che sostengano un possibile coinvolgimento con lui, per ora cosa sai?»

«Non molto, abbiamo tre ragazze che sostengono di aver visto uno dei suoi scagnozzi litigare con Laura perché voleva abbandonare il giro e ritornare a studiare, tuttavia lei ha continuato a lavorare per lui.» Cercai di raccogliere le informazioni che ci avevano dato tutti i testimoni, comprese le dichiarazioni di Nick a proposito del caso a cui aveva lavorato lui. Effettivamente non avevamo niente in mano, se non qualche voce di corridoio che avrebbe potuto anche essere infondata.

«Deduco che Richards sia riuscito a convincerla a rimanere... so che su di lui c'è un fascicolo aperto sia alla buon costume che all'FBI, se ne occuperanno loro.» Continuò la donna davanti a me. «Comunque sia, se salteranno fuori altre informazioni su di lui non esitare e fammi sapere. Sarò felice di sbatterlo finalmente dentro dopo anni.» Mi mostrò il suo solito sorriso rassicurante, avevo di nuovo un'amica su cui contare. In più mi aveva tolto un fastidio. In quel momento la chiamarono al cellulare, c'era stato un omicidio al Mirage. «Mi dispiace ragazzi ma devo andare. Michelle, fammi sapere se ti serve aiuto.»

«Contaci.» Cercai di sfoderare un sorriso rassicurante. Sofia mi abbracciò di nuovo, poi uscì dall'ufficio dirigendosi verso il parcheggio sotterraneo dell'edificio.

Quando chiuse la porta di sé, Brass tornò a sedere dietro la sua scrivania. «C'è altro, Williams?»

«Direi di no. Torno a lavorare sul caso.» Uscii dall'ufficio,direzione laboratorio analisi videografiche.

Qualche metro più avanti rischiai di scontrarmi con Russell, intento a bere un bicchierone di caffè, eravamo entrambi con la testa tra le nuvole. «Michelle, ancora qui?» Fece lui.

«Ci sono state alcune svolte nel caso Sanchez, abbiamo dovuti interrogare alcuni sospettati finchè erano sotto custodia del dipartimento quindi...»

«Quindi non sei ancora andata a casa.»

«Già ma il caso ha la precedenza, Laura ha bisogno di giustizia.»

«E tu hai bisogno di dormire! Greg che fine ha fatto? Non ti avrà lasciato qui spero, altrimenti gli farò-»

«Non ce n'è bisogno D.B., so badare a me stessa. Mi farò riaccompagnare a casa da Nick, dovrebbe essere ancora qua intorno.»

«Sì, è di là che sta leggendo un fascicolo, digli che è stata colpa mia. Ci vediamo, mi raccomando vai a casa a riposare... cominci ad avere le occhiaie.» Disse andando nuovamente per la sua strada.

«Agli ordini, capo.» Sorrisi, per poi cambiare direzione,andando verso la sala riunioni in fondo al corridoio.

Waking up in VegasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora