Capitolo 12

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Marzo 2013.

I voti a scuola vanno malissimo, ho tutte le materie sotto con il 4 e rischio la bocciatura.
L'altro giorno hanno mandato me e Erica in presidenza perché eravamo davanti a scuola dalle 8.00 e la campanella suona alle 8.10, ma noi non avevamo intenzione di entrare alla prima ora perché sapevamo che mancava l'insegnante e non sapevamo se ci fosse supplenza. Fumavamo una sigaretta mentre arriva la vicepreside alle 8.15.

- Cosa ci fate voi qua? - chiede lei.
- Abbiamo ora buca e stiamo aspettando la seconda ora. -
- Ci sarà supplenza, entrate immediatamente! -

La vicepreside entra nell'istituto e noi la seguiamo, ma Erica mi sussurra all'orecchio di far finta di seguirla e appena non se ne accorgeva di uscire fuori.
Così facciamo, in un momento sgattaioliamo fuori.

- Andiamo a farci le canne! - esclama lei.

Ci avviamo verso la piazzetta dietro scuola dove c'erano altri suoi amici e ragazzi che fumavano. Decidiamo di entrare a scuola alle 9.10, l'ora dopo, ma quando arriviamo in classe i compagni ci dicono che c'era stata supplenza e quindi dovevamo andare in segreteria per farci firmare dalla vicepreside il ritardo.

- Merda! - dico - la vice non può vederci, ci aveva detto di andare in classe! -

Ma alla fine ci andiamo e appena ci vede ci manda dal preside. Io e Erica fattissime, ci prendiamo un sacco male.
Il preside ci abbassa di un voto la condotta, avevo 5 a fine anno in pagella.
Erica scoppia a piangere davanti al preside, lo insulta faccia a faccia in continuazione. Cerco di calmarla ma sembra impossibile, il preside stava per sospenderla ma si limita a cacciarci dalla scuola.
Io ero veramente agitata, non mi era mai successa una cosa del genere a scuola e vedere Erica reagire e stare così male mi rendeva ancora più inquieta. E poi, il pensiero che sarei stata bocciata, la sensazione di fallimento, la realizzazione che stavo sbagliando tutto.
La mia scuola si trovava a Lampugnano e decidiamo di andare a mangiare al Mc Donald's di Lotto prima però fumiamo ancora, io convinta che solo così mi sarebbe passata quella maledetta Ansia. Stiamo per ordinare il cibo quando mi sento mancare l'aria, nausea fortissima, vampate di calore, tachicardia, inizio a tremare e qualunque movimento facessi mi metteva paura e altra ansia, qualunque cosa guardassi.
Volevo uscire per prendere aria, volevo scappare perché avevo il terrore che qualcosa o qualcuno mi attaccasse da un momento all'altro. Volevo dire a Erica che stavo male ma non riuscivo a parlare e solo l'idea mi faceva stare ancora più male. Vedo tutto nero all'improvviso, Erica mi guarda e mi chiede cos'ho, mi dice che sono pallida ma sento la sua voce come in lontananza e perdo subito i sensi.
Seduta al tavolo cerco di bere un po' acqua ma mi sembrava difficilissimo deglutire, e se tenevo gli occhi aperti e mi muovevo l'ansia tornava, allora restavo ad occhi chiusi e immobile ma Erica mi scuoteva ogni volta e diceva che così collassavo e dovevo rimanere sveglia. Era orribile. Dopo un'ora mi riprendo e andavo avanti e indietro dal bagno al tavolo perché dovevo vomitare, la volta buona che dovevo davvero vomitare c'era la coda e allora vomito nel lavandino, il signore delle pulizie urla che devo pulire tutto io gli chiedo scusa se sono stata male e che può capitare. L'unica cosa che desideravo era andare a casa e dormire. Erica mi accompagna un pezzo a casa ma nel frattempo mi chiama mia madre che ha scoperto del casino successo a scuola, dice che queste cose succedono solo perché vivo con mio padre e ricomincia con la solita storia di quanto sia terribile mio padre e di quanto l'ha fatta soffrire, io mi arrabbio e le dico letteralmente che non me ne frega un cazzo di quello che sta dicendo. Dice che mi viene a prendere e mi porta a casa sua a studiare.. e io che volevo dormire....
Quando arriva vede la mia faccia, ero ancora pallida e avevo le occhiaie.

- Ti droghi, eh? - mi dice.

Le dico di non dire cavolate.
Dice che lo scoprirà prima o poi.
E così fu, una volta avevo come al solito saltato scuola, era un periodo che io e la mia migliore amica ci trovavamo a metà strada tra casa sua e mia, alla fermata dell'autobus e stavamo tutto il tempo insieme in giro. Eravamo andate a Bonola, avevamo fumato ed eravamo andate al Mc, non avevo ansia, stavo bene ma avevo avuto un calo di pressione, ma non era per niente come la volta precedente, solo che non avevo voglia di parlare e mi ero accasciata sul tavolo. Ho iniziato a pensare che il problema fosse il Mc, dato che stavo male solo li.
Martina mi dice di riprendermi, si mette a piangere perché era piuttosto fuori, mi dice di non lasciarla, di non morire. Che ridere!
E pensare che io non le rispondevo perché non avevo voglia di parlare!
Mi dice che chiama l'ambulanza e nel momento in cui parla al telefono a me viene da vomitare, vado in bagno e finalmente parlo, dico a Martina che non voglio l'ambulanza, che sto bene ma quando ce ne stiamo andando arriva. Mi misurano pressione e battito. Dato che ero minorenne non possono lasciarmi andare allora mi portano all'ospedale San Carlo, mi fanno esami del sangue, esami delle urine, altri controlli di cui ho poca memoria. I medici mi parlano e mi dicono che avevano trovato uso ripetuto di marijuana e hashish. Lo dicono ai miei.
La reazione di mio padre è stata: lo immaginavo.
La reazione di mia madre: tutta colpa di tuo padre.
Ma devo dire la verità, quell'anno e l'anno dopo sono stati i più belli. Ero uscita dalla mia palla di vetro, stavo imparando a fregarmene del giudizio della gente, non mi importava della popolarità, volevo solo essere me stessa e ci stavo riuscendo, stavo iniziando ad accettarmi in tutti i versi, sia esteriore che interiore e questo non mi rendeva più oscura, ero accettata dagli altri perché in primis mi accettavo io.

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