Capitolo 14

145 3 0
                                    

Ci fu un avventura sessuale di un mese con una ragazza.
Mi definivo bisex in quel periodo ma non ci capivo niente, avevo troppo caos nella testa e avevo iniziato a tagliarmi. Già. Così inizia la mia storia da autolesionista, da anni questo mostro non mi lascia ancora.
Non so neanche se me la ricordo la prima volta che mi tagliai, mi ricordo che usavo la lametta del temperino e il motivo, eh.. mi sentivo vuota o troppo piena di cose brutte e dovevo svuotarmi, più sangue vedevo uscire e più mi sentivo libera, leggera. Per la prima volta avvertii quella sensazione che tutt'ora mi devasta e mi ha devastato per anni.
All'inizio lo facevo una volta alla settimana, poi due, poi tre, poi tutti i giorni. A volte non erano tagli profondi non perché volessi farli leggeri ma perché ero impedita o il temperino non andava bene. Così ho cambiato attrezzo.
Nel frattempo avevo iniziato ad andare da una psicoterapeuta perché i miei avevano scoperto di quello che combinavo, canne e tagli.
La prima visita psicoterapica, la prima affermazione che feci entrando nello studio: 'bello il lettino' e lei che scoppia a ridere.
Mi sono quasi affezionata a lei, si, anche se ora non la vedo da anni ma credo che le voglio bene. Mi ha sopportata un sacco, le parlavo di tante cose, però ero sempre un po' a disagio e spesso non parlavo o poco, perché non sapevo cosa dire ma lei mi ha sempre cacciato le parole di bocca e alla fine, ogni tanto, riuscivo a sfogarmi, riuscivo a parlare di me altrimenti parlavo di fatti esterni, di quello che facevo, degli amici, delle uscite, della scuola. Solo parlare di me e della mia famiglia era difficile. Ma poche sono state le sedute utili che davvero mi facevano sentire bene in 4 anni di terapia andandoci una o due volte alla settimana.
Mi aveva fatto fare i test anche, quelli con le macchie e altri.
Mi ha consigliata un neuropsichiatra da subito dopo i test. La psicologa sosteneva che avessi bisogno di antidepressivi. Avevo fatto una visita neuropsichiatrica e la dottoressa voleva darmi un antidepressivo e un ansiolitico ma i miei erano contrari, anzi, mia madre lo era, e allora non potevo prenderli perché ci voleva il consenso di entrambi.
Io continuavo ad avere alti e bassi.
E da quello che confessavo alla dottoressa capiva che la situazione si faceva sempre più grave e avvisò i miei.
Dopo un anno, nel marzo del 2015 andai da un altro neuropsichiatra, dove mi ha fatto fare altri test e dopodiché mi prescrisse lo Zoloft, un antidepressivo. Il mio primo farmaco.
Nel frattempo però, facevo anche delle visite per lo stomaco tra di cui la gastroscopia, la dottoressa mi disse che il problema che avevo mal di stomaco oltre ad essere causato dalla gastrite era il cibo, mi diceva che io mangiavo male e che si vedeva che ero sovrappeso e dovevo dimagrire. Mi ricordo ancora l'ultima visita, io che esco per l'ennesima volta piangendo ma che mi dico: 'giuro, che da oggi mangerò solo insalata'.
E anche questa è una storia. Come l'autolesionismo, l'inizio di una rovina.

Una Vita Di NumeriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora