Flashback (2005)

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《Mamma, dove andiamo?》
Nessuna risposta.
Ansia.
Le tengo la mano, mi sta quasi trascinando. Accanto a noi, due signore sconosciute, assistenti sociali, una di loro con un maglione viola.
《Mamma, chi sono?》
Silenzio.
Nessuna risposta.
Ansia.
Vedo il viso di mia madre triste e aggrottato. Sono agitata.
Saliamo su una macchina io e mamma insieme a due poliziotti e alle due assistenti sociali. Sono seduta mentre sento l'ansia per tutto il corpo, il tribunale di milano si fa sempre più lontano e io non sto capendo nulla di cosa cavolo stia accadendo. Guardo mia madre per cercare anche io un conforto, ma l'espressione sul suo viso mi agita ancor di più. La guardo fissare il vuoto, era esattamente così giuro, e io il suo riflesso, gelida e immobile.
Mi guarda e accenna un sorriso con gli occhi spenti.
Scendiamo da questa macchina mentre stringo forte la mano a mia mamma.
L'assistente sociale dal maglione viola mi guarda sorridendo:《solo quattro giorni starai qui》
《solo quattro, davvero?》
Qualcosa dentro me dice che mi sta mentendo. Sento come un uragano dentro me che sta per risucchiarmi.

Ero stata portata in una comunità a Giussano, un'ora circa da Milano.
Non mi immaginavo che ci sarei rimasta due anni.
Due anni, senza tornare a casa. Due anni, lontana dai miei genitori.

Scoppio a piangere e urlo perché quel posto non mi piaceva. NO! COSA STA SUCCEDENDO? NON VOGLIO RESTARE SOLA. MAMMA, NON TE NE ANDARE.
Non riesco a dire questo a voce, mi viene solo da piangere. Avevo 6 anni.
Mia madre mi abbraccia forte, non riuscivo a staccarmi. Mamma mi dice: 《Passa presto, vedrai》
Tutto ciò che sento è solo dolore.
Non realizzavo la situazione e per quale motivo stava accadendo questo allontanamento.
Una parte di me sento si sta staccando.
Le lacrime non smettono di scendere mentre mi sto sgretolando.

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