Prologo

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***
Il temporale si stava sincronizzando con i passi del uomo, ad ogni passo che faceva un altro tuono assordante faceva tremare Jonathan Devonn fino al osso. Stava camminando velocemente cercando di non bagnarsi ,cosa purtroppo impossibile. Le mani del uomo erano strette a pugni, in una mano teneva strettamente il suo arco, e nel altra un pezzetto di carta ringiallita, ormai stretta così forte da essersi resa illeggibile. Ma Jonathan non aveva bisognoso di leggere le parole ,che sapeva ormai a memoria, un altra volta. Quelle parole, li avevano fatto sobbalzare il cuore nel petto, e ancora non si era fermato di battere a mille miglie l'ora.
Arrivò finalmente sulla soglia del grande palazzo che gli era mancato così tanto e che credeva non sarebbe mai più stato in grado di vedere. La porta si aprì, e Christopher Mckenhall l'ho guardo storto.
-Finalmente sei qui. Non bagniare il tappeto!
Le disse l'amico sorridendole in modo allegro.
-Dov'e? Portami da lei.
Disse Jonathan scambiando il sorrisso. Christopher gli fece strada per le scale, finché arrivarono davanti a una porta. L'uomo si asciugo i palmi sudati su i pantalloni, che purtroppo erano fradici. Aprì la porta e fece un largo soriso. Una donna raggiante sedeva nel letto, I capelli scuri e boccollati erano alzati in una coda che le ricadeva su una spalla. Gli'occhi di Kaya Devonn scintillarrono alla vista del marito. Stese la mano e lui si sbrigo ad afferarla. Il sorriso non si spense sul viso di nessuno dei due. Christopher Mckenhall rompe il silenzio quando con un schiocco di dita fece apparire qualcosa nelle braccia di Kaya. La bocca di Jonathan si aprì per un secondo guardando la creatura nelle braccia di sua moglie.
-È...una femmina.
Kaya fece di si con la testa.Cristhopher si sedette anche lui vicino ai due.
-Ce da scegliere un nome.
Disse lui attirando il sguardo dei due. Kaya guardo la bambina nelle sue braccia, il naso piccolo e sottile come il padre, dei ciuffi di capelli scuri come la madre e i grandi occhi verdi.
-Kalatiss.
Disse lei sicura come se non avesse amesso nessun tipo di obbiezioni. Jonathan la guardo con gli'occhi luccicando di gioia, come se non avesse mai sentito un nome più bello.
-Kalatiss.
Disse lui più per risentirlo che per confirmazione. La bambina sorrise mentre le braccia del padre la rubavano alla madre.
Il sorisso della bambina scompari subito come una luce che si spegneva , quando la porta si aprì di scatto lasciando un grido nel' aria. Nessuno sapeva che quello sarebbe stato l'ultimo sorriso di Kalatiss così luminoso.

***

Le scale erano impossibili da vedere nel buio pesto delle soterrannie. Una gamba si bloccò nella crepa di una delle scale vecchie di più di mille generazioni. La creatura nelle braccia della donna inizio a gridare e muovere le gambe disperata.
-Shh...ti proteggero. Prometto piccola. Un giorno sarai tu a salvarci tutti.
Diede un bacio sulla fronte della bambina, volendo tantissimo poter averrare l'ultimo desiderio della suo migliore amica. Da dietro si sentì un rumore assordante, come una porta che cadeva a terra. La donna si rimise a correre giù per le scale. Non cel'avrebbe mai fatta. Doveva! Doveva salvarla.
Correva nel buio, abbracciando il nero orizzonte avanti a lei. Il respiro della bambina era come il ticchettio di un orologio al suo petto, lei non sapeva cosa le stava succedendo. Con un po di fortuna non l'avrebbe scoperto troppo presto.

La lotta degli angeli Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora