PROLOGO

30.5K 988 49
                                    

Ci sono stati momenti in cui pensavo seriamente di essere la ragazza più fortunata al mondo: posso continuare a vantarmi perché so di avere una famiglia ricca alle spalle, ho provato il brivido di essere accontentata in tutto anche solo con un semplice schiocco di dita. Potevo perfino vantarmi di avere dei genitori incredibili. Mio padre, Dominic Dark, è il più grande imprenditore d'America con alcune aziende sparse per il mondo: un mito nel mondo dell'imprenditoria, è riuscito a creare dal nulla un grandissimo impero; invece mia madre, Katrine Steel, è un pezzo grosso della politica, sempre accecata dal potere. ho anche due fratelli e una sorella, dovrei essere grata per tutto questo e sentirmi potente.

Ma alla fine ho capito che non avevo alcun tipo di potere, che non ero per niente la donna più ricca di questo mondo: ero solo una viziatella che si accontentava dei beni materiali, ma non ha mai capito che le vere ricchezze stavano nel cuore e nelle persone che dovevano crescermi ed educarmi.

Io, Roberta Dark, ho capito che la mia vera ricchezza si è distrutta per mano mia quando ero ancora una bambina piccola e timida.

Ho distrutto tutto con un semplice "Vai tu a prendere le caramelle".

Era un giorno di vacanze come tanti, io e mia sorella Irina eravamo andati con nostro padre ad un suo incontro di lavoro vicino ad un bar della zona. Eravamo due bambine che volevano riempiere il proprio pancino di caramelle gommose gusto fragola, papà non poteva accompagnarci dall'altro lato della strada, a dire il vero non prestava manco tanta attenzione alle sue figlie adorate, io mi vergognavo a chiederle da sola e mia sorella mi ha seguito. Proprio quando stavamo attraversando la strada un tizio in moto ha iniziato ad accelerare e c'è venuto addosso: io mi sono spostata in tempo e non sono stata presa, mia sorella invece è stata colpita in pieno.

Abbiamo passato momenti difficili con Irina, nell'incertezza di una possibile ripresa o di una lenta caduta verso il baratro della morte, momenti che hanno solo separato la mia famiglia: mentre mia sorella lottava per la vita e la morte, i miei pensavano alle loro carte per il divorzio.

Nel giro di un anno ci siamo trovati in balia della tempesta, con la famiglia divisa in due e una bambina costretta sulla sedia a rotelle per una gamba rotta. Papà aveva i suoi importanti impegni di lavoro, ha preso le sue valige e ha abbandonato la casa: eravamo rimasti io, i miei fratelli Eric e Edward, Irina e una madre caduta in depressione.

Amava talmente tanto i soldi che papà portava a casa con il suo lavoro che averne di meno l'aveva destabilizzata: era diventata una donna di successo di giorno e la notte beveva fino a vomitare l'anima e passava da un letto all'altro come se fosse una ragazzina di quindici anni.

Ha trovato una sua stabilità con l'uomo che lei dice di amare, uomo che sta portando me alla distruzione: il dolce Drake. Poteva sembrare un uomo tutto d'un pezzo, degno padre di famiglia e amorevole con i figli della compagna, ma era solo una facciata: quando mio padre ha chiesto la custodia dei miei fratelli ottenendola, loro sono corsi via di casa e da quel momento il mio incubo è iniziato.

Con mia madre sorrideva e quando eravamo soli non perdeva mai tempo per picchiarmi per ogni mio minimo sbaglio o per il denaro che prendevo e usavo per me. Mia madre in tutta questa storia non si intrometteva più di tanto: se sua figlia Irina e il suo compagno stavano bene, il resto non contava più.

Faccio un bell'esempio pratico: una settimana fa Drake mi ha picchiato di nuovo, è andato talmente pesante che per una settimana sono rimasta a casa per non mostrare i miei lividi. In tutto ciò mia madre non ha detto niente.

Ho passato una settimana a casa con quel mostro a due passi da me, ma mi chiudevo in camera e non gli permettevo di avvicinarsi a me o a mia sorella: mi sono nascosta come una codarda dentro la mia stessa tana e vivo ogni giorno nel terrore.

Ci sono attimi che vorrei urlare questa mia paura, ma nessuno mi sente, ho un muro cosi spesso intorno a me che nemmeno io riesco a distruggere, e soffro in silenzio facendo cadere le gocce di sangue che cadono dai miei polsi feriti da me: solo con il dolore fisico spengo per un attimo il mio demone interiore.

Oggi questa paura scompare un pochino, finalmente esco da questo manicomio e vado a scuola: mi do una piccola occhiata allo specchio per assicurarmi che le bende ai polsi non si notino troppo, ma il felpone grigio che indosso copre bene ogni cosa.

Dopo un breve sospiro prendo il mio telefono dalla mia scrivania e il mio zaino e scendo in cucina per prendere qualcosa da stuzzicare a scuola: magari un pacchetto di grissini o una merendina.

«Ehi, già pronta per andare a scuola?» mi domanda mia sorella quando entro in cucina. La guardo attentamente e noto con piacere che indossa il pigiama, segno che oggi a scuola non andrà. Annuisco e prendo un pezzo di pane con la marmellata di fragole mettendolo in bocca. Guardo l'orologio al muro e con orrore noto che sono in ritardo.

Corro verso la porta di casa urlando a mia sorella «Qualsiasi cosa, chiamami e stai attenta» e poi con un tonfo chiudo l'ammasso di legno rettangolare dietro di me pronta ad affrontare un nuovo giorno di scuola.

Tutto potevo aspettarmi da questa giornata, tranne i forti cambiamenti che ci sarebbero stati.

BAD GIRLS vs BAD BOYS: una classe di ragazze pericoloseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora