Chapter 1.

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Finalmente stavo tornando nella mia vecchia città, Miami. Mi era mancato tutto. Il clima, la spiaggia, le persone. Ero esaltata al pensiero di rivedere le persone a cui tenevo di più al mondo, un gruppo di ragazzi pazzi ed esuberanti, che conoscevo da quando ero piccola. A un tratto la voce della hostess mi risvegliò dai miei pensieri.

<< Si avvisano i gentili passeggeri che stiamo per atterrare. >>

Non vedevo l'ora di toccare terra. Odiavo viaggiare in aereo, perché avevo tremendamente paura del vuoto che si provava nel salire su una di quelle scatole metalliche.

Fortunatamente, atterrammo, e la mia famiglia e io, dopo aver recuperato le nostre valigie ci avviammo verso l'uscita dell'aeroporto.

<< Eccola! >> Sentii una voce molto familiare provenire da dietro alle mie spalle. Gwen. La mia migliore amica. Non feci in tempo a salutarla che lei mi saltò addosso come un koala cosparso di super colla.

<< Mi sei mancata Marty! >> esclamò continuando a stritolarmi.

<< Anche te Gwen. Sono così felice di rivederti. >>

Si staccò da me. Mi era mancata da morire. Tre mesi prima dovetti lasciarla per andare in vacanza in Italia con la mia famiglia, come ogni anno. Con il passare degli anni lasciarci era diventata un'operazione sempre più difficile, il nostro legame era talmente forte da farci quasi provare un dolore fisico, era come se qualcuno ci portasse via una parte di noi stesse.

 Ci incamminammo verso il taxi che i miei avevano prenotato per venirci a prendere. Arrivammo davanti al nostro giardino, scaricammo il bagagliaio ed entrammo in casa.

<< Casa dolce casa. >> sospirai appena misi piede nel mio salotto.

<< Ragazze andate a sistemare le vostre cose. >> ci urlò mia madre riferendosi a me e mia sorella.

<< Okay mamma. >> rispondemmo in coro, compresa Gwen.

Ormai lei era diventata come una figlia adottiva per mia madre, quando eravamo piccole i suoi genitori la lasciavano spesso con noi quando dovevano partire per un viaggio di lavoro.

Entrai nella mia adorata stanzetta. Spalancai le finestre e mi lanciai sul letto.

Gwen fece lo stesso iniziando a giocherellare con i miei capelli nel tentativo di darmi fastidio, le scacciai la mano.

<< Muoviti bradipo. Gli altri ci aspettano in spiaggia. >> sentenziò lanciandomi un cuscino in faccia e iniziando a farmi il solletico.

<< Dai Gwen, smettila, non mi va di uscire. Sono stanca. E poi chi sarebbero 'gli altri' ?>> chiesi curiosa tra le risate.

<< Secondo te, stupida? I ragazzi, non è che conosciamo molte persone in questa città. Perciò muoviti, non voglio farli aspettare. >> rispose alzandosi e tirandomi su dal braccio.

<< Non vuoi fare aspettare Taylor eh? >> dissi con un sorrisetto malizioso.

<< 'Fanculo, Marty. Lo sai che non sopporto quell'idiota. >> mi canzonò subito lei alzando gli occhi al cielo.

<< Sì, certo. >> mi scusai ironicamente.

Gwen e Taylor non erano mai andati molto d'accordo ma in fondo sapevo che si piacevano. Lo vedevo quando litigavano, non erano veri e propri litigi ma una serie di prese in giro e frecciatine scherzose che servivano più che altro per richiamare l'attenzione dell'altro. 

Mi alzai per cambiarmi e sistemare i miei biondi capelli in uno chignon sfatto. Non mi importava di assomigliare a una scappata di casa, non con i miei amici almeno.

Perfect Imperfection #Wattys2018Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora