Chapter 28.

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Nash's pov

Arrancando tra i teli bianchi cercammo il seminterrato. Era stato tutto quasi troppo facile, persino lottare contro quel tizio, mancava qualcosa, non poteva essere finita così. Evitai di dirlo ad alta voce però. Gwen era visibilmente esausta, e non solo fisicamente ma anche emotivamente. Per quanto anche in quel momento stesse tentando di mostrarsi forte ai miei occhi, forse per dimostrarsi all'altezza di sostenere il peso che stavo portando anche io, o forse solo per dimostrare a se stessa che poteva farcela, nonostante tutto. Glielo si leggeva dalle palpebre che il suo equilibrio, le sue certezze, erano svaniti.

Possiamo avere una presa salda quando stringiamo i pugni, possiamo mostrarci sicuri di noi stessi davanti alle nostre paure, possiamo ridere difronte al pericolo, ma sempre, dentro di noi avremo la certezza di essere in dubbio con il mondo. Per quanto tentiamo di nascondere i nostri sentimenti agli altri, prima o poi arriverà qualcosa o qualcuno pronto a farci perdere le nostre sicurezze, e sarà in quel momento, che crolleremo davvero. Quindi che senso ha nascondere i nostri sentimenti per non stare male se alla fine rimarremo comunque tutti incastrati?

Cercammo dietro ogni porta, in ogni sotto scala, in ogni angolo di quell'edificio abbandonato, ovunque. Con gli occhi guardavamo, con la mente pensavamo, e col cuore speravamo.

Eravamo troppo stanchi di lottare per la nostra causa, ed era un pensiero orribile ed egoista, ma stavamo terminando le energie, e a quel punto non ci sarebbe rimasto nient altro.

Lizzy's pov

Avrei guadagnato abbastanza tempo per chiudere con quella storia. Avrei potuto terminare il mio piano come previsto, così saremmo vissuti tutti felici. Almeno io, gli altri non contavano.

Mi sentivo così bene. Era bello riuscire a fare del male per una volta, a ripagare con la stessa moneta chi me ne aveva causato tante volte.

Ero consapevole di essere diventata cattiva, ma erano stati gli altri a trasformarmi. Non siamo nati per vivere felici e contenti con il nostro principe azzurro, pronto a portarci per mano verso la nostra felicità. Io ero il tipo di ragazza che rappresentava la sorellastra cattiva, quella che sembrava scema agli occhi di tutti ma l'unica che alla fine si salvava dall'incantesimo. Da sola.

Avevo imparato a non avere tempo per gli altri e a insegnarmelo erano stati proprio loro.

Per anni ero stata il fantasma di turno. La Mrs Nessuno che tutti sfruttavano per i loro scopi.

Adesso ero pronta a vendicarmi. Per una volta che avevo deciso di innamorarmi davvero alla fine quello che avevo dovuto fare era stato rischiare la galera. Ma ne era valsa la pena, mi aveva resa in qualche modo più sicura di me, mi aveva fatta conoscere, sapevo finalmente chi volevo essere.

Per questo non sarebbero stati certo quei due ragazzi a far saltare la mi vendetta, no, non potevo permetterlo.

Perché tanta voglia di riscattarmi?

Per tanto, davvero molto tempo, ho sognato di entrare a far parte del gruppo di Smith, Caniff, Grier, Miller e degli altri, e ci ero quasi riuscita, ma poi tutto è cambiato.

Flashback

Quel giorno sarei diventata finalmente membro ufficiale del gruppo. Finalmente non avrei più mangiato da sola a pranzo o nel tavolo degli schizzati. Odiavo gli schizzati. Mi ricordavano sempre di assumere la dose giornaliera di vitamine per non avere un calo di zuccheri, ma io avrei preferito svenire che stare con loro. Se anche solo per sbaglio ti capitava di finire a pranzare con loro una volta, potevi star pur certo che per il resto dei tuoi giorni loro ti avrebbero perseguitato urlando il tuo nome nel mezzo del corridoio, attirando la tua attenzione lanciandoti una polpetta del Martedì scatenando così una battaglia di cibo e dando a te la colpa. Era come avere una cicatrice indelebile, non sarebbe più sparita. 

Perfect Imperfection #Wattys2018Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora