Chapter 32.

253 23 7
                                    

Guardavo il soffitto della mia stanza immersa nella penombra.
Non riuscivo ad addormentarmi.
Ogni volta che chiudevo gli occhi vedevo gli alberi e il pensiero di dover correre mi impediva di dormire.

Presi un libro e iniziai a leggere. Pagina dopo pagina, capitolo dopo capitolo, mi resi conto che si erano fatte le tre del mattino e io dovevo andare a scuola il giorno dopo. Il fardello delle lettrici.

Chiusi il libro e spensi la lucina che avevo sul comodino.

Sentii un rumore provenire dalla finestra, ma lo ignorai.

Mi misi sotto le coperte e chiusi gli occhi.

Mi girai dall'altra parte e urlai alzandomi di colpo.

<< Sta zitta. >> mi intimò Cameron in un sussurro sicuro mentre aveva la mano sulle mie labbra.

La tolse.

<< Razza di un idiota deficiente troglodita maniaco, come ti é potuto passare dall'anticamera del cervello di intrufolarti in camera mia? >> chiesi in un urlo soffocato.
<< Volevo vederti. >> rispose alzando le spalle.
<< Io ti uccido. >>
<< Stavi dormendo? >> chiese.
<< Non ci riesco. >> risposi sospirando e lasciandomi cadere sul letto.

Cameron si sdraiò accanto a me.

<< Ancora quell'incubo? >> chiese iniziando a giocare con le punte dei miei capelli.

Lui era l'unica persona con il permesso di toccarli, gli altri mi davano fastidio.

<< Sì, non ce la faccio Cam. Appena chiudo gli occhi vedo quel bosco e mi sembra di correre. Non ce la faccio più. >> risposi esausta abbracciandolo.
<< Vuoi che stia con te fin quando ti addormenti? >>
<< Ti prego. >>
<< Okay. >>

Si alzò per togliersi la felpa blu che aveva sempre con se.

<< Cam? >> lo richiamai.
<< Dimmi. >> disse girandosi di nuovo verso di me.
<< Posso dormire con la tua felpa? >> chiesi.

Lui me la passò.
La indossai. Aveva il suo profumo, sembrava di essere tra le sue braccia, era come se lui fosse per davvero parte di me.

Lo era. Cam era parte di me. Da quando quel giorno nello sgabuzzino mi aveva baciata per la prima volta lo era diventato. Nel bene e nel male, per quanto cercassi di evitarlo lui era sempre lì, con le sue labbra sulle mie a ricordarmi che forse anche io potevo permettermi di innamorarmi della persona giusta. Forse ora toccava a me.

Il moro si sdraiò sul letto e mi avvolse tra le sue braccia, chiusi gli occhi beandomi del suono della sua voce.

<< Ti ricordi quando ti sei innamorata di me? >> chiese iniziando a disegnare dei piccoli cerchi immaginari sulla mia pelle.
<< Credo che sia successo quando mi hai baciata per la prima volta, nello sgabuzzino del locale. Ho sentito qualcosa dentro, come se qualcuno avesse riacceso un faro dentro di me. Tu invece? >> risposi.
<< Credo di essermi innamorato di te la prima volta che ti ho vista. >> rispose.
Mi girai verso di lui.
<< Davvero? >> chiesi conferma un po' titubante.
<< Eri così strana, ridevi e scherzavi con i tuoi amici ma vedevo dai tuoi occhi che avresti voluto urlare. Poi quando mi hai urlato contro... Già. Credo sia stato in quel momento. Sembravi così piccola e indifesa, ma ancora non ti conoscevo. >> rispose immergendosi nei ricordi.

Per quanto possa sembrare strano, erano davvero dei bei ricordi.

Mi sporsi un po' per baciarlo. Le nostre labbra iniziarono una danza coordinata. Le sue aderivano alle mie come se fossero fatte per loro, e forse era così.

Perfect Imperfection #Wattys2018Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora