Chapter 16.

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<< Vado a prenderti qualcosa da indossare come pigiama. >> dissi andando in camera dei miei genitori per cercare qualcosa da far indossare al ragazzo che attendeva in camera mia.
Mi sembrava una situazione assurda.
Qualche giorno prima ci eravamo vietati di stare insieme e adesso ci ritrovavamo ad essere sul punto di dormire nella stessa casa. Dentro di me sentivo che non avrei dovuto accettare la sua proposta ma ne avevo veramente bisogno.

Mentre rovistavo tra i pigiami dell'uomo che ritenevo davvero mio padre, non potei fare a meno di chiedermi come sarebbe stato se George non ci avesse abbandonate.

Trovai degli indumenti comodi da prestare a Cameron e mi incamminai verso la mia camera cercando di non pensare al dolore alla caviglia soppesandolo con quello causato dalla vista di quell'uomo, che faceva decisamente più male.

Entrai senza bussare in camera...
" Tanto é la mia stanza. "
E mi girai di scatto.
<< Non si bussa? >> chiese il ragazzo senza maglietta in tono ironico.
<< Non ti hanno insegnato a tenerti una maglietta addosso quando sei a casa di altri? >> risposi lanciandogli gli indumenti senza voltarmi.
Le mie guance si arrossarono.
" Decisamente troppa pelle scoperta senza un minimo di preavviso. "
* Ah perché adesso bisogna mandare un telegramma quando si rimane a petto nudo? E poi smettila di fare la falsa suora e goditi il ben di Dio dietro di te. *
<< Di solito quando sono in casa di una ragazza é lei a togliermela la maglietta perciò capiscimi non ci sono abituato. >> rispose ridacchiando.
<< Oh per l'amor del cielo, rivestiti e cerca di abituartici. >> sentenziai continuando a non voltarmi.
" Sarà una lunga serata. "
* Indimenticabile serata. *

Dopo che il moro si fu rivestito scendemmo in salotto per guardare un film. Da falso gentiluomo che era, mi cedette il divano mentre lui si spaparanzó con molta poca grazia sulla vecchia poltrona al mio fianco.
Iniziai a guardare tra i titoli dei film che avevo ordinato a modo mio sul pavimento.
<< Essendo l'ospite non dovrei scegliere io? >> chiese guardandomi dalla poltrona sorridendo.
<< No. >> risposi degnandolo solo di una piccola occhiata.

La decisione come al solito si stava facendo sempre più ardua, a tal punto da costringermi, mio malgrado, a chiedere consiglio al rompiscatole.
<< Okay, dammi una mano a scegliere. >>
Il ragazzo si inginocchió accanto a me e inizió a leggere i vari titoli giudicandoli con nonchalanche.

Dopo svariati minuti di pura indecisione e momenti in cui ci davamo fastidio a vicenda stuzzicandoci con battutine o cose del genere, optammo, anzi, mi costrinse ad optare per un horror.

<< Mio Dio no. Idiota non entrare in quella stanza. >> urlai in preda al panico e al terrore.
Tirai un urlo alla vista della scena successiva per poi raggomitolarmi in me stessa ad occhi chiusi.
<< Ti odio Cameron. Questa me la paghi. >> sussurrai.
Poco dopo sentii la parte del divano accanto a me piegarsi e due braccia avvolgermi.
Aprii lentamente gli occhi e vidi Cameron intento a guardare il terrificante film illuminato dall'opaca luce del televisore.
Era bello, tremendamente, e tormentato, lo si leggeva nei suoi occhi.
Non so per quale motivo ma iniziai a sentirmi al sicuro tra le sue braccia, però non aprii gli occhi ancora in preda alla paura.

<< Ora puoi guardare. Sono fuori dalla casa e se ne stanno andando. >> mi avvisó il ragazzo.
Aprii piano gli occhi ma li richiusi poco dopo.
<< Non se ne stanno andando. Sono rincorsi da quel tizio terrificante con la motosega che gronda sangue. >> dissi scuotendo la testa e nascondendo automaticamente il viso nell'incavo del suo collo.
<< Bhe tecnicamente se ne stanno andando. Forse in un modo un po'movimentato ma fa lo stesso. >> puntualizzò ridacchiando.
<< Decisamente troppo movimentato. >>

Quando il film finì entrambi avevamo fame così decidemmo di cucinare.

<< Di cosa hai voglia? >> chiesi.
<< Pizza! >> esultó come un bambino.
<< E pizza sia. >> accettai altrettanto entusiasta.

Raccogliemmo tutti gli ingredienti sul bancone della cucina e rimanemmo a guardarli per un po'.
<< Non hai la più pallida idea di come si cucini una pizza, vero? >> disse Cam guardandomi.
<< Certo che lo so... Si deve prendere la farina e l'acqua e poi... No okay non ne ho la minima idea. >> ammisi.
Il moro alzò gli occhi al cielo e prese il cellulare.

<< Come la vuoi? >> mi chiese alzando gli occhi dal dispositivo.
<< Alla bresaola!!! >> urlai dalla gioia.
<< Alla che? >> chiese scioccato.
Lo guardai perplessa.
<< Momento momento momento. Non sai cos'é la bresaola? Ma come hai fatto a vivere fin ora?! Dammi quel telefono e torna in salotto razza di stolto. >> dissi indignata ed indicandogli la porta. << Razza di stolto? Ma da dove sei uscita? Da una novella medievale? >> chiese scoppiando a ridere.
<< Di grazia messere vada ad accomodarsi nella sala del trono prima che decida di farla giustiziare. >> decisi di assecondarlo.
Cam alzò le mani in segno di resa e poi uscì dalla cucina.
Ordinai le pizze.

<< Questa bresacosa é fantastica. >> disse Cameron gustandosi la sua fetta di pizza.
<< Il cibo italiano é tutto fantastico. >> annuii.
<< Quello messicano é meglio. >> decise di controbattere il ragazzo.
<< Oh ma perfavore non ci sono paragoni. >> dissi alzando gli occhi al cielo in segno di completo disaccordo.
<< Meglio non iniziare un dibattito sul cibo perché sento che vinceresti tu. Quindi sei italiana? >> chiese guardandomi.
<< Così mi hanno detto. >> risposi mangiando la mia pizza.
<< Apparte gli scherzi, si sono di origini italiane da parte di entrambi i genitori. I miei hanno scelto il mio nome in segno di rispetto in memoria ad una loro amica morta, nome che io odio. La maggior parte delle persone sbaglia a pronunciarlo qui in America ed è stressante come cosa. Ma non sono l'unica con origini italiane, anche Gwen le ha. Solo che lei é stata graziata e i suoi le hanno dato un nome decente. >> continuai.
<< Io invece sono metà scozzese, un quarto messicano e un quarto tedesco. >> mi informò.
<< Figo. >> dissi io.
<< Si lo so grazie. >> rispose lui con fare molto poco modesto.
<< Modesto mi dicono...>>
<< Molto. >>

Dopo cena eravamo entrambi troppo stanchi così decidemmo di andare a dormire.
<< Okay mentre io vado in bagno a cambiarmi tu incomincia a sdraiarti per terra. Prendi pure una coperta e un cuscino dall'armadio. >> dissi mentre stavo per uscire dalla mia stanza.
<< Oh no, io non dormo sul pavimento, scordatelo. >> sentenziò deciso.
<< Io credo proprio di si. >> replicai.
<< Io di no. >> rispose.
<< Si invece. >> mi impuntai.
<< No. >>
<< Si. Stop. Fine del discorso. >> dissi uscendo senza dargli il tempo ti continuare.

Mi preparai per la notte e tornai silenziosamente in camera dove le luci erano tutte spente.
Mi sdraiai e mi misi sotto le coperte.
<< Oh cristo! Cam! Esci subito dal mio letto! >> urlai al ragazzo accendendo la luce.
<< Okay okay, non si può dire che non ci abbia provato. >> sbuffò sdraiandosi per terra.

Dopo un po' sentii il letto piegarsi e Cameron sdraiarsi al mio fianco.
<< Sei esasperante Dallas. >> dissi alzando gli occhi al cielo senza voltarmi.
<< Lo so Smith. >> rispose dandomi un bacio sulla guancia.
<< Buona notte, ragazza italiana mangia bresacosa. >>
<< Notte, ragazzo con una nazionalità non ben identificata. >>
Dopo esserci augurati entrambi dei sogni d'oro cademmo insieme in un profondo sonno ristoratore.


N/A= Hello there! Come state? Spero bene.
Come state passando le vacanze? Fatemelo sapere.
QUESTO É IL MIO CAPITOLO PREFERITO DELLA STORIA FIN ORA.
Qual'é il vostro? Ditemelo nei commenti, sono curiosa.
Cosa ne pensate della storia? Lo so che non posto molto in questo periodo ma sto partecipando ad un concorso che mi sta prendendo anima e corpo.
Detto questo, Ave atque vale, Nephilim e alla prossima.




P. S= se vuoi un unicorno vomita arcobaleni schiaccia la stellina qui sotto.

-MartyXOXOXO

Perfect Imperfection #Wattys2018Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora