Chapter 9.

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<< Metti il piede destro sulla tavola. >> mi ordinó il mio insegnante. Feci come mi aveva detto e mi ci volle un po' per acquisire l'equilibro.
<< Ora datti una piccola spinta con il piede sinistro e poi mettilo dietro al destro. >>
Mi sbilanciai in avanti.
Cercai di mettere un piede dietro l'altro ma persi l'equilibrio.
Caddi all'indietro ma due braccia mi sorressero.
* Andiamo non ancora! *
Lo ringraziai.
<< Grazie... Di nuovo. >> sussurrai, stavolta però mi staccai subito.
<< Forse è meglio se ti tengo. Non vorrei che ti facessi male. >> consigliò Cam ridacchiando sotto i baffi.
Mi riposizionai sulla tavola e lui mi prese per i fianchi delicatamente. Feci strisciare il piede sull'asfalto caldo. Aveva una presa salda e rassicurante.
Misi il piede dietro il suo compagno e stavolta restai in equilibrio.
Cam si staccó da me e mi lasció andare.
Riuscì a stare in piedi per un minuto, che per me era già un traguardo. Scesi dallo skate sorridendo soddisfatta al mio insegnante.
<< Brava. Impari in fretta sai? >> si congratuló il moro.
<< Tutto merito dell'insegnante. >> risposi.
Il ragazzo mi sorrise dolcemente. Un sorriso tenero che però faceva capire che non era un tipo timido.
<< Ti va di andare a prendere qualcosa? >> mi chiese continuando a sorridermi.
<< Ma siamo appena arrivati! >> protestai io.
<< Siamo qui da un'ora. >> replicò lui.
* Cosa?! Un'ora?! Ma come diavolo é possibile! *
Il tempo era passato in un soffio. Come il venticello fresco d'estate che ti accarezza la pelle per qualche secondo per poi scomparire ridando spazio all'afa soffocante.
<< Oh emh.. Allora okay. >> accettai.

Uscimmo dallo skate park e ci incamminammo verso il centro.
Le strade erano piene di persone di fretta: ragazzi, genitori meno nella mano con i bambini, anziani, gruppetti di amici e qualche coppia. Arrivammo da Starbucks in poco tempo.
Durante il tragitto avevamo parlato di scuola e famiglia. Avevo scoperto che aveva una sorella, Sierra, a cui lui era molto legato e che frequentava la University of New York. Mi aveva anche raccontato che sua mamma si chiamava Gina e che faceva l'infermiera al Miami Central Hospital. Io non li avevo raccontato molto. Non mi piaceva parlare della mia famiglia perché era un po' complicata da spiegare: i miei si erano separati dopo che mio padre ci aveva abbandonate, senza soldi e senza un posto stabile dove vivere. Avevamo passato veramente un brutto periodo in cui mi sentivo in dovere di sostenere mia madre e Sarah, in questo modo ero uscita prima dalla mia infanzia e avevo incominciato subito a guardare in faccia la realtà, anche se i miei unici modi di evadere dalla mia situazione erano leggere e scrivere, solo così riuscivo a stare bene. Poi entrambi i miei genitori si erano risposati. Di mio padre non si avevano più notizie da anni ormai, a me andava bene così, ci aveva rovinato la vita e non l'avrei mai perdonato per questo.

Entrammo nel 'bar' e ci mettemmo in fila. Arrivò il nostro turno.
<< Ciao ragazzi, cosa prendete? >> chiesa la ragazza dietro alla cassa.
<< Un frappuccino al caramello. >> rispondemmo all'unisono.
Ci guardammo negli occhi e poi io distolsi lo sguardo imbarazzata.
<< Due frappuccini al caramello, altro? >> chiese la ragazza sorridendo, probabilmente per la mia reazione.
<< Vuoi qualcos'altro? >> mi chiese Cameron. Scossi la testa incapace di parlare dall'imbarazzo.
* Ma cosa cavolo ti sta succedendo? Da quando sei così debole? Ritorna la roccia che eri prima. *
<< Basta così, grazie. >> disse lui.
Ritirammo i nostri ordini e li gustammo camminando verso la spiaggia.

Passeggiammo lungo la riva in silenzio, fino a quando Cam si fermò. Raccolse due sassolini, chiuse gli occhi e ne lanció uno in acqua.
<< Mio padre mi ha insegnato che se esprimi un desiderio e poi lanci un sassolino nell' oceano, questo si avvererà. >> spiegò porgendomene uno. Lo presi.
<< Chiudi gli occhi ed esprimi un desiderio. >>
Chiusi gli occhi e desiderai con tutta me stessa di rincontrare Grayson Dolan.
Ero stata innamorata di lui per tanto tempo.
In realtà per un'estate intera, ed era bastata.
Ci eravamo fidanzati, ma lui mi aveva tradita con due ragazze contemporaneamente mentre io credevo ancora nell'esistenza di un noi. Mi aveva tagliato dalla sua vita all'improvviso e senza un minimo di preavviso. Io credevo di contare qualcosa per lui, però mi ero solo illusa. Per lui ero stata un gioco, un passatempo per l'estate. Mi aveva usata come una bambola e poi buttata nel bidone dell'indifferenziata.
Dopo la nostra rottura ero caduta in una profonda depressione perché continuavo ad amarlo. Ancora in quel momento lo amavo, lo sentivo nel cuore.
Desiderai di rincontrarlo per un semplice motivo: lanciarli l'oggetto più pesante nei paraggi, e sperai di trovarmi in una fabbrica di TIR. Così forse avrebbe capito cosa si prova a soffrire per mano di qualcuno.

Lanciai il sassolino il più lontano possibile.
<< Cos'hai desiderato? >> mi chiese il ragazzo accanto a me.
<< Non te lo dico altrimenti non si avvera. >> risposi rivolgendogli un sorriso cordiale.

Ci avviammo verso casa mia. Arrivammo nel vialetto e ci salutammo.
<< Ciao Cam. >>
<< Ciao piccola. >>disse sfoggiando un sorriso che mi fece perdere il respiro e poi scomparire dietro l'angolo.

Entrai in casa. Andai nella mia stanza e mi lanciai sul letto.
Presi il telefono. Avevo due messaggi: Nash e un numero privato.
Aprii prima quello del mio migliore amico che diceva:
N=Light, non ti spaventare, stai calma, ho visto il messaggio.
Sappi che mi dispiace e che io ci sarò sempre per te.

* Ma che cavolo si é fumato questo? *

Io= Nash di cosa diavolo stai parlando? 😂
N= Oh, quindi non lo sai ancora...non ho intenzione di farti stare male, ma credo che tu debba controllare nei messaggi.
Io= Okay, ora mi spaventi...

Mi alzai per uscire a prendere dell'acqua.
Cambiai conversazione e andai a leggere l'altro messaggio.

Numero privato= Hey studenti della Senior e non, conoscete tutti Martina Smith? Si la sfigata oscena amica dei più fighi della scuola.
Sembra tanto innocentina ma l'apparenza inganna... Beccatevi questa.

Allegata una mia foto palesemente photoshoppata in intimo.
Era chiaro che non fossi io per tre ragioni:
1- La ragazza nella foto aveva un corpo snello e con delle forme, cioè il mio contrario.
2- Non avevo mai posato in mise del genere, anzi non avevo mai posato in generale (e non avevo assolutamente intenzione di farlo)
3- Non mi ero mai ubriacata/drogata, non avevo neanche mai fumato una sigaretta ed odiavo le feste, principalmente perché non mi piaceva la troppa confusione.
Quindi quando, dove e chi avrebbe mai potuto scattarmi una foto del genere?

Dopo questo ragionamento caddi a terra in lacrime.
Chi? Chi mi aveva potuto fare una cosa simile?
Proprio non riuscivo a darmi una risposta.

Iniziarono ad arrivarmi decine di notifiche da tutti i social di ragazzi che mi facevano complimenti volgari e che non conoscevo e di ragazze che mi insultavano ed accusavano di essere una poco di buono.

Dopo aver letto i messaggi mi strinsi le ginocchia al petto e mi misi con le spalle attaccate all'armadio.
Dopo cinque minuti sentii il campanello suonare.
Avevo paura che potesse essere qualcuno venuto per insultarmi faccia a faccia, così lo ignorai.
Un minuto più tardi la porta di camera mia si aprì lentamente.





N/A Hello cuffiette multicolor! Come va? Io diciamo che non mi lamento.
Sorpresa!
Giuro che ho pianto scrivendo questo e il prossimo capitolo.
Chi pensate possa essere stato? Cimentatevi diventando Sherlock Holmes!
LA #PERFECTFAMILY HA SUPERATO I 500 IN UN MESE!!!!!!!
Grazie mille, non so come ringraziarvi.
Questa storia é molto importante per me e sapere che piace a così tante persone mi da la forza di andare avanti a scrivere, che é la cosa che amo di più fare insieme a leggere(obv).
Ovviamente ho intenzione di fare uno speciale, ma come al solito non ho idea di cosa fare. Perciò helpatemi dandomi idee!

Detto ciò...Ave atque vale, Nephilim.

Perfect Imperfection #Wattys2018Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora