Chapter 18.

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( N/A= vi consiglio di ascoltare l'audio del video con le cuffiette per riuscire a calarvi meglio nella storia. <3 )

Davanti a noi si ergeva un vecchio edificio in mattoni che con la sua austerità donava una sensazione di protezione.
Sulla facciata laterale era ricoperto quasi interamente dall'edera.

Per chi non sa trovare la vera bellezza nelle cose, a prima vista sarebbe potuta sembrare una vecchia catapecchia sul punto di crollare a pezzi, ma guardando più attentamente, con occhi diversi, si poteva rimanere piacevolmente sorpresi da quello che custodiva al suo interno. Un po' come bisognerebbe fare con le persone.

Mi avvicinai attentamente. Emanava come un richiamo.

Ero sempre più vicina quando iniziai a sentire della musica.
Un suono soave. Che comunicava libertà e spensieratezza.

Mi fermai davanti alla porta d'entrata e chiusi gli occhi.
Per me é sempre stato questo il vero modo di ascoltare, chiudere gli occhi e lasciarsi avvolgere dalle note, una dopo l'altra, gradualmente e poi tutto in un colpo, come quando ci si innamora.

Immaginai un campo di margherite, i miei fiori preferiti, poi una grande distesa d'acqua, un lago probabilmente. Acqua calma, senza increspature.

Aprii gli occhi impaziente di entrare in quel luogo.

Misi una mano sulla maniglia e l'abbassai lentamente, beandomi ancora della melodia.

" Ci sarò venuta un milione di volte ma non mi ricordo nulla di questo posto. "

L'interno era pieno di vecchi scaffali di mogano, sembravano sorreggere il soffitto, se non il cielo.

Libri. Ovunque. E di ogni tipo.

Presi tra le mani una vecchia copia di Piccole Donne e rimasi ad ascoltare il fruscio delle pagine ingiallite dal tempo.

<< Ti piace? >> mi sentii sussurrare all'orecchio mentre due mani si posavano sui miei fianchi.
Annuii.
Era tutto così calmo, mi ero dimenticata per un momento dei miei problemi.
<< Sapevo che eri diversa. >> sentenziò sicuro di sé.
<< In che senso? >> chiesi incuriosita.
<< Tutte le ragazze che ci ho portato fin ora finivano sempre per chiedermi perché gli sarebbe dovuta piacere una catapecchia piena di libri, con il risultato di rimanerci solo qualche istante. Tu no, si vede che ami già questo posto. >> rispose guardandomi appena.

Feci lentamente un giro su me stessa per avere una visuale completa della libreria.
<< Da dove viene questa musica? >> chiesi ritornando a prestare attenzione al mio accompagnatore che continuava a guardarmi, come se potessi scomparire da un momento all'altro, smaterializzarmi e lasciarlo solo in quello oceano di parole.
<< Vieni, ti faccio vedere. >> rispose lui.

Cameron mi prese una mano e mi fece salire una scala a chiocciola. Il rumore dello scricchiolare del legno vecchio sembró aver spaventato la melodia che risuonava tra le pareti perché d'improvviso cessó, lasciandomi come un senso di vuoto allo stomaco.

Una ragazza dai lunghi capelli biondi si girò di scatto alla nostra entrata. Aveva un violoncello in mano, la fonte della melodia.

<< Cam! >> esclamò con voce di zucchero, buttandosi addosso al ragazzo.
* E questa chi è? *
" Non lo so ma non mi piace. "
* Gelosa Smith? *
" Ma figuriamoci. "

<< Ciao Emily. >> la salutó lui di rimando.
<< E questa? >> chiese la ragazza indicandomi.
<< Questa ha un nome. >> risposi infastidita.
<< Lei é Martina. Possiamo rimanere qui vero? >> rispose Cameron.
<< Certo amore. >> annuii lei stampandgli un bacio.
* Questo non me l'aspettavo. Sul serio sono sorpresa. *
" Io no. Se ci fosse una scuola per la coglionaggine Dallas ne sarebbe il preside. "

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