La mattina dopo Alvin si svegliò presto, prima di Alexandra. Si voltò verso di lei e rimase a guardarla dormire.
-Se tu vedessi tutta la bellezza che vedo io in te...- sussurrò il ragazzo accarezzandole una spalla.
Alvin decise di alzarsi e prepararsi per andare via prima del risveglio di Nick per non creare problemi ad Alex. Mentre si alzava però, inciampó nel lenzuolo cadendo a terra e Alex si svegliò. La ragazza lo guardò perplessa e si mise a ridere.
-Buongiorno!- disse lei.
-Lo era fino a dieci secondi fa...- disse il moro massaggiandosi una gamba.
La ragazza scese dal letto e si mise a sedere affianco al ragazzo sul pavimento.
-Buongiorno!- disse il ragazzo.
I due si scambiarono un bacio e poi si alzarono.
-Forse è meglio che io vada, prima che si svegli Nick... ti va se stasera usciamo? Così ci salutiamo visto che domani parto...- propose Alvin.
-Si dai, dove mi porti?-
-È una sorpresa. Ti dico solo di vestirti bene.- concluse il ragazzo raccogliendo le sue ultime cose.
-Bene? Intendi elegante?- chiese Alex.
-No, non elegante, ma neanche sportiva.-
-Come vuoi.-
Alvin rimase in silenzio a guardare Alex, poi si diresse verso la porta.
-Vorrei restare con te...- sussurrò il ragazzo.
-Stasera staremo insieme, senza nessuno attorno a darci fastidio.-
Il moro si avvicinò tranquillamente alla ragazza e la salutò con un bacio prima di uscire definitivamente dalla casa.

Alex andò in cucina, sicura che ancora tutti fossero a letto. Quando varcó la soglia e vide Nick, si spaventò non aspettandosi di vederlo.
-Che... che cosa ci fai qui?- chiese Alex.
-Non posso stare nella cucina della casa in cui abito?- ribattè il ragazzo.
-Come siamo acidi stamattina.- disse Alexandra cercando di non farsi sentire.
-Ti ho sentito.-
Alex si mise a preparare la colazione e Nick rimase affacciato alla finestra a fumare.
-Non puoi andare fuori? Lo sai che Diana non vuole che fumi in casa.-
-Ha dormito qui, Alvin?- chiese Nick tranquillo, spegnendo la sigaretta.
La ragazza sbarrò gli occhi, non fiató.
-Alex, rispondi. Ha dormito qui?- chiese ancora lui alzando leggermente il tono.
Ma la ragazza non trovava la risposta giusta da dare a Nick, così non rispose ancora.
Il ragazzo si innervosì, si diresse a passo svelto verso la mora e la prese per i polsi spingendola di schiena al muro.
-Ora mi rispondi?- chiese il ragazzo a pochi centimetri dal viso di Alex.
-No, è venuto stamattina presto a trovarmi.- mentì la ragazza agitata.
-Alexandra, non prendermi in giro!- protestò alterato il biondo, aumentando la presa nei polsi.
-Nick, lasciami! Mi fai male.- Lo supplicó la ragazza.
-Dimmi prima la verità!-
-Da quando sei diventato così violento?!-
-Da quando ho visto che con la gentilezza non riesco ad ottenere quello che voglio.-
-Non ci hai neanche provato ad usare la gentilezza.-
-Ma io dico in generale, non solo con te! Ora rispondi.- disse il ragazzo assumendo un atteggiamento malizioso e avvicinandosi di più ad Alex.
-Io non ti devo dire proprio niente. Non parlo con chi mi odia.-
-Io non ti odio.- ammise il biondo.
-Perché mi tratti così allora?- chiese esasperata la ragazza.
-Così come?
-Di merda!- Si fece scappare la ragazza.
Nick lasciò improvvisamente i polsi della ragazza, guardandola negli occhi per un tempo indefinito.
Sembrava che le stesse chiedendo scusa con lo sguardo.
Forse neanche lui si rendeva conto del suo comportamento.
Anche Alex rimase a guardare gli occhi del ragazzo, ci "cadeva" dentro ogni volta.
Ma gli scambi di sguardi tra i due furono interrotti da Sam e Anita che piombarono nella stanza.
-Buongiorno a tutti!- dissero in coro le due ragazze, ma appena Sam si accorse che Nick e Alex erano l'uno difronte all'altra, abbastanza vicini, si alterò.
-Cosa state facendo?- chiese quasi infuriata.
-Devo parlare con Alex!- rispose Nick senza togliere lo sguardo dalla ragazza dinnanzi a lui.
-No, io ho da fare. Te lo lascio.- disse Alex a Sam andando verso l'uscita della cucina.
-Tu vieni con me.- Disse Nick prendendo la mano della ragazza e portandola in giardino.
Arrivati a "destinazione" continuarono la discussione iniziata in cucina poco prima.
-Ora dimmi se Alvin ha dormito qua!-
-Ma perché vuoi saperlo? Cosa cambia se dico un si o un no?- chiese lei.
-Alex!- la rimproverò il ragazzo.
-Si ha dormito qui! Ha dormito con me!- gridò la ragazza ormai al limite della pazienza -Sei contento ora?- continuò lei.
Nick rimase immobile davanti a lei. Sulla sua faccia non si dipinse alcuna espressione.
Alex si stava preoccupando.
Nick sentiva qualcosa dentro di lui, che pian piano si rompeva.
Si voltò ed iniziò a camminare in direzione della casa.
-Dove stai... andando?- chiese Alex con la voce spezzata.
-Me ne vado.- rispose continuando a camminare.
-Nick, io non ti capisco! Cosa risolvi chiudendoti in camera?-
Il biondo si fermò di scatto, si girò indietro, verso la ragazza e scosse la testa fingendo un sorriso.
-Non hai capito. Me ne torno a casa mia, nella mia città.- disse lasciando spiazzata la ragazza che non capiva, ed entrando in casa, corse al piano superiore sbattendo la porta della camera.
Sentiva una delusione dentro di sé che non poteva mandare via facilmente.
Forse la soluzione migliore era scappare e lasciare tutto?
Perché stava così male, quando si rendeva conto che Alexandra non era sua? Perché non riusciva a dirle tutte queste cose?

"Nick non piangere!" Sì ripeteva camminando avanti e indietro davanti allo specchio dell'armadio.
"Non piangere!"
Continuava a sussurrarlo, ormai tra le lacrime che scendevano sul suo viso velocemente.
"Nick non piangere!"
Una lacrima rincorreva l'altra e così via, senza fermarsi.
"Non sono abbastanza importante per lei." Pensava.
Si fermò solo il suo cuore, per un momento, quando sentì la voce di Alexandra dall'altra parte della porta chiusa a chiave.
-Nick! Apri per favore...- lo pregò la ragazza con voce tremante senza ricevere risposta.
-Nick... ti prego!- continuò lei.
Il ragazzo si sedette sul letto, proprio difronte alla porta.
Appoggiò i gomiti sulle ginocchia e lasciò cadere la testa che poco dopo prese fra le mani in segno di disperazione.
-Nick, apri questa maledetta porta!- gridò la ragazza, anche lei ormai in lacrime.
Alexandra si appoggiò di schiena alla porta. Sapeva bene che Nick non avrebbe aperto. Si fece scivolare a terra e continuò a piangere in silenzio sussurrando un "Nick" di tanto in tanto.

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