Disperazione

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Piangevo, non avevo più forze per fare altro, il mondo mi era caduto addosso, quel ragazzo ero uno psicopatico, chissà cosa voleva farmi, speravo solo che non mi avrebbe lasciata li a morire.

Sentii bussare sulla mia cassa, e con un fil di voce chiesi chi era

''Sono io tesoro''  era Daniel

Aprì il baule e respirai a pieni polmoni, tossendo più volte, scoppiai in un pianto disperato, con sighiozzi rumorosi e la faccia piena di terra.

Mi alzai, sedendomi sul bordo, lui mi prese la mano per farmi alzare, ma caddi a terra, le gambe erano doloranti.

Daniel mi prese in braccio e mi portò in un bagno, con una vasca piena di acqua calda che scorreva, mi appoggiò per terra e mi disse che avevo bisogno di un bagno, così uscì chiudendomi a chiave.

Ora c'era silenzio, mi guardai intorno e vidi dei vestiti nuovi puliti, ma larghi.

Abbassai il viso e vidi le mie unghie, insanguinate, prima erano lunghe e belle ora erano corte, e nere, piene di schegge .

Mi guardai allo specchio e vidi un viso scuro, rigato dalle lacrime, con gli occhi rossi, le labbra erano rosse, e mordicchiate dallo stress, dai miei capelli mancavano dell ciocche, per la disperazione avevo inziato a strapparli; erano così brutti e secchi.

Aprii l'armadietto e presi le forbici , sistemai alcune ciocche e presi la spazzola, pettinandomeli.

Ero orribile.

Tolsi i vestiti, e li buttai a terra; mi immersi nell'acqua bollente con un sospiro e chiusi gli occhi.

Quando li riaprii qualcuno bussava alla porta.

''Non entrare'' urlai

''No piccola, stai traquilla, ma muoviti, dobbiamo chiamare i tuoi genitori e dire che non tornerai.''

Mi mancò il respiro, ma non volevo sembrare preoccupata, così risposi:

''Oo-ok''

''Brava...''

Dovevo fare qualcosa, dovevo chiamare Marco, solo lui avrebbe potuto aiutarmi, solo lui aveva capito fin dall'inizio che Daniel era un ragazzo strano.

Uscii e mi misi l'accappatoio, ora le mie dita erano pulite, ma piene di ferite, un unghia era rimasta nera per il troppo battere.

Misi i vestiti larghi e mi riguardai allo specchio, ora si potevano benissimo vedere le mie occhiaie, gofie di lacrime, un taglio lungo il viso e degli occhi disperati.

Bussai per farmi aprire e Daniel fu subito da me.

''Ciao bellissima'' disse sorridendo

Non dissi nulla, avevo paura di quel ragazzo

''Ok, ora facciamo una cosa ti do il cellulare ma tu chimi tua mamma e le dici che non tornerai a casa, mai più''

Mi porse il telefono e digitai i numeri, mia madre rispose arrabbiata

''Dove sei?? SPIEGAMI DOVE TI E' VENUTO IN MENTE!!! SEI PAZZA? SONO GIORNI CHE NON TORNI VOGLIO UNA SPIEGAZIONE SIGNORINA''

''Mamma, sto bene, ma non tornerò'' così attaccai, non volevo sentire cosa mi avrebbe detto

Cercò di riprendere il cellulare, ma io la strattonai e mi misi a correre verso il bagno, così entrai e mi chiusi dentro.

Digitai il numero di Marco:

''Pronto''

''Marco, Marco, aiuto sono io, Jo, ti prego cercami vienimi a prendere, Daniel mi ha rapita''

''Ch-e?? Non prendermi in giro''

''Vieni aiut-''

Cadde la linea e Daniel sfondò la porta.

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