Capitolo X

553 17 3
                                    

Castrum Ambrise.

“Padre Gregorio, oggi ho finito in anticipo gli esercizi di scrittura, posso iniziare l'addestramento alle armi?”.

“Certo. Incomincia ad avvicinarsi il momento. Ti sei irrobustito abbastanza, ma ti chiedo di pazientare ancora un poco; lo sai, la pazienza è una santa e importantissima virtù.

Hai presente Antonio, lo zoppo? Ha il podere appoggiato sulla valle a nord. Ha bisogno di aiuto, deve tirare su un terrazzamento; lo aiuterete tu e Marco, penso ci vorranno una decina di giorni. Poi inizierai con le armi”.

Filippo accennò qualche protesta e padre Gregorio lo rimproverò aspramente, l'obbedienza era una virtù indispensabile per ogni templare. Il ragazzo accettò in silenzio il rimprovero, ma gli era difficile tenere a freno la sua esuberanza, perché fremeva all'idea di iniziare l'addestramento con le armi. Anche se, a dire il vero, era già da molto che di nascosto nel bosco si esercitava con spade di legno; lui e Marco s' affrettavano a tagliare la legna necessaria e poi, lì tra i boschi, duellavano per ore. Dopo aver maneggiato la scure, le spade di legno anche se di quercia compatta, sembravano piume leggere.

**

Il giorno di mercato nel borgo di Ambrise c'era il solito fermento e, dopo la prima messa, Gregorio concesse il permesso ai servientes di andare in giro tra i banchi.

“Filippo, Filippo, mio cavaliere, ho bisogno d'aiuto”.

Fu così che Lucia attirò la sua l'attenzione.

Sorridente e contento il ragazzo corse subito da lei e l'abbracciò energicamente.

“Mio Dio, ma sei davvero Filippo... quel Filippo che non si reggeva a cavallo?”. Disse la ragazza quasi senza fiato tanto vigoroso era l'abbraccio. Il giovane mollò la presa e si guardarono a lungo negli occhi.

“Anche tu sei più in carne!”. Rispose goffamente Filippo.

“Hai persino la barbetta!, - ribatté Lucia ridacchiando - sembri una capra! Bheee...”.

Filippo tirò per le mani la giovane dicendo:

“Vieni ti presento un amico”.

La trascinò correndo sul lato nord fuori le mura.

“Occhi-gialli, - gridò il ragazzo - Occhi-gialli, vieni fuori!”

Lucia incuriosita si guardava intorno.

“Filippo, aiuto, un lupo!”. E abbracciò spaventata il ragazzo. Con Lucia tra le braccia Filippo rimase per un attimo incantato e turbato nello stesso tempo, era così fresca, morbida, profumata, non avrebbe voluto lasciarla più.

“Tranquilla, è Occhi-gialli, è mio amico”.

Disse il giovane in tono rassicurante.

“Filippo mio, tu sei proprio tutto matto: crociate, cavalieri, pergamene, e adesso i lupi... nient’altro? Dai, torniamo dentro, altrimenti mio padre te le da lui le Crociate”. Passeggiarono ancora insieme per il mercato, dopo un po' furono affiancati da Marco che disse sottovoce:

“Filippo, Filippo vieni qua, ascoltami ”. I due si allontanarono.

“Che c'è?”. Disse il giovane all'amico.

“E' assolutamente sconveniente che tu ti faccia vedere in giro con una donna”.

“Ma non è una donna, è Lucia, la mia amica”. Rispose Filippo sorpreso.

“Ti assicuro, non sembra certo che la guardi come un’amica, - insistette Marco - fidati, lasciala stare, le donne sono solo guai, soprattutto per noi che vogliamo diventare templari. Qui non succede niente che Padre Gregorio non venga a sapere, quindi, dammi ascolto, vieni via”.

Il segreto di AmbriseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora