Capitolo XV

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Si avviarono che era ormai l'imbrunire. Filippo tese il braccio a Lucia, sua moglie. Come gli sembrava strana e vaga questa idea: Lucia sua moglie, per sempre. La cosa l'affascinava e lo spaventava nello stesso tempo. Sarebbe stato all'altezza? La ragazza si accomodò sulla sella davanti a sé, si girò e gli diede un piccolo bacio sulle labbra; il suo profumo, i suoi capelli gli sfioravano il viso... ogni dubbio scomparve: sì, sarebbe stato all'altezza.

“Andiamo, moglie! - Disse spavaldo. - Immagina la faccia di tuo padre stasera. Haaa , avanti bello!”.

Percorsero la strada che portava in montagna in silenzio, solo il rumore degli zoccoli sulle pietre del sentiero accompagnava i loro pensieri. Filippo in una mano teneva le redini e con l'altra stringeva Lucia. Ognuno apparentemente perso nei propri pensieri, ma in realtà il pensiero era un solo: erano marito e moglie! Arrivarono sull'altopiano che era buio, e solo di tanto in tanto, la luce della luna squarciava una folta coltre di nuvole nere, all'improvviso il cielo fu illuminato a giorno da un fulmine e gelide cominciarono a cadere le prime gocce di poggia. I ragazzi scesero da cavallo, si presero per mano e corsero a cercare riparo in una specie di pagliaio che avevano visto e superato poco prima, una costruzione di pietre col tetto di paglia che serviva da ovile. Arrivarono in fretta, ridendo nella loro freschezza e giovinezza.

“Stai tremando, Lucia, cerco della legna asciutta per accendere un piccolo fuoc...”. Le parole gli si bloccarono in gola, Lucia era ferma e lo stava guardando con gli occhi spalancati, due laghi profondi nei quali fu risucchiata tutta la sua attenzione, le si avvicinò senza distogliere lo sguardo, era spuntata la luna che attraverso l'ingresso la illuminava da dietro dandole una luce irreale e bellissima, la pelle sembrava di porcellana e i capelli le erano ricaduti sul viso gocciolando sulle labbra che erano lucide e invitanti.

“Lucia...”. Solo una vena che le pulsava sulla gola rompeva l'immobilità, la sfiorò, con dita tremanti e la sentì pulsare, alla velocità del suo cuore che stava accelerando i battiti.

“Lucia, io...”. Ma lei gli fece cenno di tacere, con le sue piccole mani gelate prese la mano di Filippo e se la portò alle labbra baciando una ad una le sue dita. A quel contatto Filippo si senti esplodere il cuore e poi una scossa scorrergli lungo la spina dorsale, la sua donna, sua moglie, era lì, davanti a lui, illuminata dalla luna, ma si sentiva goffo, aveva paura di sbagliare, era combattuto da quel sangue che pulsava nel suo centro e lo faceva impazzire e il desiderio di fermare quegli attimi per gustarli all'infinito. Guardò Lucia e lesse nei suoi occhi tutta l'esperienza e la conoscenza che ogni donna porta in sé, avrebbe seguito la luce del suo sguardo e non avrebbe sbagliato. Con le dita disegnò il contorno delle sue labbra tumide e dolcemente avvicinò la sua bocca a respirarle il respiro, era caldo e profumava di buono, appoggiò la sua bocca a quelle labbra e dolcemente ne assaggiò il sapore e i baci, dapprima timidi si fecero sempre più profondi. Lucia ansimava e questo portava l'eccitazione di Filippo al parossismo, si staccò da lei e le sciolse i lacci degli abiti che caddero ai suoi piedi, era bellissima, la pelle bianca luminosa di luna. Le sfiorò i fianchi con dita tremanti e bollenti e si allontanò un poco per guardarla in tutta la sua bellezza. Senza staccarle lo sguardo da dosso si liberò in fretta dei suoi vestiti, e si meravigliò di quella inaspettata mancanza di vergogna e di timore che provava, lo sguardo di Lucia lo accarezzava e lo faceva sentire forte, bello, degno. Si avvicinò a lei, le baciò piano la fossetta tra la gola e il petto, si inginocchiò appoggiando la sua bocca sul suo ventre, inebriato dall'odore della sua pelle, Lucia gli accarezzava i capelli e ripeteva il suo nome. Stesero il mantello di feltro su di un mucchio di foglie e paglia e scivolarono giù tra carezze e sospiri fino a quando, dolcemente Filippo si perse in lei.

**

Quando all'alba entrarono nella capanna del pastore, sorridenti e raggianti, il padre di Lucia, incredulo e assonnato, pensò che fosse uno scherzo, ma alla fine abbracciò sua figlia con le lacrime agli occhi, e abbracciando poi Filippo, gli sussurrò in un orecchio:

”Trattala bene oppure t'ammazzo!”.

Seduti attorno al tavolo, raccontarono il resto degli avvenimenti a Malco. Ad un tratto Filippo si alzò e disse rivolgendosi a Lucia: “Amore mio, ho un dovere da compiere, la missione di Aldebrando va conclusa. Non so quando tornerò ma, stanne certa, tornerò!”.

Lucia si lancio al collo di Filippo sotto lo sguardo divertito del padre.

I due si abbracciarono a lungo appassionatamente, poi, Filippo, allontanata delicatamente Lucia da se, accennò a un saluto e, salito a cavallo, partì al galoppo verso Castrum.

Il segreto di AmbriseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora