O 4

2.8K 164 22
                                    

*Partenza*

13 settembre 2016, aeroporto Miami.

Naira's Pov

Il mio corpo era simile ad una statua di marmo. Ero paralizzata sul posto e rifiutavo completamente anche solo l'idea di sfiorare il pensiero di quello che stava accadendo.
Le sue labbra si allontanarono dalle mie e i suoi occhi si aprirono, scrutando i miei. Dovevano essere arrossati, gonfi e dannatamente lucidi, perché li sentivo bruciare.
Il suo corpo, però, non si decideva a mollare il mio, le sue mani erano fisse sui miei fianchi in una stretta che non sapevo nemmeno come definire esattamente. Un misto tra protezione, possessione e forse qualcos'altro che non riuscivo a distinguere.
Quando sentii di aver riacquistato la padronanza sul mio corpo, lo spinsi il più lontano possibile da me. Lui sembrò sorpreso dalla mia azione e per qualche breve attimo barcollò, cosa di cui io approfittai, prendendo le valigie e correndo più veloce che potei, sfruttando questo piccolo vantaggio che mi aveva accordato senza la sua volontà.
In fretta, raggiunsi il gate, diedi i documenti e il biglietto all'hostess che li controllò, per poi ridarmeli, e mi permise di entrare.

«Mi dispiace, signore, ma non può oltrepassare questa zona se non ha un biglietto per quest'aereo» disse la voce di un uomo dietro di me, facendomi girare, e lo vidi lì, mentre si dimenava dalla presa di due agenti della sicurezza.
«Naira! Al diavolo, lo stai facendo sul serio? Perché?» chiese disperato e su tutte le furie.
«Basta Christopher. Io vado perché devo andare, e tu dovresti fartene una ragione. Smettila di rincorrere me, rifatti la vita e dimentica che io sia mai esistita per te. Così come farò io con te» dissi fredda e distaccata, mentre riuscivo a sentire che qualcosa dentro di lui era scattato.
«Sai cosa, allora? Fanculo, cazzo! Io ci provo, ma tu proprio non vuoi capire un beato cazzo! Rifatti la tua vita del cazzo e dimenticati pure di me! E sta' tranquilla, tu per me non esisti più» disse gelido come il ghiaccio. Non era più lui, non era più il Christopher che conoscevo e che un tempo amavo. O che comunque credevo di amare.
Le sue parole mi avevano bloccata e non potevo fare altro che guardarlo allontanarsi, ma era meglio così. Per entrambi.

Scossi la testa e mi girai, salendo sull'aereo, visto che avevo dato già abbastanza spettacolo per oggi e sentivo tutti gli sguardi fissi su di me. Mi avviai verso la zona di prima classe e presi un posto a caso, sedendomi vicino al finestrino. Estrassi le cuffiette dalla borsa che appoggiai sulle gambe e presi il cellulare dalla tasca dei jeans attillati. Infilai le cuffie nelle orecchie e inserii il jack nell'apposito orificio, facendo ulteriormente partire la musica a tutto volume.

'Si mai am amintiri
Ele incearca sa aprinda in mine tot ce-i ars deja
Si n-o sa mai poata sa arda

Acele tale imi fac tattoo sub piele
Imi schimba sangele-n vene
Si as vrea sa imbratranim in doi'.

Decisi di scrivere, perché sentivo che sarei potuta impazzire se non l'avessi fatto, perciò aprii nuovamente la borsa e ne tirai fuori il diario e la penna. Avevo bisogno di lasciar fluire le parole, scrollarmele di dosso e raccontarle in un modo o nell'altro. Avevo bisogno della sua persona, ma non potevo averla, perciò dovevo accontentarmi.

'Ciao mio dolce e amato tesoro,
Come va lassù? Mi manchi infinitamente, e sento che ogni giorno e ogni minuto che passa tutti e tutto mi vogliono allontanare da te. Ma io non lo permetterò, perché tu vivi dentro e attraverso me.
Sai, ho deciso di seguire il tuo consiglio. Indovina dove sono adesso? Sono su un aereo diretto verso Londra. Sì, hai capito bene: verso Londra. È sempre stato il nostro sogno trasferirci a Londra, e io ora lo sto realizzando a nome di entrambi. Immagino che se fossi qui saresti fiero di me, di come sono cambiata e cresciuta da quando ce ne siamo andati a vivere per conto nostro. E immagino tu lo sia anche adesso, nonostante non me lo puoi far sapere.
Oggi è stata una giornata molto pesante, e pensare che sono solamente le tre e un quarto di pomeriggio mi fa venire il mal di testa.
Questa mattina mi sono svegliata molto presto, dopo averti sognato, e ho deciso di andare a correre. Alla fine sono venuta in aeroporto a comprare il biglietto e poi sono andata a scuola per ottenere il trasferimento. Purtroppo però, non me l'avrebbero concesso se un genitore o tutore responsabile di me non avesse firmato dando il suo consenso, perciò mi sono trovata costretta ad andare a casa della mamma. Inutile dire che abbiamo finito per litigare, e ha strappato il modulo davanti ai miei occhi. Ma alla fine sono riuscita a scamparla, dando al preside una copia che avevo firmato io e per la conferma lui ha chiamato a casa e quando risposero al telefono era tutto apposto. L'unica cosa che lui non sa, però, è che non ha parlato con mamma, bensì con la mia adorata Dorotie, che a proposito devo chiamare appena atterro.
Pensavo di aver superato tutto questo e che mi potevo concentrare sul viaggio e sul futuro che mi avrebbe atteso a Londra, lasciandomi il passato alle spalle. Ma il passato non voleva proprio lasciarmi, dato che Christopher mi ha seguita per tutta la città e abbiamo litigato ogni volta che si avvicinava a me. Gli è bastato però un solo attimo di disattenzione da parte mia per provare a baciarmi. E questa non è nemmeno stata la parte peggiore. La parte peggiore era che ci è riuscito.
Mi ha baciata, cazzo.
Mi dispiace. Mi dispiace davvero, va bene? Credimi, non avrei mai voluto che succedesse. Non avrei mai voluto tradire la tua fiducia. Ora ti aspetterai che io ti dica che non è colpa mia. Ma non lo farò. È inutile che io dica che non è colpa mia, perché, cazzo, lo è eccome! È colpa mia se mi ha baciata. È colpa mia perché avrei dovuto immaginare quali fossero le sue intenzioni. È colpa mia perché avrei dovuto provare a fermarlo o a spostarmi. Ma io non l'ho fatto. Sono rimasta lì come una stupida statua di ghiaccio. Almeno se ci avessi provato, anche se fallendo, avrei saputo di averci tentato, di aver cercato di fare tutto il possibile, ma che non è stato abbastanza. Invece non l'ho fatto e mi sento dannatamente in colpa per non averlo fatto. So di essere colpevole e so anche che non potrai mai perdonarmi per ciò che ho fatto e per ciò che non ho tentato di fare. Mi manchi sempre di più ogni secondo che passa. Non dimenticarti mai del fatto che io ti amo. Sei tutto e scusami di nuovo.

AceleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora