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*Passeggiata*

24 settembre 2016, Londra.

Naira's Pov

«Sveglia, dormigliona, la colazione è pronta!» sentii Blake gridare attraverso la porta e io mi girai dall'altra parte del letto, coprendomi le orecchie con il cuscino per attutire i rumori.
«Spero per te che non ti sia rimessa a dormire» continuò, stavolta sbattendo i pugni contro la porta.
«Ancora cinque minuti, ti preeego» chiesi con una voce da bambina innocente.
«Cinque minuti un corno! Alza il culo dal letto adesso, altrimenti vengo e ti butto un secchio d'acqua gelata addosso» gridò di rimando, mentre sentivo i suoi passi allontanarsi dalla mia porta.

Sbuffai sonoramente e, controvoglia, mi alzai dal letto, scaraventando le coperte per terra.

«Sei un brutto bastardo!» sbraitai, uscendo dalla stanza e puntandogli un dito contro.
«Ti voglio bene anche io» rispose, mandandomi un bacio volante.
«Fottiti» alzai gli occhi al cielo e mi diressi in bagno per lavarmi la faccia e le mani.

Tornai poi in cucina e mi sedetti a tavola, dove mi aspettavano una tazza fumante di latte e un piatto colmo di pancake.

«Sto iniziando a pensare che tu ci stia prendendo gusto a vedermi in modalità zombie ogni mattina, mentre ti mando a quel paese» ridacchiai, prendendo la nutella e cospargendola su uno dei tanti pancake.
«In effetti non mi dispiace» sghignazzò prima di prendere un sorso di caffè.

Scossi la testa divertita, mentre addentavo il pancake, per poi bere un sorso di latte. Da quasi una settimana a questa parte - ovvero da quando mi ero trasferita con Blake - le mie mattinate erano così. Risvegli con grida e lamentele, seguiti da una colazione piena di pancake e nutella, tra una risata e l'altra.

«E come potrebbe? Sono spiritosa, simpatica, stupenda...» iniziai ad elencare.
«E non dimentichiamo modesta» mi prese in giro e io gli feci la linguaccia.

Inizialmente, non avevo intenzione di condividere l'appartamento con nessuno. Ero decisa a stare da sola e ancora adesso mi stupivo del fatto che io fossi arrivata a stare con lui, ma alla fine ero arrivata alla conclusione che fosse meglio così. Eravamo entrambi interessati all'appartamento e lui era venuto con l'idea di dividerlo e, dato che io ero leggermente pressata dal tempo, accettai senza fare tante storie.
Per di più, l'appartamento si trovava nello stesso edificio di quello di Devine, grazie alla quale l'avevo trovato e con cui avevo iniziato a legare di più in questi giorni.

«Okay, io adesso ti devo lasciare» disse, alzandosi.
«Vai a lavoro?» chiesi e lui annuì, mentre si preparava a prendere il suo piatto e la tazza, vuoti. «Allora vai, pulisco io qui» lo rassicurai e lui mi fece un sorriso di gratitudine, mentre si avvicinava a me per stamparmi un bacio sulla fronte.
«Grazie, ti devo un favore» mi fece l'occhiolino, per poi andare a infilarsi le scarpe. «Ci vediamo stasera!» gridò prima di chiudere la porta dietro di sè.

Io finii di mangiare, ancora divertita dal suo comportamento, e mi alzai per raccogliere i piatti sporchi e posarli nella lavastoviglie. Pulii il tavolo e decisi di andare a farmi una doccia.

In questi pochi giorni da quando lo conoscevo, avevo capito che Blake era dolce e premuroso. Era quel genere di ragazzo con cui era impossibile stare imbronciata o triste o arrabbiata, dato che ti faceva sempre spuntare un sorriso.

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