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*Madre, Troia & Pedofilo*

    25 settembre 2016, Londra.

    Naira's Pov

    Mi svegliai di soprassalto a causa del mio telefono che stava squillando e, mezza stordita, risposi.

    «Sì, madre?» dissi scocciata e mezza assonnata.
    «Non usare questo tono con me, signorina» mi riprese immediatamente e io mi trattenni dallo sbuffare. Mi aveva appena svegliata dal mio pisolino pomeridiano, come cazzo avrei dovuto parlarle? «Tu e io dobbiamo parlare» iniziò ed io alzai gli occhi al cielo.
    «A che proposito?» chiesi indifferente.
    «Non fare finta di nulla!» strillò in preda ad una crisi isterica e io alzai nuovamente gli occhi al cielo.
    «E tu non urlare!» dissi, mentre mi alzavo dal letto e mi affacciavo alla finestra.
    «Tu non mi dici cosa fare e cosa non fare, signorina!» mi riprese lei e io mi trattenni dal risponderle a tono. «So benissimo cosa hai fatto, Nairanelle» disse alla fine, con tono leggermente più basso, e io mi bloccai sul posto, paralizzata.
    «Cosa avrei fatto?» chiesi, facendo la finta tonta, anche se sapevo che l'avrebbe fatta arrabbiare, ma dovevo accertarmi di cosa sapesse realmente.
    «Hai ottenuto il trasferimento senza il mio permesso» sibilò.
    «Lo so. E allora?» chiesi e mi preparai ad un'altro attacco di isteria da parte a sua.
    «E non è tutto. Te ne sei anche andata dal paese. So che sei a Londra, quindi non provare nemmeno a negarlo. Non posso credere che tu sia andata contro la mia parola! E stai tranquilla, che so benissimo che Dorotie ti ha assecondata. Sono passata da casa tua, ma non c'era nessuno, perciò ho chiamato la scuola e mi hanno detto che aveva avuto il trasferimento e che pensavano che io lo sapessi dato che mi hanno chiamata per la conferma. In quel momento ho capito esattamente che la tua amata Dorotie si è finta me e ti assicuro che non la passerà liscia» mi spiegò lei e io aprii la finestra, lasciando che un lieve venticello fresco mi colpisse la faccia e calmasse i miei nervi. «L'ho già licenziata. Entro domani sarà fuori dalla mia casa e deve ringraziare unicamente te per questo» continuò lei e potevo giurare che se ce l'avessi avuta davanti a me, l'avrei massacrata.
    «Sono io quella che è andata contro la tua parola. Non lei. Lei non c'entra un cazzo, perciò lasciala stare» ringhiai, sentendo come il sangue prendeva a scorrere più velocemente nelle vene e il battito andava a mille.
    «Lei ha contribuito alla tua scappatella e per me questo basta e avanza come motivo per licenziarla. In più, in questo modo capirai che le tue azioni hanno conseguenze, e anche gravi» continuò lei con il suo stupido discorsetto e io non la sopportavo più.
    «E allora prenditela con me come farebbe qualsiasi persona normale a questo mondo, no? Ma no, perché tu non sei normale, dimenticavo» commentai sarcastica.
    «Oh, ma guarda che non ho finito, tesoro mio. Non credere che a te non farò nulla, no. Perché non la scamperai così facilmente. Fino ad ora ti ho assecondata, ti ho lasciata fare di testa tua, nonostante tutto. Ma ora basta, perché da quando Andrew è morto, sei andata completamente fuori controllo. Lo eri anche prima e, anche se forse era per colpa sua, almeno ti sapeva tenere a bada. Ma la sua assenza è peggiore della sua presenza per te e ora è giunto il momento di prendere provvedimenti. Ti do ancora una settimana esatta di tempo per tornare a casa, altrimenti ti taglio tutti i finanziamenti e vorrò vederti a quel punto cosa ti inviterai. Se entro la fine del mese non sei a casa, non avrai accesso più a nessun centesimo della famiglia fino ai tuoi diciotto anni. Sono stata abbastanza chiara?» concluse lei e io iniziai a sentirmi male.
    «TU NON TI DEVI AZZARDARE A METTERLO IN MEZZO. CHIARO?! Non ti devi nemmeno permettere di pronunciare il suo nome, le tue luride labbra non sono degne. Credi di ottenere realmente qualcosa in questo modo? Pensi che tornerò a Miami con la coda tra le gambe? Credi di essere forte e di potermi controllare a bacchetta anche ora, come facevi quando ero una bambina? Beh, ti avviso che non è così. Non mi faccio più mettere i piedi in testa da una lurida sgualdrina come te che per tutta la vita non ha fatto altro che approfittarsi dei soldi del marito mentre si scopava mezzo mondo, che si fa definire madre! E sai cosa? Non mi fotte un cazzo dei tuoi stupidi soldi, ficcateli su per il culo per quel che mi frega. Non ho mai avuto bisogno di denaro da parte tua e non inizierò ad averne proprio ora. E mi dispiace deluderti se credevi di averla vinta, smettendola di sponsorizzarmi, ma ti sbagli di grosso. Dovrai faticare di più perché io torni» dissi sicura di me e cercando di smaltire in qualche modo la rabbia.
    «Questo sarà da vedere» disse e mi chiuse la chiamata in faccia.

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