Can we do it all over again?

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Faccio scivolare la borsa sulla sedia della cucina e accoccolo il mio corpo nelle fessure del divano. Vorrei scomparire.
Il telefono vibra nella tasca dei miei jeans, lo estraggo rispondendo il meno scocciata possibile.
"Ciao Harry." sono contenta che mi abbia chiamata, sono contenta di aver riallacciato i rapporti, di essere riuscita a mettere da parte il rancore per lui. Perché infondo siamo stati bene insieme, non ci meritiamo odio e male.
"Tutto bene?" domanda.
"Sì, tutto bene.."
"Non ci credo, cos'hai?"
"Nulla, davvero." mi metto seduta arricciando un boccolo sul dito.
"Cosa c'è che non va?"
"Nulla, sono solo stanca." ed è vero, sono solo stanca. Ma non è quella stanchezza che si cura con una bella dormita. È una stanchezza strana, che non so come si cura. Ed è questo che mi spaventa. Non so se guarirò mai da questa stanchezza. Forse non è stanchezza, è mancanza.
"Dieci minuti e arrivo, la pizza margherita?" domanda. Osservo l'orologio, che segna puntale le otto.
"Sei un tesoro." sorrido e metto giù.
Forse lo odio, per avermi fatto tutte quel male, ma credo di provare ancora qualcosa. È stato l'unico in grado di farmi battere il cuore con una frequenza indecifrabile, l'unico capace di azzittirmi, farmi balbettare solo con uno sguardo, con un tocco, con un bacio.
Ma sono fifona, egoista, orgogliosa e non gliel'ho mai detto. Nemmeno quando ci amavamo e ne eravamo consapevoli, non gli ho mai detto quanto fosse importante e forse neanche gliel'ho dimostrato. Perché a cosa serve un bacio, se forse non è neppure sincero?
Guardo il mio volto riflesso allo specchio, non mi sono mai accorta di non essere così terribile. Gli occhi grandi e azzurri, le occhiaie leggermente coperte dal correttore, i boccoli castani nascosti in una treccia.. Perché mi sono fatta così tanto male? Infondo sono un'umana, una ragazza.
Impugno qualche trucco e mi cimento in un make-up pressoché semplice e veloce, sciolgo e pettino i capelli ed infine esco dal bagno.
Scelgo un vestito blu scuro a mezza manica, tanto per rendermi presentabile e togliermi i jeans.
Gli apro appena odo il campanello risuonare tra le mura della casa.
"Ciao Harry." sorrido e lo lascio accomodare al tavolo.
"Con queste candele darai fuoco all'appartamento, e anche a me." sbuffa posando il cartone della piazza e iniziando a scartarlo.
"Non cambierai mai." dice ancora prima di addentare la pizza.
Lo osservo divertita torturandomi qualche pellicina sulle dita della mano.
"Beh? Pensi di restare a fissarmi per tutta la sera?"
"Non illuderti, stavo solo pensando." dico altezzosa sedendomi davanti a lui.
"Lo so che sono bello." dice facendo perdere un battito con il suo sguardo.
"A Giugno parto." dice ancora, dopo qualche minuto di silenzio.
Cerco di non soffocarmi con la pizza e riprendere fiato.
"E dove vai?" domando corrucciando la fronte.
"Canada."
Canada.
"Canada?!" esclamo lasciando cadere una posata "Come fai ad andare in Canada e dirmelo un mese e mezzo prima?!"
"Così."
"Non fare il sarcastico anche ora.." lo rimprovero sbuffando.
"Perché tanto fastidio? Infondo mi tolgo dai piedi, no?"
"Piantala Harry."
"Di far cosa? È la verità!"
"Lo sai benissimo..."
"Cosa?!"
Cazzo, perché è così duro di testa? Possibile che le cose debba sempre sentirsele dire? Possibile che non gli basti un gesto?
"Ti importa di me?" domanda.
"Sì, okay? Ora sei contento di averlo sentito? Ti ha reso fiero farmi ammettere che mi manchi?"
La mia mente non sta più ragionando, le parole scorrono veloci, senza un criterio. Sono le nove, forse siamo già entrati nell'ora delle rivelazioni, quando non si sta più dietro al cervello, ai nessi logici. Ci si dice come stanno le cose, con la mente libera.
"Manchi anche a me. Ma è andata così."
"Possiamo riprenderla, in qualche modo."
"Non credo." il suo tono è rigido, severo, il mio cuore sussulta
In questo momento vorrei proprio un bacio, ripensare al sapore delle sue labbra, al solletico dei suoi boccoli sulle mie guance e sul mio collo, le sue mani intorno alla mia vita. Ma posso solo immaginarmelo.

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