Soffiai sulla superficie di quell'oggetto misterioso e una nuvola di polvere si alzò nell'aria buia. Aveva un aspetto familiare, ma non riuscivo a definirne i contorni; provai a farlo con delicatezza sfiorandone i bordi con i polpastrelli. Sicuramente mi stavo sbagliando, la penombra nella stanza non mi permetteva di mettere a fuoco, ma quello sembrava essere proprio un cuore: duro al tatto, appena qualche rilievo distorto sulla superficie e sembrava freddo, di una freschezza quasi liquida. Con le dita sfiorai qualcosa che sembrava essere una crepa più profonda, ma ristretta.
Mi avvicinai con la testa per scrutare meglio, strizzai gli occhi e notai che, con solo una leggera pressione delle dita, potevo allargarla. Il buco non fece in tempo a diventare grande quanto una moneta, che già qualcosa di malsano stava uscendo dal suo interno: era un fumo denso, un odore penetrante e acre, quasi palpabile per quanto era forte. Mi aggredì le narici e per istinto voltai la testa, ma ormai mi stava avvolgendo tutto il capo e lo stava rigirando - sì, le volute di quel fumo si stavano avvinghiando ai miei capelli - per avere lo sguardo puntato sul foro nero. Tutto prese a girare, a vorticare pericolosamente; pensai fosse un senso di nausea, invece tutta la mia essenza e il mio stesso corpo si stava contorcendo per entrare in quell'oggetto terrificante.
Svenni, o almeno è quello che mi sembrò che fosse successo. Mi accorsi che i sensi avevano ripreso coscienza quando percepii l'atmosfera pesante di quel luogo premermi ovunque; mi sentivo schiacciato, compresso. Intuii che fosse un posto chiuso quello in cui mi trovavo, perché nel buio pestilenziale e denso che mi avvolgeva notai una piccola fessura grande quanto un bottone all'altezza della mia testa, come se fosse una luna pallida in un cielo vergine di stelle. Non potevo nemmeno muovermi, ero incatenato dal collo in giù. Il terrore si stava impossessando di me, l'angoscia mi stava riempiendo penetrandomi da ogni cavità scoperta, e ne fui talmente saturo da sentirmi implodere. Il semplice timore e la genuina paura stavano sprizzando come aghi da ogni poro della pelle, lasciando il posto a sensi di vertigine di cui non ho mai sofferto, mal di mare fuori luogo e fobie di cui conoscevo solo il nome. Volli gridare, ma nessun suono uscì: il fetore aleggiato attorno fino ad allora mi violentò la bocca, strisciò come un grosso serpente e mi spacco la mandibola con la sua forza immateriale, le labbra si creparono e un liquido viscoso si mescolò alla pece nera che abusava di me. Quale mostro invisibile si stava deliziando del mio sangue? Quale orrenda creatura mi tirava i polsi e le caviglie al punto da far schioccare i legamenti e far saltare ogni cartilagine ed ogni nervo? I miei incubi peggiori si stavano impossessando del mio corpo, li sentivo dentro, sentivo come spingevano contro le pareti di questo involucro di carne e ne ingrossavano lo spessore. Ero pervaso ovunque da quell'essenza malvagia, ovunque i miei organi erano schiacciati e ridotti in poltiglia colante, ovunque all'infuori di un posto: lì, nel petto, all'altezza del cuore, un vuoto si espandeva sempre di più. Era quel vuoto che premeva contro tutto il resto, quel vuoto si faceva spazio nel mio corpo.
Dov'era il mio cuore?
Mi sforzai di sentire qualche battito, mi sforzai di imitarlo mentalmente, di immaginarmelo. Fu allora che le pareti dell'oggetto da cui ero stato assorbito iniziarono a scuotersi. Un rumore da prima lento, faticoso, in seguito più regolare e violento. Il rumore di un cuore affaticato quando corri. Il rumore di un cuore in preda al panico. Il battito intorno a me aumentò incessantemente, le orecchie cominciarono a riempirsi di sangue, lacrime di mare scendevano a catena dagli occhi brucianti. Esplose: il mondo intorno a me esplose e nel bagliore più candido che abbia mai visto, in una frazione di secondo, scoppiai anch'io.
Non avrei mai dovuto scavare nel mio cuore.
Foto di Robert Cornelius. Fonte: flickriver.com .
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Niflheimr
Short StoryIl titolo della raccolta rimanda alla mitologia norrena, alla Terra della Nebbia, regno dei ghiacci e del freddo. Ed è in questo regno che ho relegato pezzi di me, scintille di creatività scoppiate in storielle autoconclusive, riflessioni in prosa o...