Lettera di un soldato alla famiglia di un commilitone morto

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Dalla traccia di un contest purtroppo sospeso.

Linea Metaxas, Salonicco

10/IV/1941

Cara madrina,

abbiate pietà di me e dell'anima mia, come spero Iddio ne avrà dopo il tanto mio sforzo che questa lettera mi chiede. Sapeste il peso che tengo addosso, che non s'alleggerisce, che son due scure notti che cerco di scrivervi e il pianto freddo ancor non m'abbandona.

V'aspetterete un pensiero del vostro Salvatore, non mio, da madre premurosa che siete. Ma non c'avetevene a male, madrina, dalla partenza verso le trincee greche non tenemmo il tempo che di marciare a basco basso, spiaccicato sott'al elmetto bacato e colle speranze sott'ai pie', nell'aria di una guerra che non c'appartiene, che non c'avemmo scelto. E poi Salvo non tiene un mozzico di carbone da mo', ce l'abbiamo a pioggia e in polvere tutto in torno a noi pelle fucilate e pei colpi di cannone, ci violenta la gola questo asma nero, madrina mia, che il gusto del tuo ragù manco di notte sotto le stelle ce lo ricordiamo più, ma certo non è utile a mandarvi delle nuove,  sieno buone o cattive. Io l'ho rubato a Beppino, il pezzo di matita, tutti gli abbiam preso delle cose, la gamella o un cucchiaio storto, che ai morti la fame non rode lo stomaco, al massimo i vermi e chi per loro a far le veci del marciume. Ma Salvo no, che figlio disgraziato avete, n'omo d'onore però, lo ribadisco: lui mica voleva rubare a un cadavere. Così se non vi scrisse finora, madrina, fu per questa sua compassione, per la bontà d'anima che il Signore gli donò. Una bontà inclemente, che nelle braccia nemiche si sa ch'è una condanna a morte.

Andò che partì l'offensiva dei crucchi, quattro giorni fa, un colpo di fulmine inaspettato. Salvatore tenne sempre la capoccia bassa sotto al filo della trincea, si buttò giù quando un colpo gli bucò la terra a pochi metri dinnanzi, meglio un buco nella polvere che nel petto diceva mentre ci si giocava il tabacco a carte, ma il destino lo spinse a urlare a un compagno nostro, ad andargli in contro quando non gli rispose. S'erse a drizzargli le orecchie, ma venne un altro sparo, non si sentì nella marmaglia rumorosa, ma lo vidi. Vidi un fiore rosso spuntargli sul petto, fiorire tra le costole, gli occhi sbarrati sull'orrore in campo, la bontà omicida volare via impietosa. Madrina mia, forse a casa non si capisce, ma le disgrazie del mondo sono infinite come la vita che vivrà il nostro Salvo d'ora in poi, avvolto nel suo pallore candido, non lo vedevo così pulito da quando vi salutò da casa. Lo abbiamo premiato con un vero fiore, qua i papaveri son precoci, s'erge a guardia del suo coraggio laddove hanno piantato il seme della crudeltà umana. Non seccatevi di lacrime, però, così felice io mai lo vidi, dovete rallegrarvene. E ricordate i martiri al fronte, e me, se vorrete, ché io potrei andarmene con un cardo.

Purtroppo devo lasciarvi, mio malgrado. Colla morte nel cuore,

il vostro addolorato figlioccio.

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