Se mi perdo, vieni a salvarmi.

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- Non ho voglia di studiare.
-Uffa Davide. Che fatica oggi. Inutile che brontoli. Domani hai il compito di filosofia e dobbiamo studiare.
Davide si alzò dalla scrivania per sdraiarsi sul letto.
- Come sei?
Era incredibile, quando diceva che non voleva fare una cosa era quasi impossibile convincerlo.
- Sono brutta. Ho denti sporgenti, un nasone e occhi storti. Contento?
- Quanto sei cattiva.
Potevo giocarmi solo l'ultima carta.
- Se ti rispondo seriamente poi prometti di studiare senza interruzioni?
Lui si mise su un fianco e mi fece cenno di sedermi accanto a lui.
- Ok. Prometto. Vieni qui.
La sua richiesta un po' mi fece sentire strana. Cosa voleva fare? Cosa aveva in mente?
Mi alzai e gli andai vicino.
- Non mordo mica. Daii
Sorrisi perché mi resi conto di essere sciocca.
Mi misi seduta accanto a lui.
- Sdraiati.
Esitai.
- Non voglio saltarti addosso. Voglio solo sapere come sei fatta. Il viso. Solo il viso. Non ti vedo e muoio dalla curiosità di sapere come sei.
Era giusto. Io sapevo come era fatto Davide, lui conosceva solamente la mia voce.
- Vai. Sono pronta!
- Mamma mia che paura che hai a farti toccare da me. Devo essere proprio brutto.
In quel momento mi sentì persa, avevo sbagliato tutto. Se gli dicevo che ero agitata non perché avevo paura che mi toccasse ma perché avevo paura che mi piacesse... cosa avrebbe pensato?
- Beh sai non mi capita spesso di stare distesa con un ragazzo sul suo letto, mettiamola così.
Lui sorrise e allungò le sue grandi mani verso di me. Mi uscì un sospiro e chiusi gli occhi mentre cercavo di rilassarmi.
Sentì le sue dita, la sua mano era grande come tutta la mia faccia. Davide iniziò dalla fronte, l' attaccatura dei capelli.
- Sei mora hai detto. E hai i capelli ricci.
- Si. Non far caso alle rughe di espressione sulla fronte.
Cercai di sdrammatizzare.
- Non ne hai.
Arrivò lentamente al naso, scese delicatamente, facendo su è giù per sentire la lunghezza.
- Non hai il naso da befana.
- Certo che no!
Mi finsi offesa.
Era arrivato il momento delle guance, trovavo il suo tocco piacevole, per nulla rilassante, in fondo lui era un uomo e io una donna, nonostante fosse un mio assistito. Toccò le mie orecchie, scese sul contorno del mio viso che ora sfiorava con l'indice e il pollice. Arrivò al collo, non potei evitare che il mio respiro si facesse più profondo nonostante cercassi il più possibile di controllarmi. Anche il tocco di Davide divenne più incerto e il silenzio un po' imbarazzante.
Davide mise un dito sulle mie labbra, fu allora che non riuscì ad evitare che me le umettassi con la lingua, inconsapevolmente volevo che le sue dita scivolassero meglio su di me. Mi piacevano, erano così grandi e gentili oltre che determinate.
- Non avrei mai detto che fossi anche bella.
- Attenzione mi stai facendo un complimento.
- Cavolo che culo mi è capitata un'assistente gnocca.
Ridemmo e io ne approfittai per alzarmi e tirarlo su.
- Ora mantieni la promessa e torna a studiare. Gnocco!
Seppur sbuffando si rimise seduto alla scrivania e riprendemmo a ripetere e ripassare. Ora mi capitava di guardargli le mani mentre le muoveva per toccare i libri o giocherellare con la penne.
Finalmente quel pomeriggio finì, ogni volta che stavo con Davide tornavo a casa pesante e stanca come se avessi fatto un lavoro fisico durissimo. Avevo un milione di idee in testa e tutte contrastanti tra loro.
- Ehi Alice?
Mi voltai, era Federica che come sempre mi salvava, incredibile ma vero, era lì di nuovo quando avevo bisogno di lei.
E così la serata è finita molto meglio del previsto anche se non sono riuscita a raccontargli di quello che mi era successo, perché nemmeno io sapevo come definirlo, non era successo nulla ma questo nulla aveva qualcosa d i strano.
Il giorno dopo a scuola con Davide andò tutto bene e studiare insieme dava i suoi frutti.
- Allora oggi che facciamo?
- Che vuoi fare? Dobbiamo studiare.
Ma Davide si vedeva che non ne aveva proprio voglia.
- Andiamo in piscina? È una vita che non nuoto. Chissà se ci riesco ancora ora che non vedo.
Anche quello in fondo era un mio compito.
- Ok ! Proviamo.
- Sai nuotare?
- Un po'. Diciamo che galleggio.
Davide mi prese un po' in giro come sempre e alle 16 ero sotto casa sua.
L' ho accompagnato fino ad uno spogliatoio privato. L' ho aiutato a sistemare le cose ma lui indossava già il costume, era teso, glielo potevo leggere dal modo in cui si muoveva.
- Se vuoi ti aspetto fuori.
- No, mi è sempre piaciuto spogliarmi davanti ad una bella donna.
- Scemo.
Il suo sorriso restava teso nonostante la battuta.
- Puoi cambiarti anche tu qui. Prometto che non guardo.
Questa volta non riuscì a ridere.
- Si. Tanto anche io ho il costume sotto.
Quando fui pronta mi avvicinai a lui.
- Pronto?
Davide annuì ma visto che non accennava ad appoggiarsi alla mia spalla come al solito gli ho preso una mano.
- Allora andiamo.
Capivo che era un momento in cui avrebbe voluto stare solo e così restai in silenzio.
Entrare in acqua fu emozionante per me, tenevo Davide per mano e in silenzio siamo entrati, l'acqua era calda lui era tesissimo, mi stringeva quasi come se avesse paura che lo lasciassi. Poi piano piano si immerse tutto, era altissimo e con un fisico strepitoso, sembrava facesse nuoto tutti i giorni. Lentamente riprese confidenza con l'acqua, piano piano iniziò a muoversi intorno a me.
Sorrise, finalmente! Lo schizzai, mi schizzo'.
- Hai la grazia di una balena.
Gli dissi.
- Se lo dici tu!
Mi prese per la vita, urlai, cercai di divincolarmi ma era fortissimo. Mi alzò e mi gettò in acqua. Io non riemersi sicura che se ne sarebbe accorto, nuotai dietro di lui e lo afferrai per una gamba ma non riuscì a smuoverla. Mi arresi, trovai Davide a ridere come un bambino, la sua risata era contagiosa.
- Alice?
- Si?
- Sai che devi avere anche un bel fisico da ciò che ho toccato.
Feci finta di essere stupita e lo schizzai.
- Ma smettila!
- Hai anche un bel seno?
- Davide.
Urlai
- Scusa se ci vedevo, siamo in acqua, sei in costume, cosa credi che avrei guardato?
Non potevo dargli torto, sarebbe stato alquanto normale. In fondo anche io l'avevo guardato ben bene.
- Dovrei toccarlo per vederlo!
- Non ci pensare nemmeno.
Questa volta rise ancora più di prima. Poi divenne serio e allungò una mano, mi venne spontaneo prendergliela.
- Se provo a nuotare e perdo l'orientamento, mi stai vicino o per lo meno mi vieni a recuperare se mi perdo?
- Certo.
Sorrise, un sorriso dolce, diretto verso me come se mi vedesse e poi partì.
Le prime vasche furono faticose sia per me che per lui. Capitava spesso che andasse storto e sbattesse, poi via via andò meglio, io ero esausta del tutto.
Ritornammo negli spogliatoi.
Aprì la doccia. Era calda
- Io mi spoglio tanto non mi vergogno più di nulla dopo essere diventato cieco ho bisogno di tutti ed ho perso qualsiasi pudore. Tu fa come vuoi.
Non mi diede nemmeno il tempo di rispondere che si tolse il costume ed entrò sotto il getto dell' acqua.
- Mi passi il sapone?
Io se mi avesse visto credo che ero rosso fuoco in viso. Glielo passai e non posso dire che non mi sentissi molto eccitata ad averlo lì davanti a me nudo, era proprio un bel ragazzo, questo era innegabile.
- Vuoi lavarmi la schiena?
Disse insolente.
- No. Preferisco ammirare il tuo fondoschiena da qua.
Rise.
Dopo essersi insaponato si risciacquo' e gli porsi l'asciugamano.
- Grazie. Ora tocca a te. Fai pure. Prometto di non guardarti.
Quella situazione stava diventando sempre più strana e nonostante il disagio, mi spogliai e mi lavai.
- Che darei per vederti!
- Ti giuro che non ti perdi nulla.
Finalmente usciamo da quello spogliatoio, Davide felice e rilassato, io un po' meno, la sua vicinanza mi scombussolava, dovevo ammetterlo.

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