Le parole ci dividevano e i corpi ci univano. Io e Davide stavamo diventando una cosa strana e non sapevo con chi parlarne oltre a Federica. Io cercavo spesso di parlare con la mamma di Davide ma lei era di giorno in giorno più sfuggente. Non capivo cosa stesse per accadere perché poi mi ritrovavo tra le sue braccia e tutto era perfetto.
Quella sera Davide era più strano del solito. Dovevamo cenare a casa sua e poi uscire ma appena arrivai lui era seduto davanti la tv.
- Ho portato le pizze. Dai mangiamole prima che si freddino.
Davide si alzò mi venne vicino e mi accarezzó.
- Si dai mangiamo.
Per tutta la cena ho cercato in tutti i modi di farlo sorridere ma non è servito a nulla.
Finita la cena si è messo seduto e io l'ho seguito, mi sono avvicinata ed un brivido mi ha percorso la schiena, Davide si è spostato da me, ha fatto un profondo respiro e prima che iniziasse a parlare ho capito.
- Alice. Questa è la cosa più difficile che abbia mai dovuto affrontare dopo la perdita della vista.
Le sue parole mi fecero tremare, non poteva succedere, non a noi. Io con Davide mi ci sarei invecchiata. Io lo sapevo che doveva per forza essere così.
- Alice. Dobbiamo lasciarci. Io ti devo lasciare.
Lo guardavo e non capivo.
- Alice non ti vedo. Di qualcosa.
Non avevo parole, solo lacrime che iniziarono a sgorgare copiose dai miei occhi, lacrime silenziose.
Allungò una mano, mi ritrassi.
- Mi dispiace....
- Cosa? Cosa ti dispiace? Non capisco. Ti dispiace di avermi detto le uniche parole che non avrei mai voluto sentire? Oppure di avermi spezzato il cuore? È uno scherzo?
Scosse la testa e l'abbassò.
- Ho bisogno di tempo!
- Tempo? Per cosa? Davide lo sai che questa è una cazzata vero?
A quel punto iniziai a piangere più forte.
-Alice. Scusami. Mi dispiace cazzo ma tra pochi giorni parto. Vado via e voglio partire senza tenerti a me.
A quel punto non capivo veramente nulla. Sentivo solamente un terribile dolore, uno di quelli che smorzano il respiro.
- Vai via? Dove?
- Non voglio dirtelo.
- Stai male? Mi nascondi qualcosa?
Lui scosse di nuovo la testa.
- Sto bene. Ho bisogno di riprendere in mano la mia vita. Sapere cosa voglio e posso fare da grande.
- E io ti sono di impiccio o non ti servo più..... o cosa?
Ora era lui a non parlare.
- Alice non ho altro da dirti. Vattene è meglio per tutti e due.
No, non lo stava dicendo davvero, non a me. Quello non era il mio Davide.
Provai ad avvicinarmi, mi bloccò.
- Vattene Alice. Vai è meglio così. Dobbiamo farcene una ragione. Vai per favore vai.
Come in trance presi la mia borsa ed uscì, non respiravo più, la testa mi girava. Appena fuori respirai l'aria fresca della sera e iniziai a singhiozzare, mi chiusi in auto e piansi ancora e ancora, non riuscivo a fermarmi, non riuscivo a smettere ne a pensare o formulare pensieri concreti.
Non mi ricordo fino a quando restai lì. Sentì bussare al finestrino, alzai la faccia e vidi Federica, le aprì lo sportello e senza dire nulla l'abbracciai più forte che potevo. Non ricordo che ora fosse, so solo che mi riportò a casa e si mise accanto a me.
- Come hai fatto a sapere che avevo bisogno di te?
Lei mi accarezzo'.
- Mi ha chiamato Davide e mi ha detto cosa era successo. Sono corsa da te.
Ho ripreso a piangere ancora più forte.
- Non tornerà da me. Non tornerà mai più. L'ho perso.
Federica non mi disse le cose che avrei tanto voluto sentire, mi disse quello che già sapevo.
- Credo di no. Ma sono sicura che ne verrai fuori! So che ce la faremo anche questa volta.
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Literatura FemininaAlice pensa di poter salvare il mondo e poter salvare lui dalle sue ombre dal buio in cui vive, vorrebbe essere la sua luce. Invece lui la porta nel suo inferno per farle scoprire che si può guardare anche con gli occhi chiusi, per poi lasciarla e r...