Basta non dovevo più guardare indietro, ormai sapevo cosa era successo a Davide, dove era finito questi anni e perché lo aveva fatto. Allora perché ancora avevo quella pesantezza, perché mi sentivo così turbata?
Naturalmente non stavo affatto ascoltando gli operatori che parlavano di orari e progetti, ero immersa nei miei pensieri, quando guardando fuori dalla finestra lo vidi, era Davide, era di nuovo seduto sulla panchina.
Dal silenzio che era improvvisamente sceso, mi accorsi che gli altri stavano aspettando una qualche mia reazione o risposta a chissà quale domanda.
- Perfetto. Io....
- Non stavi ascoltando!
Sospirai.
- Ragazzi scusate, avrei bisogno di una pausa. Prendete un caffè?
Intanto continuai a guardare fuori, Davide era lì, ma cosa faceva li? Aspettava me? Avrebbe aspettato invano.
Dovevo comunque lavorare e così tirai le tende, ma anche se non lo vedevo, sapevo che era lì come Davide sapeva benissimo che ero a pochi metri da lui.
Il pomeriggio passò lentamente e quando uscì dall'ufficio Davide non c'era più.
Tornai a casa e io e Luca ci godemmo la serata, aveva cucinato lui e aveva stappato anche una bottiglia del mio vino preferito.
- Festeggiamo qualcosa?
Gli chiesi alzando il calice verso lui.
- Brindiamo a noi. Alla speranza che tu possa stare sempre vicino a me.
Lo guardai negli occhi e gli sorrisi.
- Brindiamo alla speranza che tu non smetta mai di amarmi!
Era veramente tutto quello che desideravo. Nulla di più.
Il pomeriggio dopo Davide era ancora su quella maledetta panchina e anche il giorno dopo e quello ancora. Io restavo a guardarlo che se ne stava seduto con accanto Mila che ogni tanto gli chiedeva qualche carezza.
Non sarei andata da lui. Ero fermamente intenzionata a non farlo, quando un pomeriggio iniziò a piovere, Davide era lì, non si muoveva nemmeno con la pioggia.
Si stava bagnando tutto e anche Mila si dimenava irrequieta, ma lui non si muoveva.
- Al diavolo!
Presi un ombrello e scesi, ero furiosa perché stavo andando di nuovo da lui.
Appena arrivai a coprirlo lui sorrise e io per un attimo sentì il cuore perdere un battito.
- Per fortuna la pioggia.
- Vuoi ammalarti?
- Volevo ri incontrarti.
Non sapevo che dire e che fare, era veramente tutto bagnato eppure sembrava quasi felice.
- Andiamo a prendere un caffè? Ci sarà un bar vicino.
Mi guardai attorno!
- Ok. Prendiamo un caffè e ti lascio lì.
- Come sei diventata insensibile.
Disse Davide in tono ironico, forse aveva ragione, magari non potevo lasciarlo.
Alice quasi si aspettava che lui le appoggiasse la mano sulla spalla per guidarlo mentre ora la sua guida era Mila.
- Seguiamo Alice.
E il bravo cane iniziò a camminare al mio fianco.
Arrivammo al bar e ci sedemmo, ero molto nervosa.
- Mi sembra strano essere tornato in città. Che strano mi sento perso nella mia città mentre a Brescia o Roma mi oriento molto bene.
- Mi sembra che anche qui ti muovi bene.
- Qui forse sbaglio perché tento di ricordare, è più dura accettare che non vedo. Non so se mi spiego...
Invece si io lo capivo, dopo tanti anni comunque lo capivo.
- Qui è più forte il ricordo del passato!
Dissi e lui mi rivolse uno sguardo vuoto alzando verso me il viso.
- Esattamente!
Bevemmo il caffè e lui mi parlò di quello che faceva ora, dello sport che era stata ed era una grande risorsa, che lo faceva sentire quasi uguale agli altri e io gli parlai di Luca. Davide mi ascoltò, all'inizio volevo fargli del male poi invece volevo solamente fargli sapere che stavo bene.
Ed ero contenta che anche lui avesse trovato un suo equilibrio.
- Forse doveva andare così tra noi.
Dissi io.
- No! Non doveva proprio andare così tra noi.
Lo aveva deciso lui per entrambi e ora non si poteva tornare indietro!
Solo a quelle parole mi senti a disagio altrimenti trovavo quel Davide quasi piacevole.
- Davide si è fatto tardi. Devo andare a casa.
- Ok a domani.
- No, non credo. A meno che non piova.
- Domani pioverà. Ci troviamo qui x un caffè o un aperitivo dimmi tu.
Ci pensai un attimo.
- Aperitivo alle 18.
Lui sorrise.
- Alice come si chiama questo posto?
- "bar dell' angolo!"
Lui annuì, volevo quasi chiedere se avesse bisogno di esser accompagnato ma poi pensai che non era compito mio.
- Ciao Davide.
- Ciao!
Rividi Davide per tutta la settimana, anche solo per pochi minuti, volevo sapere tante cose di lui e lui di me.
Federica non approvava e io a Luca non avevo avuto il coraggio di dirgli nulla.
- Alice? Venerdì devo andare a Milano ad in convegno con Marco ma credo che ci fermeremo a dormire e torneremo sabato con calma! Può andare?
Mi chiese quella sera Luca.
- Certo! Che problema c'è! Sentirò Fede e magari organizzo qualcosa.
Invece nella mia mente non era a Fede che stavo pensando in quel momento ma a Davide, non so come ma era tornato piano piano nei miei pensieri.
STAI LEGGENDO
TI VORREI VEDERE
ChickLitAlice pensa di poter salvare il mondo e poter salvare lui dalle sue ombre dal buio in cui vive, vorrebbe essere la sua luce. Invece lui la porta nel suo inferno per farle scoprire che si può guardare anche con gli occhi chiusi, per poi lasciarla e r...