Te lo prometto

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Quella mattina quando mi svegliai senza Davide mi sentì sola. Ma era lunedì ed entrambi dovevamo andare a lavorare e lui a scuola. Anzi saperlo senza di me mi faceva un po' strano. Avrei voluto mandargli un messaggio ma non sapevo se era solo e non volevo che nessuno ascoltasse le nostre conversazioni.
Poi squilló il cellulare.
- Pronto!
- Non mi dire che sei ancora a letto? Ma non lavori?
- Come fai a sapere dove sono?
Naturalmente Federica sapeva sempre tutto di me, come facesse non l'ho mai capito.
- Lo so ti vedo!
Scoppiò a ridere.
- Colazione al solito posto diciamo tra quindici minuti? Non te ne do nemmeno uno di più.
- Non ne ho bisogno perché tanto chi arriva sempre in ritardo sei tu.
Dovevo sbrigarmi. Scalciai le coperte e corsi in bagno. Non so come ho fatto ma dopo dieci minuti ero fuori di casa.
- Allora? Sono puntualissima visto?
- Bene! Dai ordiniamo che ho fame.
Ci siamo sedute e ordinato i nostri cappuccini e cornetti.
- Vedo che con Davide va tutto bene.
- E da dove lo vedi?
Guardai Federica seria.
- Dalla tua espressione, sei felice si vede. A meno che non sia per il cornetto e conoscendoti potrebbe anche essere. AhahAh!
Ridemmo insieme.
- Si stiamo bene. Oggi per esempio non l'ho ancora sentito e mi manca.
- Ecco ora sembri una bambina. La vivi proprio di pancia questa storia.
Non ridevo più, non era da Federica dirmi queste cose.
- Cosa vuoi dire?
- Che ti sei buttata senza paracadute. Che è giusto essere innamorata e tutto ma che mi sembri troppo.... troppo... insomma Davide è particolare, la sua storia è particolare.
- Ma che dici Fede? Me lo dici a me che Davide è particolare? Guarda che se non ti ricordi sono stata la sua operatrice per mesi. So chi è Davide.
Federica sospirò è abbassò lo sguardo.
- Ok! Non volevo farti arrabbiare. Volevo solo che stessi più attenta, che fossi un po' più razionale ma magari mi sono spiegata male.
Si si era spiegata male, ma avevo capito, Federica mi voleva davvero bene e so che stava provando a dirmi di stare più con i piedi per terra. Invece io ero partita in quarta.
- Invece ho capito quello che volevi dirmi. Anche io ti voglio bene.
Sorridemmo e terminammo la colazione scherzando e ridendo come sempre.
- Stasera vieni a cena da me? Cucino io.
- Come poter rifiutare? A che ora?
- Alle venti ok? Se vuoi puoi portare anche Davide.
- No, stasera serata per noi.
Ecco tutto era come doveva essere. Magari avevo trascurato troppo le mie amicizie!
Non era giusto, anche Davide doveva riprendere ad uscire qualche volta con i suoi amici.
Messaggio vocale.
"Mi ami ancora o ti sei dimenticata di me?"
Il cuore iniziò a battere forte, ecco ero di nuovo punto a capo, persa di Davide.
"Appena ci vedremo ti dimostrerò che non mi sono affatto dimenticata di te.  Finisco di lavorare alle 16 e vengo a casa tua per aiutarti a studiare".
La sua risposta non tardó " Bene oggi ho solo scienze da studiare"
Sorrisi pensando a quanto avremmo studiato.
Invece quando arrivai lui non era di buon umore, me ne accorsi subito e il sorriso mi morì sulle labbra. La stanza era in penombra, sua madre aveva quell'espressione che mi faceva sentire a disagio "Aiutalo tu, non voglio vederlo così!"
- Ehi!
Lo salutai finendo tra le sue braccia, sentì la sua tensione.
- Che c'è?
Gli chiesi.
-Nulla.
- Non è vero è lo sai. Io lo vedo subito che c'è qualcosa che non va.
Lui sorrise di un sorriso amaro.
- Beh se lo vedi tu, io non vedo un cazzo!
Colpita affondata.
- Allora dimmi cosa c'è, non vedi? Perché questo lo si sapeva. È un giorno no? Ti è successo qualcosa?
- E cosa cambia?
Voleva allontanarmi.
- Cambia un sacco di cose. Se hai un problema io sono qui se vuoi. Se è un giorno no posso pure andare e lasciarti solo. Quando ti sarà passato mi chiami.
Attesi una risposta che sembrava non arrivare e Davide si mise seduto sul letto con la testa tra le mani, così ricurvo il mio gigante mi faceva una tenerezza infinita ma so che non avrebbe mai accettato la mia commiserazione.
Sbuffai.
- Ok quando hai la risposta chiamami sai che ti amo.
Feci per andarmene, con una mano mi afferrò e mi strinse a sé con rabbia.
Restammo in silenzio per minuti che sembravano infiniti, lentamente lo sentii rilassarsi e il suo respiro farsi meno rabbioso, sapevo che non ce l'aveva con me. Avevamo già passato tante burrasche insieme.
Stare così vicini mi faceva stare bene, e speravo che fosse la stessa cosa per lui.
Mi bació una guancia e io sentì che la sua era bagnata, lacrime silenziose e nascoste erano scese da quegli occhi spenti.
Feci finta di nulla e restai ferma tra le sue braccia.
- Mi fai stare bene.
Mi disse dopo un'eternità.
- Anche tu a me.
- Tu stai già bene. È proprio questo il fatto, non vorrei essere un peso o un lavoro per te. Tu mi dai tanto e io?
Gli chiusi la bocca con la mano.
- Davvero sei così cieco anche nel cuore da non accorgerti quanto mi dai?
Lo sentii irrigidirsi.
- Davide non ho bisogno di portarmi del lavoro a casa, non ho la sindrome della crocerossina. Non so perché non lo capisci ma io con te mi sento... protetta, a casa. Tra le tue braccia mi sento viva, mi sento una donna, trovo la mia pace. Nessuno mi guarda dentro come fai tu, nessuno mi conosce come mi conosci tu, senza filtri, senza barriere e tabù.
Dal suo silenzio capì che mi aveva ascoltato, dal ritmo del suo cuore che mi aveva creduta.
- E poi come fai l'amore tu.... Nessuno mai!
L'avevo detto per smorzare i toni delle mie parole.
- Ah allora ammetti di stare con me per come faccio l'amore?
Disse ironico alzando lo sguardo.
- Lo ammetto.
Dissi falsamente dimessa.
Davide iniziò a farmi il solletico e io a divincolarmi da tutte le parti. Facemmo l'amore lì in silenzio per non farci sentire da sua madre. Facemmo l'amore con una dolcezza infinita come solo noi sapevamo fare. Poi senza mai lasciarci lui mi disse:
- Vorrà dire che faremo all'amore tutti i giorni e tu non mi lascerai mai.
- Te lo prometto Davide.
Burrasca passata.

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