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Davide da quella sera iniziò a trovarsi degli spazi suoi, alcune sere usciva con amici, alcuni pomeriggi si faceva venire a prendere da un suo amico, Riccardo e insieme andavano allo stadio a vedere qualche partita. Io provavo sentimenti contrastanti, da una parte ero contenta perché lo vedevo più autonomo e con più voglia di riprendersi la sua vita ma altre volte mi sentivo esclusa.
- Amore?
- Davide ciao.
- Stasera alcuni amici vanno a mangiare una pizza.
Ecco, questa volta gli avrei detto che mi dispiaceva perché volevo stare con lui, ma fortunatamente mi trattenni.
- Che ne pensi? Ci andiamo?
- Andiamo io e te?
Lui rise.
- Si, io e te, se non è un problema, tanto credo che li conosci quasi tutti.
- Perfetto. A che ora?
- Mmmm prima che puoi. Ho bisogno di te.
- Per cosa?
- Tu vieni così poi ti spiego.
La sua voce era piacevolmente maliziosa e la cosa mi eccitó all' istante.
- Arrivo.
Eravamo ancora nel primo pomeriggio di sabato, sarei ripassata a casa per cambiarmi ora volevo solamente andare da Davide.
Ad aprire la porta venne sua madre che sembrava pronta ad uscire.
- Alice entra. Io esco. Andiamo con una mia amica a fare un giro e poi a cena fuori tanto mi ha detto Davide che anche voi andate in pizzeria.
- Si infatti!
Speravo che non trasparisse dal mio volto la voglia che avevo di restare sola con Davide.
Chiusa la porta lo raggiunsi nella stanza mentre lui stava ascoltando una lezione di storia.
- Accidenti, mi hai chiamata per studiare. E io che pensavo....
Lui si voltò e mi raggiunse per baciarmi.
- No, non pensavo allo studio...
Sorrideva e mi baciava, sapeva di caffè, mi sentì subito eccitata, non capisco proprio come possa farmi questo effetto e non lo capirò mai credo.
- Sono pronta ad aiutarti a fare qualsiasi cosa.
Lui si staccò.
- Perfetto. Sai devo farmi il bagno. Ma sono un non vedente e così... mia madre non poteva....
- Mmmmm credo che si possa fare. Spogliati!
Lui fece una faccia a metà tra il sorpreso e l'entusiasta.
- Qui? Non andiamo in bagno? Non mi aiuti?
- No. Qui. Spogliati.
Davide non se lo fece ripetere e iniziò a togliersi il maglione, lasciando nudo il suo petto.
Si fermò.
- Tu che fai?
- Ti guardo.
- Vorrei che ti spogliassi anche tu.
Improvvisamente mi sentì ancora più eccitata. Non sapevo perché gli avevo chiesto di spogliarsi, ma ora sapevo di aver fatto bene.
- Ok. Si può fare.
Lui aspettó di sentire che mi togliessi sia la maglia che i pantaloni e nominò tutti gli indumenti che lasciavo cadere indovinando perfettamente.
Rimasta nuda mi disse.
- Voglio che ti tocchi mentre mi spoglio per te.
- Davide....
In un attimo si avvicinò a me e mi bació con passione.
- Ok.
- Mmmm sei già tutta bagnata.
Emisi un gemito mentre lui tolse la mano dalla mia intimità, volevo che continuasse ma feci ciò che mi chiese e Davide iniziò a togliersi la cintura dai pantaloni sfilandola lentamente.
Lo guardavo mentre pensavo a quando l'avrei baciato e nel frattempo continuavo a toccarmi, ero molto eccitata come poche volte lo ero stata mentre le mie dita sfioravano e penetravano la mia intimità. Davide continuava lentamente a spogliarsi e prima di togliersi i boxer iniziò anche lui a toccarsi, non potei trattenere un gemito di puro godimento, anche Davide era molto eccitato.
- Davide sto per venire!
Si avvicinò a me che non smettevo di toccarmi, unì la sua mano alla mia e seguendo i miei movimenti mi provocò un orgasmo così potente che sentì le gambe tremare e lui mi sostenne.
Iniziammo a baciarci mentre il mio corpo era ancora attraversato da spasmi di piacere.
Ora la sua erezione premeva contro il mio ventre.
Mi inginocchiai davanti a lui e portai la sua mano sulla mia testa, volevo che ora fosse lui a guidarmi verso il suo piacere che non si fece attendere.
Mi rialzai e lo condussi al bagno, aprì l'acqua, ora avevamo davvero bisogno di una doccia. Entrambi entrammo sotto il getto caldo dell' acqua lasciando che scorresse sui nostri corpi accaldati. Non avevo parole per descrivere l'emozioni che avevo provato, tutto era stato di una tale intensità che faticavo ancora a credere che il mio corpo avesse reagito così.
Davide cercò la mia bocca.
- Tutto ok?
- Davide sono stata in paradiso. Non ho parole per farti capire quanto mi è piaciuto.
- Allora, resta in silenzio.
E sentivo le sue mani massaggiarmi, mentre io quasi mi aggrappavo a lui.
Lavarci, asciugarci, pettinarci uno all'altra fu anche quello incredibilmente sensuale, dolce e tremendamente intimo. Con lui sentivo un'unione che non avevo mai raggiunto con nessuno.
- Davide ho deciso che tutti i sabati vengo a farti il bagno.
Lui rise e fu una risata di gioia e io mi sentì felice come non mai.
Tutto fu perfetto fino a quando raggiungemmo i suoi amici. Era vero io li conoscevo tutti eccetto due ragazzi che anche lui conosceva poco, uno dei quali mi fece sentire subito a disagio, sentivo il suo sguardo su di me e mi infastidiva.
Davide rideva e scherzava, ma io non mi sentivo a mio agio e cercavo spesso la sua mano.
Finita la cena ci hanno proposto di andare a ballare in discoteca. Io avrei voluto rifiutare ma lui era così entusiasta della serata che lo assecondai.
- Dai amore. Ho voglia di scatenarmi in pista con te. Voglio far morire tutti d'invidia.
Non risposi e mi aggregai, Mirco, il ragazzo che fin dal principio mi aveva messo a disagio si fece vicino più volte.
- È tanto che stai con Davide?
- No. Stiamo insieme da poco.
Lui mi sorrise e mi si fece più vicino approfittando della confusione e della musica alta mi sussurró.
- Sei molto carina. È tutta la sera che ti guardo.
Io mi voltai verso Davide che era appoggiato alla spalla di un suo amico e sembrava ascoltare la musica. Non risposi a quel commento fuori luogo.
- Perché non vieni con me a fare un giro. Tanto lui non ti vede mica!
Avevo un bicchiere di coca Cola in mano e non riuscì a trattenermi dal titarglielo in viso.
Presi la mano di Davide.
- Andiamo? Non mi sento bene.
Tutti intorno mi guardavano.
- Si.
Ma repentinamente Davide si voltò e non so come abbia fatto ma afferrò per il collo della camicia proprio Mirco che cercava di asciugarsi con un fazzoletto e gli urlò.
- Sono cieco mica sordo, imbecille!
E gli sferró un pugno in volto, lo strattonai e lo portai fuori mentre tutti ci guardavano.
- Stai bene?
- Io si Davide, ma perché lo hai fatto? Io me la cavo da sola.
Lui strinse i pugni, era davvero molto arrabbiato, ma io non avevo paura della sua rabbia, ad essere sincera avevo molto più paura della sua tristezza che non della rabbia.
- Infatti non sono intervenuto tutta la sera. Che ti credi che non mi sono accorto che eri a disagio? Ogni volta che mi tenevi la mano sicuramente quello stupido doveva provarci. Poi lo hai sistemato tu, ma anche io volevo dirgli che sono cieco e non stupido.
Aveva ragione anche io lo avrei fatto.
- Ti amo.
- Anche io. E sono geloso.
Ridemmo finalmente la tensione si era allentata potevamo tornare a casa. Ci addormentammo stretti l'uno all' altro.

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