"Sei un imbecille di prima categoria!" sbottò non appena la porta di casa sua si spalancò. Nate aveva ancora gli occhi gonfi, i capelli arruffati e la leggera barbetta incolta sulle guance. Sebastian non si preoccupò affatto di averlo svegliato, perché con tutta probabilità se lo meritava vista la notte in bianco che aveva fatto passare a lui e a sua madre - e forse anche a qualcun altro."Buongiorno anche a te, Seb" si grattò una guancia e si spostò fino in cucina, azionando la macchinetta per un bel caffè caldo e forte, di cui aveva davvero bisogno. "Ma si può sapere dove sei stato? Non sei mai sparito così, senza dare notizie. Che cazzo non rispondevi al telefono, a nessuno! Tua madre era preoccupatissima" e Nate lo sapeva bene. Quando era rientrato alle tre di notte, aveva visto sua madre corrergli incontro e abbracciarlo forte, con la coperta ai piedi del divano e la sua sorellina accucciata a lei. Non si era beccato un rimprovero vero e proprio, ma gli era bastato quell'occhiata ferita per sentirsi in colpa abbastanza da fare male.
"Mia madre sapeva che ero uscito, non è la prima volta che faccio così tardi non capisco cosa ci sia di diverso adesso" borbottò anche se sapeva benissimo la verità. Sua madre si era preoccupata perché non aveva risposto a nessuno, e perché giusto quel pomeriggio avevano litigato qualche minuto, innervosendosi ed alzando la voce un po' troppo, per colpa di suo padre. Alla fine, la colpa era sempre di quell'uomo, che con la sua assenza combinava comunque un sacco di casini.
"Mi ha detto che avete litigato e che poi te ne sei andato teso da casa, aveva paura che facessi qualche sciocchezza" fece duro, stringendo i pugni. Sebastian, una volta, lo aveva trovato ubriaco marcio e livido in faccia seduto in spiaggia, al freddo e bagnato. Ho fatto un bagno, così gli aveva detto ridendo ma ovviamente Sebastian non l'aveva trovato divertente, perché in quelle condizioni gli sarebbe potuto capitare qualcosa di peggio, tipo affogare o farsi trascinare via dalla forte corrente.
"Non so, cosa pensate tutti? Che voglia suicidarmi? Ma siete pazzi? Ci tengo alla mia vita, sta tranquillo Seb, non ho nessuna intenzione di rinunciare alle tante cose belle che ci sono qui in giro per una litigata da niente con mia madre o per l'insistenza di mio padre" mise in chiaro la situazione immediatamente, esasperato. Sebastian conosceva la situazione e non che pensasse che potesse giungere a fare un simile gesto estremo, ma quella volta in spiaggia era bastata - anche troppo per i suoi gusti. "Nessuno pensa questo, Nate. Potevi almeno mandare un messaggio a tua madre, lo sai che si preoccupa per te. Ed il tono che aveva mi ha messo in allarme" sbuffò seccato, passandosi una mano sugli occhi, verdi e cupi. Non doveva davvero aver chiuso occhio quella notte. Nate si sentì leggermente in colpa e sospirò chiudendo gli occhi, sentendo un leggero mal di testa. "Lo so, mi dispiace. Non ho sentito il telefono, sono stato in giro per i locali" alzò le spalle e passò una tazza di caffè al suo migliore amico, stringendo la sua fra le dita. Lo bevve a piccoli sorsi, sentendo ancor di più il martellio contro le tempie.
"Quindi, era per rotolarti sulle lenzuola con qualcuno che hai allarmato tutti quanti?" fece con una smorfia. Sebastian non aveva mai giudicato il suo stile di vita, in realtà lo aveva anche condiviso per un po', ma quella non poteva di certo essere una valida scusa per essersi comportato in quel modo. "Ma tutti chi, santo cielo?! Tu e mia madre vi siete allarmati per niente, mi dispiace va bene? Non succederà più, la prossima volta lascerò messaggi a tutti quanti così la smettete con questa storia!" urlò ed i suoi muscoli sulle braccia si gonfiarono. Fu costretto a stringere gli occhi forte per non sentire il mal di testa aumentare, e Sebastian lo guardò male, mantenendo il controllo. Non voleva far degenerare le cose, conoscendo l'indole di Nate.
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The Perfect Storm
Romance"Joris, se non vuoi che ti baci, stenditi per favore" In quel momento, il francese, si sentì in trappola. Era focalizzato sulla sua bocca a cuore, sul respiro lento e caldo del ragazzo, su una sua mano che risalì lenta su una sua coscia. E poi succe...