Je T'Aime

3.6K 185 23
                                    


L'aria, nella stanza, era tesa e irrespirabile.

Da una parte del letto c'era Barry, con gli occhi un po' stanchi e vuoti, forse tristi; dall'altro c'era Arleen che pareva avere un diavolo per capello e solo tanta voglia di piangere e urlare. Sul letto, Joris invece fremeva dall'ansia, dall'angoscia.

Alla fine aveva convinto Nathaniel ad andare a casa e riposarsi, il ragazzo però l'aveva subito chiamato non appena messo piede a letto, e Joris si era premurato di fargli sapere che non sarebbe successo nulla e che stava bene. E sapeva anche che in realtà quello che stava male era lui, che ripensava di continuo all'incidente e che non volesse far altro che allontanarsi. Ma il pensiero di stargli lontano gli procurava comunque dolore, portandolo all'esasperazione, alla più totale confusione.

Nathaniel non era ancora certo di cosa prevalesse dentro di sé, se più l'odio verso se stesso e i sensi di colpa o la voglia di fuggire via, allontanarsi per sempre da lui ed evitargli di ferirlo ancora, in maniere del tutto inconsapevoli. Perché lo sapeva bene, il male peggiore veniva fatto sempre in modo non intenzionale.

Sperava davvero con tutto sé stesso che accettasse quel lavoro a Milano e che provasse a staccarsi un po' da tutta quella vita che, a cominciare dal padre e finire all'incidente, non aveva fatto altro che portargli infelicità. Meritava un po' di puro relax, di lasciar vagare la mente su altri pensieri, che comprendevano soprattutto la realizzazione del suo sogno. Joris lo desiderava fortemente, perché uno con quel talento non avrebbe potuto far altro nella vita.

"Ho lasciato Sebastian" se ne uscì alla fine la castana, rompendo quel silenzio gelido. Joris sussultò, perché oltre ad attendere una risposta da Nathaniel e alla paura di perderlo sul serio, si era aggiunta anche sua madre, che ben presto sarebbe arrivata in ospedale col suo nuovo compagno, per fare finalmente le tanto temute presentazioni. E il moro non era certo di come si sarebbe comportato in quel momento, quando un altro uomo che non era suo padre avrebbe varcato la soglia della loro vita.

E in quel momento, l'unico a sussultare parve solo lui. Nemmeno Barry sembrava aver avuto un reazione a quella notizia, probabilmente perché anche lui era lì lì per darne un'altra. Joris si chiese se qualcosa nella loro vita sarebbe mai andata bene, viste quelle ultime settimane disastrose. "Che cosa è successo?" domandò sospirando ed appoggiandosi meglio contro quei scomodi cuscini. Desiderava terribilmente il proprio letto, i propri cuscini, la sua bella camera e i suoi disegni, iniziava ad odiare quei rumori e quegli odori persistenti di disinfettante.

"E' successo che Cameron non sembra intenzionato a mollare la presa e Sebastian ha preso il tutto come un fottuto gioco in cui il premio da vincere sono io. E sono stanca, di tutti e due. Li ho mandati al diavolo" all'angolo degli occhi, una piccola e luccicante lacrima scivolò giù, ma la sua mano spezzò violentemente la sua discesa asciugandola in fretta ancor prima che qualcuno se ne accorgesse. Peccato che Joris avesse vissuto gli ultimi cinque anni nel silenzio ad osservare e studiare le persone, e avesse percepito quelle lacrime, quel dolore nella sua voce e nelle sue espressioni fragili. Era triste per lei, perché non la vedeva più come una volta, la felice e spensierata Arleen, sempre allegra e dalla battuta pronta, quella che sarebbe stata capace di mandar giù un'intera bottiglia di alcool senza ubriacarsi.

"Sai che ti dico Leen? Hai fatto bene, vieni qui, lasciali stare" sussurrò, aprendole le braccia per farsi fare qualche coccola. La ragazza gli si fiondò fra le braccia e piagnucolò giusto qualche attimo prima di confessargli all'orecchio di essersi innamorata di Sebastian e di sentire già la sua mancanza. Era bastato un giorno e mezzo per far cadere la maschera da donna dura e incazzata e cedere il posto a quella innamorata e molle.

Barry invece non aveva il coraggio di ammettere di amare un ragazzo danneggiato, un po' come Joris, dalla vita. Non aveva il coraggio di ammettere che nessun Ryan sarebbe mai stato capace di cambiare quella faccenda; non era capace di ammettere di averlo tradito, ferito e di essersi comportato come uno stronzo. Guardare i suoi amici in faccia e confessare significava realizzare ed ammettere di aver fatto schifo, di aver preso in giro una persona buona senza ragione alcuna. E non voleva farlo, non era ancora pronto a mettersi di fronte la realtà.

The Perfect StormDove le storie prendono vita. Scoprilo ora