"Se è tardi a trovarmi, insisti, se non ci sono in un posto, cerca in un altro, perché io son fermo da qualche parte ad aspettare te."
Stava dando di matto da giorni.
C'erano stati momenti in cui si era richiuso nel silenzio della spiaggia, ad osservare il mare con lo sguardo triste e sconfortato, pensando a quanto sarebbe stato bello aver avuto di fianco suo fratello. Sarebbe stato fantastico e avrebbe avuto la soluzione giusta ad ogni problema. L'aveva desiderato così tanto al proprio fianco da farsi piccolo piccolo di fronte all'enorme dolore nel petto. Stéphane era stato un fratello brontolone, ma perfetto, e lo rivoleva indietro con quel broncio e quella matassa di capelli ricci sconclusionati sulla testa. Lo rivoleva perché non era giusto, perché gli mancava ed una parte del suo cuore era morta assieme a lui.
C'erano stati altri momenti in cui, invece, aveva preso in mano una matita ed aveva cominciato a disegnare senza nemmeno accorgersene, imprimendo su carta la qualsiasi cosa, come un bambino piccolo alla scoperta del mondo. E si era reso conto di aver affinato molto la tecnica e di essere migliorato veramente tanto, da stupirsene quasi. E si era sentito benissimo con le mani sporche di grafite e gli occhi spalancati per le ore di sonno mancate.
E c'erano stati altri momenti, come quello, in cui era nervoso e dava di matto.
In quell'istante fece ribaltare per terra il cassetto del comodino, producendo un gran fracasso. Non si era nemmeno goduto il racconto molto dettagliato su Arleen e Sebastian che avevano fatto l'amore in macchina e su quanto fossero felici. Ovviamente, l'ombra di Cameron incombeva ancora su di loro come un fantasmino e Sebastian più volte era stato tentato dalla voglia di prenderlo a pugni se non avesse smesso in fretta di girare attorno alla sua ragazza.
Il suo nervosismo era stato dettato da giorni di puro inferno. Il dolore per la perdita si era fatto così intenso da essersi comportato in maniera piuttosto rude e dura con chiunque entrasse nel suo raggio visivo. Tutti si erano accorti del suo volto ferito e spaccato, del fatto che stesse ricostruendo attorno a sé le solide mura di una volta, che stesse tornando a chiudersi in sé stesso. Arleen lo aveva visto mentre fissava la foto del padre con sguardo vacuo, come se si fosse perso dentro ai propri pensieri.
Ma a Joris non importava affatto, aveva bisogno di metabolizzare il proprio dolore e di darsi le colpe che meritava. Perché sì, la colpa dell'allontanamento di Nathaniel era stata tutta sua.
Aveva provato a fermarlo una settimana prima, acciuffandolo per un braccio, ma lo aveva liquidato con un "ho fretta" ed uno strattone ben deciso a cui non aveva dato veramente nessun peso, almeno non tanto quanto Joris che in quel momento si era sentito il cuore affondare nel petto ed il ghiaccio attorniarlo. Quando si incontravano sul vialetto di casa loro, Nathaniel lo ignorava e se ne tornava a casa o cambiava strada.
Quattro giorni prima, Joris aveva bussato a casa sua ma non aveva trovato nessuno ed aveva rinunciato. Aveva pianto tanto quella notte, inquietato dai soliti incubi, dai pensieri più cupi e dallo straziante bisogno di farsi abbracciare da lui. Perché, quando ne aveva avuto più bisogno, lui c'era stato, ed in quel momento lo desiderava più che mai.
Aveva visto Caleb tre giorni prima e si era un po' fatto consolare da lui, ma non era bastato. Il ragazzo era stato gentile e comprensivo nonostante i suoi modi freddi, ed aveva capito che ci fosse qualcosa sotto. Così l'aveva lasciato stare in pace per un po', con la promessa che sarebbe stato il moro a farsi vivo, quando la tempesta dentro al suo petto sarebbe passata. Ma Joris era certo che quel malessere non sarebbe mai andato via, perché gli mancava l'aria simpatica di suo padre, quella più frivola delle sue sorelline e quella imbronciata di suo fratello. E gli mancava Nathaniel, che non aveva fatto altro che sfuggirgli e ignorarlo, scappare e cambiare strada ad ogni occasione.
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The Perfect Storm
Romance"Joris, se non vuoi che ti baci, stenditi per favore" In quel momento, il francese, si sentì in trappola. Era focalizzato sulla sua bocca a cuore, sul respiro lento e caldo del ragazzo, su una sua mano che risalì lenta su una sua coscia. E poi succe...