So please dont' go

3.6K 204 60
                                    



Quando realizzò che fosse già giorno, si tirò velocemente giù dal letto. Guardò il sole oltre alla finestra e si stropicciò gli occhi appiccicaticci per il pianto. Aveva fatto i soliti incubi, contornati da un dettaglio in più: Nathaniel che gli voltava le spalle lasciandolo a piangere da solo.

Quando si rese conto della situazione in cui versava, decise di correre a fare una doccia calda. Ma prima ancora che potesse raggiungere la porta della propria camera, una lucina attirò la sua attenzione. Afferrò il proprio cellulare rendendosi conto di avere un bel po' di messaggi da parte di Barry e Arleen, che desideravano ardentemente potergli parlare. Li lesse tutti velocemente, fino a che non lesse un "buongiorno x" da parte di Nathaniel.

Per un attimo si fermò a contemplare lo schermo, ritrovandosi a pensare che in cinque lunghi anni non avevano mai avuto l'occasione di scambiarsi dei messaggi, che parevano non averne mai avuto bisogno. Ed in qualche modo, leggere quel semplice saluto, gli riempì il cuore di una violenta gioia. Di quelle devastanti, capaci di stroncare anche il respiro.

In meno di qualche secondo, la gioia venne rimpiazzata dai sensi di colpa, perché avrebbe dovuto dirglielo. Quello che era successo con Caleb non sarebbe dovuto passare inosservato, credeva fermamente che il ragazzo dagli occhi azzurri non avesse nessuna colpa. Era stato lui ad illuderlo in qualche modo e Nathaniel, una volta capito, avrebbe smesso di guardarlo in quel modo che tanto gli faceva tremare le ginocchia.

Si sentì opprimere violentemente da tutto quel caos che aveva dentro, ma spense per un po' la mente, riflettendo semplicemente i propri pensieri solo su di lui. "Buongiorno anche a te x" riuscì ad inviargli, prima di gettare il telefono fra le coperte sfatte e chiudersi in bagno, come se avesse paura di ciò che sarebbe potuto succedere, come se avesse avuto fra le mani una bomba.

Suo fratello Stéphane si sarebbe fatto grasse risate se fosse stato ancora lì con lui, ne era certo. Nonostante il broncio, per lui avrebbe sempre riservato quell'espressione orgogliosa da fratello maggiore che Joris provava a dedicare ad Arleen. Se quel brontolone tutto ricci fosse stato in quel bagno con lui e l'avesse guardato, sicuramente gli avrebbe detto una cosa del tipo "non è scappando che risolverai i tuoi problemi. Affronta gli ostacoli, corri, cadi e poi rialzati; vai avanti". Tipiche frasi da poeta maledetto quale credeva di essere e che puntualmente facevano cascare ai suoi piedi tutte le ragazzine a scuola. Un po' come succedeva anche a lui, per via di quegli occhi grigi e l'aria da bello e dannato che si trascinava dietro da sempre.

Dopo essersi guardato allo specchio sbuffò e sentì nelle orecchie le risate divertite delle due gemelle, che invece l'avrebbero proprio preso in giro e poi si sarebbero lanciate addosso alla sua figura smilza per poterlo trascinare in mezzo ad un gioco di cui non conosceva bene le regole ma che avrebbe fatto pur di stare con loro.

Si gettò sotto la doccia e sentì l'acqua calda sciogliere i nodi tesi dei muscoli, cosa che lo portò a poggiarsi contro le mattonelle ghiacciate e a sollevare il capo sotto al getto, per farsi colpire sul viso. Si lavò con fare piuttosto svogliato, fino a che non si rese conto di aver perso troppo tempo. Si attorcigliò la tovaglia in vita e nel farlo si accorse di qualche segno, lividi che avevano cominciato a prendere un colore piuttosto giallastro appena sotto al suo inguine. Non ricordava nemmeno di aver ricevuto un simile trattamento, ma quello era un succhiotto e l'unico che aveva potuto farglielo era il suo vicino di casa.

Sorrise appena nello sfiorarlo e si ritrovò a sospirare un po' perso. Forse non avrebbe dovuto pensare a nulla di negativo, forse l'avrebbe capito, forse l'avrebbe baciato e gli avrebbe fatto scordare tutto quanto.

The Perfect StormDove le storie prendono vita. Scoprilo ora