Faceva caldo. La temperatura si era alzata in maniera del tutto sconsiderata e Barry soffriva tremendamente il caldo californiano. Ci era cresciuto, aveva vissuto sempre in quella parte di mondo rovente come una fornace, eppure non sarebbe mai stato in grado di abituarsi. Sudava e stava male quando il sole picchiava in quel modo così sconsiderato. E non era neppure estate. Forse anche un po' per quello, durante i tre mesi di vacanza, preferiva rifugiarsi fra i monti, in casa dei nonni.
Era certo di poter sopravvivere però. Con passo sicuro e le mani sudate, cercò di raggiungere casa propria e nascondersi fra le mura fresche della sua stanza. Quella stronza di sua sorella Irina gli aveva lasciato fra le mani suo figlio e lui lo zio non lo sapeva fare.
Non era abituato a giocare con qualcuno, certo, voleva bene a suo nipote ma portarlo al parco giochi e stargli dietro tutto il tempo non era stato per niente facile. Lo vedeva poco, molto poco, come sua sorella e suo cognato, quindi pensava di avere una buona giustificazione in fondo.
"Zio Barry!" lo chiamò il piccolo strillando, fino fargli strabuzzare gli occhi. Si portò una mano all'orecchio e lo tenne stretto fra le braccia, per non farlo cadere dallo spavento. Quando venivano a trovarli, Irina si faceva il giro delle sue amiche con tranquillità e gli lasciava il piccolo Jonathan come un pacchetto. E a lui pareva tanto di avere una bomba fra le mani, perché quel piccolo mostriciattolo era la copia sputata della sua bellissima sorella maggiore, anche caratterialmente. E se i suoi ricordi non lo ingannavano, quando era piccolo, sua sorella lo faceva uscire fuori dai gangheri.
"Che c'è Jonny?" fece solo una piccola smorfia ed il bambino scoppiò a piangere dall'alto dei suoi spettacolari tre anni di esercitazione. Lo cullò per farlo smettere ma servì a poco, perché Jonathan si aggrappò alle sue folte ciocche bionde e cominciò a tirare contrariato dall'atteggiamento di suo zio. "Ok, ok! Dimmi che cosa vuoi Jo, così ti accontento" si arrese alla fine ad un sorrisetto amaro ed il bambino dai folti capelli biondi, come i suoi, si calmò gradualmente. "Mare!" squittì e Barry fece un sospiro pesante e straziato. Odiava Irina per averglielo lasciato, la odiava sul serio. E quello stupido di suo marito non vedeva l'ora di farlo per spassarsela per Santa Monica con la sua donna.
"Ma fa caldo Jonny! E' meglio tornare a casa, ti ci porto domani" quasi lo pregò e si ritrovò a darsi mentalmente dello stupido per quello. Pregare un bambino di tre anni era decisamente la cosa meno normale che avesse mai fatto. Era più semplice quando quell'ammasso di capelli biondo platino non sapeva camminare e parlare.
Lo strillo acuto di suo nipote gli fece rizzare persino i peli sulla nuca. Lo guardò spaesato rendendosi conto di aver attirato addosso l'attenzione di qualche passante. Lo pregò di smetterla ma fu tutto inutile, era deciso più che mai a spaccargli i timpani, a fargli scoppiare la testa e a non dargli nessuna tregua. "Dio, ti prego Jo!" borbottò fra un sospiro e l'altro, passandosi una mano sulla fronte sudata. Era già stremato. Corrergli dietro per tutto il Pacific Park lo aveva stancato da morire, era un uragano, come Irina.
"Fai schifo con i bambini". Quella voce lo gelò sul posto. Persino Jonathan rimase in silenzio, guardando lo sconosciuto alle spalle dello zio. Barry non si voltò nemmeno, preferendo non voltarsi a guardare i suoi occhi da tigre affamata, il suo volto affilato e sexy. Lo aveva evitato benissimo, poteva continuare.
Partì a passo spedito sul marciapiede, ma Gideon lo fermò di botto con un "è inutile che scappi" che lasciava intendere benissimo il fatto che il suo pensiero lo avrebbe inseguito comunque, per tutta Santa Monica. "Non sto scappando, sto andando a casa mia" fece con voce ferma. Non guardarlo in faccia lo aiutava molto, non essere squadrato da quegli occhi famelici lo spingeva ad andare avanti e a non fermarsi ancora, a percorrere la via verso la sicurezza. Non poteva fermarsi.
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The Perfect Storm
Romance"Joris, se non vuoi che ti baci, stenditi per favore" In quel momento, il francese, si sentì in trappola. Era focalizzato sulla sua bocca a cuore, sul respiro lento e caldo del ragazzo, su una sua mano che risalì lenta su una sua coscia. E poi succe...