Il fischio d'inizio

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È già mattina.

Sono le 7:30

Questa notte non ho dormito, perché oggi è il gran giorno.

Il giorno della gara.

Mi sono allenato parecchie volte questa settimana, e solo per questo grande evento.

Stamattina dovrò correre, più veloce di tutti, più veloce della luce.

Voglio assolutamente vincere.

Devo sbrigarmi, la gara inizia alle 8:15...

Eccoci, ci stiamo preparando sulla linea di partenza.

Vedo la mia famiglia sulle tribune, con mia madre e mia sorella. Papà non c'è, è oltreoceano, a combattere.

Non lo vedo da mesi, mi manca...

È anche a lui che dedicherò la mia vittoria.

Il mio allenatore mi ha ripetuto cento volte di aspettare il fischio d'inizio prima di partire, altrimenti mi squalificheranno. Io non voglio questo, non voglio perdere subito.

Io voglio vincere.

Sono super-concentrato, ho i sensi al massimo, aspetto solo quel dannato fischio.

-PRONTI!-

-PARTENZA!-

FIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII*
Parto di scatto, velocissimo, come mai prima d'ora.

Ho già distaccato gli altri, non ho nessuno davanti, sono primo.

Sto già vincendo.

Corro al massimo, sento la stanchezza, ma la ignoro.

Nulla dovrà rovinare questa giornata.

Nulla mi impedirà di vincere.

Nulla.

Mentre il nostro protagonista correva, tutto concentrato nella gara, non si accorse di molte cose:

non si accorse che nessun altro era partito oltre a lui;

non si accorse che l'arbitro non aveva ancora fischiato il segnale di partenza;

non si accorse che tutti i presenti alla gara avevano rivolto gli animi al cielo;

non si accorse che qualcos'altro, quel giorno, oltre all'arbitro, fischiò nel cielo

alle 8:15

ad Hiroshima.

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