Capitolo 20

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Vi pregherei di leggere questo capitolo ascoltando il brano di Ludovico Einaudi che ho allegato. Ho preso spunto dal periodo che sto passando, con mio nonno in ospedale per una malattia.
Detto questo, se vi piace cliccate la stellina.
Buona lettura.

Luke's pov
Una mattina di Luglio, Sandra irruppe in casa mia urlando frasi che dapprima non capii.

"Non voglio, no!"

"Sandra che succede?"

Nessuna risposta.
Inizialmente cercai di calmarla, ma non fu una buona idea, dato che non mi calcolò minimamente. Bestemmiava su tutto, gettava a terra tutto ciò che aveva di fronte e si graffiava il viso pallido.
Non ne potevo più di vederla soffrire così, perciò mi decisi a chiamare Juliane.
Lei non tardò ad arrivare, anzi fu rapidissima.
Bussò tre volte consecutive alla mia porta e io, con il cuore in gola, tirai un sospiro di sollievo.

"Dov'è Sandra?" chiese preoccupata girandosi attorno.

"In camera da letto, si è rinchiusa lì"

La mia migliore amica si precipitò nella mia stanza, bussò violentemente e urlò: "Sandra sono io, Juliane. Per favore apri la porta."

Dopo qualche minuto la porta si aprì. Grazie al cielo.
Sandra aveva gli occhi rossi e consumati dal pianto, le labbra carnose gonfie, il volto graffiato e maltrattato e i capelli spettinati e forse tirati a lungo.
Juliane la abbracciò fortemente, ma Sandra continuava ad essere impassibile.

"Vieni, andiamo in salotto" le dissi abbracciandole i fianchi e accompagnandola.

Le feci una camomilla, mentre Juliane le teneva compagnia e le pettinava i capelli maltrattati.
Sandra aveva la camicia sbottonata fin sotto il seno e indossava una gonna larga e nera, lunga fin sotto le ginocchia.

Posai la camomilla sul tavolo, e mi sedetti vicino alla ragazza dai capelli biondi. Il suo sguardo era quasi spaventato, preoccupato, triste, terrorizzato; sembrava che qualcuno le avesse detto o fatto qualcosa.

"Sandra, ti va di parlare?" le susurrai accarezzandole i capelli.

Annuì continuando a fissare il pavimento. Il suo era uno sguardo sofferente.

"Si trat-ta di m-mia nonna" balbettò a causa dei singhiozzi.

"Che è successo a tua nonna?" le chiese teneramente la mia migliore amica.

"È i-in osped-dale"

Io e Juliane ci guardammo esterrefatti.

"Perché è in ospedale?" chiesi abbracciandole i fianchi.

"Non lo s-so, si è sent-tita male e ha com-cominciato ad urlare"

Le scese una lacrima.
Poi cominciò a piangere disperatamente.

"Non riesco a cap-capire qual è il prob-lema"

"Starà meglio sicuramente, Sandra" la rassicurò la mia migliore amica.

"È l'un-unica persona rim-asta della mia famiglia, non voglio perdere anche lei"

Juliane aveva gli occhi lucidi.

"Come mai non sei rimasta lì?" chiesi guardando i suoi grandi occhi verdini.

"Gli inf-infermieri non volevano che rimanessi perché dov-dovevano effettuare dei controlli"

"Sai che ti dico? Ora ci alziamo e andiamo tutti insieme da tua nonna!" esclamò la mia migliore amica alzandosi dal divano.

Aiutai Sandra a bere la camomilla e, dopo che l'ebbe finita, ci alzammo e, insieme, ci dirigemmo verso l'ospedale al centro di Londra.

Domani arriverà lo stesso. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora