Capitolo 14

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Juliane's pov
Tornai a scuola di buon umore, con il sorriso stampato in faccia. La ferita c'era ancora e mi impediva di camminare regolarmente, perciò chiamai un taxi, dato che Luke era indaffarato a lavorare. Mi venne a prendere sotto casa (forse è per questo che mi costò qualche dollaro in più.)

"Allora signorina, dove andiamo?" Mi chiese sorridendo il taxista.

Era un uomo di mezza età, con i capelli grigi brizzolati e gli occhiali senza montatura.
Lo guardai di sfuggita, poi girai subito lo sguardo verso il finestrino indicandogli la strada.

Si fermò a dieci minuti dalla scuola, ciò significava che io, con il polpaccio ferito, dovevo camminare fino a scuola. Fulminai il taxista con lo sguardo e scesi dall'auto.
《Certe persone proprio non le capisco! Non vede che ho la gamba ingessata e a malapena riesco a camminare?! E ho pure pagato qualche dollaro in più!》pensai, infastidita.

Una mano mi toccò la spalla. Era Jonas con la tela sotto braccio. Mi sorrise a 32 denti, i suoi occhi mi ipnotizzavano. Riuscivo a vedere il mare in quegli occhi, forse erano l'unica cosa che mi piaceva di Jonas. E il suo fisico alto, muscoloso, i suoi capelli ricci e il suo sorriso perfetto.

"Buongiorno" mi disse.

"Buongiorno a te"

"Come stai?"

"Un po' meglio, grazie"

"Spero che il quadro piacerà alla prof, ci abbiamo lavorato molto"

Annuii.

Sentivo che Jonas era cambiato, sentivo che, grazie a quella terribile caduta che mi ha costato un mese di ingessatura, il nostro rapporto era completamente cambiato. Era più dolce, sensibile, più attento a me, sembrava addirittura che volesse proteggermi, e il che mi spaventava perché Jonas non era così,in fondo. Lui era uno di quei ragazzi fighi, menefreghisti, indifferenti, ma forse non del tutto. Mi piaceva però che il suo comportamento era cambiato, lo preferivo così.
Mi suggeriva le risposte durante i test, mi sorrideva spesso e mi aiutava a camminare, dato che la gamba non era ancora guarita.

Facemmo vedere i nostri quadri alla prof, che rimase sbalordita per qualche secondo.

"Juliane, il tuo è un capolavoro! Sei stata davvero grandiosa!
Il tuo Jonas è...carino, ma non mi convince tanto"

Jonas mi fulminò con lo sguardo.

"Che c'è che non va in quel quadro, prof?" Le chiese un po' innervosito.

"I colori non sono mescolati bene, ma non è del tutto male, credo. Però Juliane ha saputo utilizzare questa tecnica difficile alla perfezione"

"Grazie" sussurrai, arrossendo.

All'uscita da scuola, c'era Luke col motorino. Sentii qualcuno tirarmi per un braccio e trascinarmi all'angolo della scuola. Era Jonas, c'era da aspettarselo.

"È tutta colpa tua!" urlò.

"Che vuoi?!"

"È colpa della tua tecnica schifosa! Io dovevo prendere A e non tu!"

"Lo sapevo. Sei sempre rimasto lo stesso" detto questo me ne andai.

"Juliane!" Urlò Jonas, ma io non mi girai.

Non era di certo per colpa mia se lui non aveva nessun talento per la pittura! Questo voto me lo ero sudato, non volevo sentire la sua romanzina, m'innervosiva.

Andai verso Luke.

"Hey tutto apposto?"

"Sì" mentii.

La cosa più certa era che non avrei mai più lavorato con Jonas, mai più!

~
Il pomeriggio, Sandra mi mandò un messaggio, dicendo che voleva passare una serata con me. Mi feci una doccia veloce, mi vestii mettendomi una maglietta bianca e un paio di pantaloncini di jeans, presi la borsa, salutai Luke e scesi di casa.

Ci incontrammo in un bar vicino al parco, ci sedemmo e ordinammo due caffè. Cominciammo a parlare di tutto, lei era imbarazzata, le parole dovevo tirargliele, altrimenti avremmo passato una serata in silenzio.
A me piace il silenzio, la quiete, la tranquillità, dopotutto.

"Che lavoro fanno i tuoi?" chiesi per aprire una conversazione.

Non rispose. Abbassò gli occhi.

"Ehm...Sandra, ho detto qualcosa di strano?"

"No è che...è complicato"

Le scese una lacrima.
Mi avvicinai e le strinsi la mano.

"Sandra,ti va di parlarne?"

Annuì.

"Mio padre non lo vedo da quando ero piccola, non so dove sia e con chi sia. Mamma è morta qualche anno fa, perciò io vivo da mia nonna. A lei devo tutto, mi sostiene sempre, mi aiuta in tutto, quando sto male viene a chiedermi il perché, insomma...è come una mamma per me, ci tengo molto a lei."

Mi faceva piacere che Sandra si era finalmente aperta con me. Adoro questo tipo di persone, quelle che non si vergognano di nulla e non possiedono maschere. Mi venne una fitta al cuore quando sentii che anche la sua mamma non c'era più, mi si spezzava il cuore a vederla commossa.

Ci incamminammo verso la spiaggia. La brezza del mare mi addolciva, sentivo i brividi ad ogni soffio di vento. Ci sedemmo sulla riva, ti togliemmo le scarpe e immergemmo i nostri piedi nell'acqua. Sandra non guardava il mare, guardava l'infinito, ammirava ciò che si nascondeva oltre quell'immensa distesa d'acqua.

"Sandra, stai bene?"

Annuì.

"Sandra, volevo dirti che per ogni cosa io ci sono, sono pronta a proteggerti da tutti. Sento che qualcosa ci lega, non so se anche tu provi le mie stesse emozioni, sento che devo esserti sempre vicina"

La guardai nei suoi occhioni verdi.

"Grazie davvero Juliane" rispose abbracciandomi.

Appoggiai la testa sulla sua spalla e chiusi gli occhi per un momento. Lei iniziò a canticchiare sottovoce una melodia che non mi sembrava nuova.

"Guarda lassù nel cielo blu, ci sarò io a proteggerti, il resto lo decidi tu."

Domani arriverà lo stesso. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora