«Allora? Che ci fai qui tutta sola?»
«Cosi» mi limito a dire.
«Eddai Elvira..»
Lo fulmino con lo sguardo e capisce al volo di aver detto una parola sbagliata.
«El.. Si vede che non stai bene, a me non la dai a bere.»
«Non ho bisogno della pena di nessuno, sto bene, grazie.»
Passa qualche secondo di silenzio e immagino stia pensando a quali brutte parole dirmi per poi andarsene.
Funziona sempre cosi.
Io insulto e loro, giustamente, se la prendono lasciandomi sola.
«E va bene.» fa lui.
Mi volto a guardarlo per capire se é serio, e si, lo é.
Non dico nient'altro. Continuiamo a camminare in silenzio e sento che la rabbia sta andando via passo dopo passo, respiro dopo respiro.
È bello stare con qualcuno che sa quello di cui hai bisogno. Anche se quel qualcuno non è un tuo caro amico stretto o la persona di cui hai bisogno realmente, va bene anche cosi.
«Allora? Adesso che sono passati più di 15minuti mi spieghi cos'hai?» dice avvicinandosi a un tavolo fuori a un locale molto carino.
È pieno di luci e scritte enormi con dei colori vivaci. Fa una bella atmosfera, soprattutto a quest'orario e mi mettono di buon umore.
Gregg si siede incitandomi a fare lo stesso. Decido di essere gentile e accontentarlo.
«Vuoi qualcosa?» mi chiede tirando il portafogli dai pantaloni.
«No no, grazie»
«Va bene.»
Non sembra essersela presa ma nemmeno che gli sia indifferente.
Ordina una granita alla menta e quasi mi viene voglia di prenderne una anche io.
«Dicevi?»
Sbuffo. «Perchè ci tieni tanto a saperlo? Sono affari miei.»
«Volevo essere gentile, a differenza di qualcuno.»
«Bhe invece se proprio vuoi saperlo, risulti solo invadente.»
«Va bene. Allora mi dici perchè non hai ordinato niente?» dice con un sorrisino.
Non so come e perchè ma sto ridendo.
«Certo che sei proprio stronzo tu eh»
Beve un sorso di granita e poi risponde «Mai quanto te»
Mi scappa una leggera risata ma sincera.
«Finalmente ti vedo ridere.» fa lui con quell'accento spagnolo tanto sensuale.
«Eh già. Anche io possiedo dei denti sai»
La mia battuta lo fa ridere ed io mi sento decisamente meglio.
Amo far ridere la gente, mi fa sentire una persona migliore.
Ci alziamo dal tavolo e proseguiamo la passeggiata.
«Mi parli un po di te? Ora che ci penso sto trascorrendo del tempo con uno sconosciuto» gli dico.
«Mhh, in effetti.. Cosa vuoi sapere?»
«Quello che ti pare»
«La mia vita non è poi cosi emozionante.. Lavoro, viaggio e sto con i miei amici.»
«Quanti anni hai?»
«21, perchè?»
«E non vai a scuola?»
«Ho finito. Ho fatto corsi avanzati e adesso lavoro..»
«In un albergo» lo anticipo.
«Fammi finire. Lavoro in un albergo e sono una guida turistica, ecco perchè sono in grado di parlare più lingue e viaggio spesso.»
Merda che bello.
Mi guarda, poi si passa una mano fra i capelli e torna a guardarmi.
«È fantastico!» mi limito a dire.
Viaggiare è sempre stata una delle cose che più mi piace fare e lui lo fa come lavoro. È una figata pazzesca cazzo.
«E la tua famiglia?» continuo con le domande. Questo ragazzo dall'accento spagnolo mi incuriosisce parecchio e più lo conosco, più mi piace. Come amico, non facciamoci strane idee.
Sembra essere un tipo in gamba.
«I miei li vedo quando posso. Ormai ci sono abituato alla loro assenza.»
Continuiamo a farci domande a vicenda ed io mi sento molto meglio.
Non ho toccato ne alcool e ne fumo. Mi sento in dovere di farmi i complimenti da sola, o forse a lui.
«Senti, domani se ti va ho un po di tempo libero, magari ti mostro la città se ti va»
È imbarazzato, lo capisco da come sorride mentre si aggiusta i capelli.
Leggo un chiaro segno di speranza nei suoi occhi e non riesco a dire di no a quei due occhioni. Non dopo la sua estrema pazienza nei miei confronti stasera, ma non posso nemmeno abbandonare le mie amiche.
«Va bene se con noi vengono delle amiche?»
«Va più che bene!» afferma entusiasto.
Gli sorrido e salgo su in camera per dare la notizia alle mie amiche.
Non ho controllato le chiamate sul telefono e non so niente di loro da ore.
Mentre aspetto che scenda l'ascensore al mio piano, passa un tipo sulla trentina circa che parla ad alta voce al telefono. Oh ma guarda, inglese anche lui.
«Per le dieci in punto ti voglio in camera Cameron!»
Mi volto di scatto non appena sento quel nome. Pare mi perseguiti.
Ed io che me ne quasi dimenticata.
Sono bastate poche ore con uno qualsiasi per allontanarlo dai miei pensieri. Magari non è cosi complicato, magari sono io che sto esagerando. Forse è solo una cosa passeggera, anzi, ne sono sicura!
Arrivo davanti la porta della mia camera e prima di entrare, faccio un grosso respiro pronta per affrontare Ally. Trovo le mie amiche stese sul letto a chiacchierare.
Mi sento quasi a disagio e non so il perchè. So perfettamente di aver avuto una reazione non molto carina ma non mi va di chiedere scusa; qualunque sia la motivazione di Ally per non parlarmi di questa misteriosa cosa.
Non appena mi vedono, nella camera cala un silenzio tombale.
Poso le chiavi e le sigarette sul tavolo e con la coda dell'occhio vedo Lexi dare delle spallate a Ally.
«El»
«Si?»
Non mi volto neanche.
«Possiamo parlare? Voglio spiegarti tutto.»
La curiosità prende il sopravvento e mi fiondo sul letto seduta accanto alle mie amiche.
«Spara!»
Ally abbasa il capo, fa un respiro profondo e Lexi alla sua destra le posa una mano sulla spalla quasi come per confortarla.
Okay adesso mi sto preoccupando.
«In quella valigia ci sono cose importanti, cose che appartengono ai miei genitori ormai morti in un incidente stradale dieci anni fa.»S/A.
Ve lo sareste mai aspettato?
Al prossimo capitolo ciaooo❤️❤️
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Hold my hand.
FanfictionElvira Wilson, testarda, orgogliosa e decisa. Tormentata da un passato oscuro e pieno di critiche. Ha vissuto tutta la vita tra aeroporti e valigie. Una nuova vita la aspetta a Los Angeles. Una famiglia perfetta ma che pretende troppo dalla 17enne...