SESTO CAPITOLO

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Il ritorno a casa con Mark è silenzioso, ma sono molto più tranquilla rispetto a quando mi sono allontanata dai miei amici per discutere con Liam.
La conseguenza è stata trascorrere il resto della serata quasi in assoluto silenzio, di tanto in tanto Mark baciava e stringeva la mia mano ed io assecondavo tutto, purché non dessi a vedere che dentro mi sentivo - sento- totalmente.. persa.
Ho riso quando Rob, al quinto bicchiere di tequila, stava quasi per cadere dalla sedia e Jessica ha passato il restante della serata a fargli da mamma. "Sto b-bene Jess" ripeteva ogni volta tra un risolino e l'altro. Al sesto bicchiere, ho temuto che andasse in coma etilico, aveva gli occhi iniettati di sangue e socchiusi in una fessura, ma quando, essendo rimasti ormai da soli e qualche vecchio cliente abituale, si è alzato sulla sedia sventolando un tovagliolo ed ha urlato "salve popolo, salve" e infine, scendendo dalla sua sedia, e alzandosi su quella di John, lasciandogli pochissimo spazio per sedersi, con i pugni al cielo ha urlato a squarcia gola "I'm the king of the world" imitando Leonardo Di Caprio nel film Titanic ho capito che è imbattibile. Adrien ha semplicemente riso, imitando il capitano. A quel punto abbiamo capito che era il caso di riportarlo alla confraternita.


I ragazzi hanno accompagnato Rob che, dopo qualche protesta, ha accettato di camminare a braccetto con Sam che lo sosteneva. Liam rideva ad ogni battuta o barcollamento di Rob, di tanto in tanto beveva dalla sua birra ma avvertivo la sua tensione. Avvertivo il suo fastidio al solo incontrare i miei occhi.
Mark invece ha preferito accompagnare me e le ragazze.
"Sicura che è tutto ok?" mi ha detto aiutandomi a scendere dall'auto e salutando con la mano Jane e le altre. "Certo", ho detto baciandolo con più convinzione possibile, e dalla stretta sul mio sedere credo che ci sia riuscita. Avrei voluto dirgli che non c'è nulla che va bene, che sono distrutta e non conosco neanche io il motivo. Se Liam a me non piace, perché ci resto così male nel sentirmi dire che prova le mie stesse cose? "Perché a te piace ancora" risponde la mia vocina interiore e, per una volta, forse, dovrei darle ragione.
Entro nella mia camera e mi ritrovo Jane piazzata davanti all'armadio in mutande che mi scruta senza pietà.
"Okay, cos'è successo? E non accetto un "niente" come risposta, quindi sputa il rospo carina" sbuffo poggiando la mia borsa sul suo letto su cui mi getto con un tonfo enorme.

"Non gli piaccio, Jane. Si è arrabbiato perché ho cantato la canzone che lo scorso anno mi aveva fatto ascoltare ma ha affermato esplicitamente che non gli piaccio" riprendo fiato e la guardo negli occhi "pareva che quasi gli facessi schifo quindi no, sono io che non accetto una tua risposta e non voglio sapere cos'hai da dire. Con le tue idee tutte strane mi hai fatto perdere la ragione e fatto credere che davvero potessi piacergli ma no, Jane, io non gli sono mai piaciuta e mai gli piacerò" mi trascino al mio letto e in maniera assolutamente teatrale mi stendo con un altro tonfo portandomi il braccio destro sulla fronte. Mi sento la testa esplodere e non capisco il motivo di tanto nervosismo se continuo a ripetermi che lui non mi piace.

Jane afferra la spazzola dal suo beauty e si siede sul suo letto accanto a me. So già cos'ha intenzione di fare. Mentre spazzola i suoi lunghi capelli biondi, inizia quello che presumo sia uno dei suoi lunghi monologhi che poi si trasformano in suoi racconti passati, sui genitori e mille esempi affinché possa convincermi che ciò che dice è giusto. Dovrebbe provare la professione di avvocato.

"Meredith cosa ti aspettavi?" i suoi occhi mi scrutano "Quella canzone era per te e lo sai perfettamente, altrimenti perché l'ascolteresti se non fosse così? Solo perché ti piace? Insomma, quando la finirete di essere ipocriti entrambi e la smettete di allontanarvi se è l'altro che volete?" faccio per rispondere ma vengo interrotta da una suoneria, prendo il cellulare e sul display compare una faccia buffa di Liam, una foto che ha scattato nel nostro "periodo" di grande amicizia. In preda al panico, stacco la chiamata.

"Chi era?" aggrotta le sopracciglia come se stesse pensando.

 "Nessuno" mi alzo in fretta ed inizio a spazzolare anch'io i miei capelli sicuramente più corti e meno belli di quelli di Jane.
Assumo un espressione impassibile, come se non fosse davvero niente di importante.

Il cellulare riprende a suonare e al terzo squillo so che Jane freme dalla voglia di rispondere o quantomeno di vedere chi è.
"Beh allora non ti dispiace se rispondo io." Cerco di fermarla ma Jane arriva prima di me al cellulare e, per fermarmi, mi getta un cuscino in faccia "Pronto?" cerco di fermarla ma so che ormai è troppo tardi e quindi mi limito a guardarla furiosa. Che stronza!
"Sì, sono Jane... Certo. Ora? Ok... Certo, non preoccuparti. Verrà." Aggancia il telefono. Sono furiosa ma al tempo stesso ansiosa, so che era Liam e so che voleva qualcosa molto più importante degli appunti. Mi guarda con un sorriso ebete che le vorrei togliere a colpi di cuscini.
"Tra dieci minuti all'angolo del campus, dove c'è la fontana, fatti bella bambolina." Mi manda un bacio e poi si avvia al bagno. Sono in preda al panico. Questa cosa che ad ogni litigio me lo ritrovo qui mi sembra assurda, eppure non posso nascondere che avverto uno strano senso di agitazione, agitazione che non saprei se definire positiva o meno. Ho il cuore che quasi mi esce dal petto per quanto batte ma ho bisogno che resti al suo posto, così come la testa e la mia ragione. Ho bisogno di lucidità.
E poi... come ci si può fare bella in dieci minuti? Per competere con Victoria mi ci vorrebbero anni.

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