QUINDICESIMO CAPITOLO

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"Non le ho raccontato niente perché non avrebbe capito.
E, anche se avesse capito, non sarebbe stata la verità."
( - La settima onda )



Il sabato e la domenica si sono trascinati allo stesso modo: me immersa nello studio per gli imminenti esami e completamente in ansia per il ritorno a casa di mercoledì per il ringraziamento.

L'unico momento di svago sono stati Jane e Rob che litigavano su quale film andare a vedere o dove andare a mangiare e Mark che di tanto in tanto mi ha portato del cibo. Non c'è stato bisogno di nessuna magia per capire che non mi andava di uscire, soltanto che questa mattina sono stata obbligata per l'esame di biologia per il quale penso di essermi ingoiata le tonsille per l'ansia.

"E' andato bene, sta tranquilla cucciolotta" John siede dall'altra parte del tavolo accanto a Sam mentre Mark siede alla mia destra e Candice alla mia sinistra.

"Non chiamarmi così, cazzone" ovviamente la mia frase provoca le risate sommesse dei miei amici, ma a me non fa ridere. Nulla mi diverte, nulla mi stimola o mi appaga. Sono patetica, lo so, ridotta ad uno straccio per qualcuno che non ha la minima considerazione di me.

"Beh, andiamo?" Mark si alza e mi tende la mano come se avessimo deciso di andare da qualche parte poco fa e dallo sguardo così sconvolto è come se io me ne fossi appena dimenticata. Oddio, spero vivamente che non sia così o perderò il lume della ragione anche se, in tal caso, l'avrei già perso da un bel pezzo.

Ormai evidente dal mio viso quanto sono disorientata,  è Mark a dare la risposta alle mille domande "Ti porto a fare un giro, per domani non hai da studiare quindi non hai scuse" senza obiezioni afferro la sua mano e mi dirigo alla sua Audi.
Non ho voglio di obiettare ma ho voglia di svagarmi, di sorridere, stare bene... ho voglia di Mark.

I primi minuti in auto sono i più imbarazzanti, non ci scambiamo parola, questo probabilmente perché il mio ultimo ricordo in questa macchina risale a me avvinghiata a lui e credo di non essere la sola a ricordarlo.
"Se ti va puoi accendere anche la radio." Il mio sguardo indugia sull'aggeggio. "Rilassati, Hall, ci stiamo solo andando a divertire" certo, rilassarmi. Un pomeriggio con il mio ex fidanzato a cui ho spezzato il cuore perché credo di non essere alla sua altezza e che meriti una persona perfetta quanto lui ma che nonostante ciò ha continuato a volermi bene e starmi accanto anche quando ho sofferto per un altro ragazzo tanto che è attualmente la persona di cui più mi fido, non deve essere poi così difficile. Devo solo... rilassarmi. Certo.

"Come mai sei tornato qui? Non mi sembra di avertelo mai chiesto" nel frattempo alla radio danno "The Hills" dei The Weeknd ed io tengo il tempo con la testa.

Mark sorride mentre picchietta le dita sull'auto quasi in sintonia con il movimento del mio capo.
"Avevo bisogno di cambiare aria. Mio padre insisteva nel farmi entrare nell'azienda di famiglia che si trova a New York ma a me non andava. Sai, tutte quelle faccende di affari, soldi... è mia sorella ad essere portata per queste cose, non io" in effetti non riuscirei a vedere Mark in giacca e cravatta in giro per New York che chiude grossi affari. Anche se, a me, l'idea di lui in giacca e cravatta non mi dispiace per niente.

Mentre canticchia il ritornello della canzone si volta e mi concede uno dei suoi sorrisi sghembi "Che c'è? Ti ho mica sconvolto?" scoppio a ridere mentre gli do un colpetto sul braccio e lui continua a sorridermi... è incredibilmente sexy anche quando guida ed è coperto da quel berretto di lana.

"No, stupido. Ma non mi avevi mai raccontato qualcosa di così... intimo, eccetto rare volte" Mark si ferma ad uno dei semafori super affollato. Finalmente riesco a non pensare qualcosa che non siano Liam o Victoria e, soprattutto, riesco ad essere di nuovo me stessa con Mark.

Fa un sospiro come se stesse pensando "Non me l'hai mai chiesto. Ma si può sempre rimediare. Oggi, però, concentriamoci su altro" In effetti non gli ho mai chiesto nulla di estremamente personale, forse per il timore che lui potesse fare lo stesso con me ed io francamente non ero e non credo di essere pronta ad aprirmi. Non lo sarò mai, probabilmente.
Chi vorrebbe farlo con un passato come il mio?

Scuoto il capo e torno al mio pomeriggio di svago. "Del tipo?" chiedo incuriosita.

Mark si volta con un sorriso trionfante in volto "Oh.. vedrai. Ci sarà da divertirsi."

E in effetti ci siamo divertiti. Mark mi ha portata a fare uno di quei giri in canoa che si vedono nei film ma è stato orribile constatare che è molto più difficile di quanto appare e che non conta se credi di metterci tutta la forza, sei sempre ferma in mezzo al niente. O almeno è quello che succedeva a me quando provavo a muovermi senza il suo sostegno, ossia quando lui guidava entrambi ed io fingevo di muovere il remo.
Dopo, quando ero mezza bagnata e morivo di fame, mi ha portata ad un ristorante conosciuto per i cibi più strani ma anche super gustosi. Ma vi do un consiglio, mai dire "qualcosa di nuovo" alla cameriera che ammicca al tuo ex fidanzato figo che ti elenca una serie di nomi e poi sceglierne uno a caso, soprattutto se vi trovate in un ristorante del genere!

Mark ha scelto il Pidàn o anche "uovo centenario" e anche se aveva un aspetto... vecchio e marcio, mi ha assicurato che fosse buono ma ho rifiutato volentieri quando me l'ha offerto. A me, invece, la cameriera ha portato il "Shiokara". Lo avevo scelto perché dal nome mi sembrava una delle cose più normali... ma posso assicurare che era tutto eccetto che normale. Il Shiokara è uno shottino di calamari fermentati nelle loro proprie viscere, un piatto tipico giapponese, talmente puzzolente che dopo il primo assaggio ho dovuto scolarmi un bicchiere intero di vino con la risata di Mark come sottofondo. Inutile dire che non ho toccato altro in quel ristorante e che non ho intenzione di tornarci.

Per alleviare l'orribile sapore che avevo, abbiamo optato poi per un buon gelato. Sì, certo, il gelato a metà novembre è forse il meno indicato ma cocco e cioccolato allievano qualsiasi cosa, anche l'orribile figuraccia di camminare con una macchia di cioccolato sulla T-shirt bianca.
Ma tutto, tutto è stato perfetto. Nonostante questo.
E non dovrebbe esserlo, non dovrebbe.

"Grazie, è stato... liberatorio!" Mark se ne sta appoggiato allo stipite della porta mentre io mi trovo in camera, anche se è stato qui un milione di volte ora sembra essere troppo intimo per replicare.

"E' questo quello che avresti avuto ogni giorno, se avessi scelto me, ma non mi hai voluto" alza le sopracciglia come a dire "fattene una ragione."
Non è vero che non lo voglio, non è vero che non l'ho scelto, ho semplicemente fatto la cosa migliore per entrambi. Merita di meglio. E' questo che gli direi se non fossi così codarda, ma mi limito a portare lo sguardo oltre la sua spalla mentre mi interrompe prima che io possa davvero rispondere "Tranquilla, non è uno squallido tentativo per chiederti di tornare da me. Ma è così, avresti avuto questo ed altro se avessi scelto me. Ma da amico non mi spingerò oltre. Buonanotte Meredith" strizza l'occhio destro e poi si allontana.

So che cosa avrei avuto da Mark: amore. Un amore incondizionato, un amore costernato da passione e dolcezza. Sarei stata quella ragazza che tutte avrebbero invidiato perché avevo uno dei ragazzi più fighi che era inaspettatamente dolcissimo. E' proprio per questo che non ho potuto. Non merito tutto questo. Avrei avuto da Mark tutto ciò che ho sempre voluto da Liam, ma credevo davvero che lui potesse darmelo. Ho sempre amato l'idea di noi due avvinghiati sul divano a guardare un film penoso. Ma non nascondo che l'idea di Mark che faceva o faccia lo stesso con un'altra è sempre un pugno al cuore e che non ho mai smesso di trovarlo irresistibile. Così i piedi e la bocca si muovono senza il consenso del resto del mio corpo.

"Aspetta" Mark si blocca a due porte dopo la mia, ma non si volta.

"Non ho mai detto di non volerti" ed è vero. Non ho mai detto di non voler Mark, ho solo taciuto quando avrei dovuto scegliere.
Non posso averlo e mai potrò. Avrei mai potuto dirgli questo? O il fatto che ho sperato in me e Liam dal momento in cui l'ho conosciuto e così dovrà essere?
Ho taciuto perché non avrei saputo rispondere.
Ho taciuto, è vero, ma non ho mai detto di non volere Mark. Una parte di me vorrà sempre quelle labbra sulle mie. Vorrà sempre le sue parole dolci, vorrà sempre il suo amore incondizionato.

Segue un breve silenzio e poi gira il capo nella mia direzione "Lo so, Meredith. Ma non hai neanche detto il contrario e, soprattutto, tu non mi vuoi come io voglio te" si volta senza aspettare una mia risposta. Probabilmente sa che non ce ne sarebbe stata una, sono troppo stupida per poterne formulare una di senso compiuto. Troppo stupida per prendere le scelte giuste, scegliere le persone giuste.

Posso avere tutto ciò che ho sempre voluto, ma da una persona che è troppo perfetta per me e che non posso permettermi di rovinare.

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