PRIMO CAPITOLO - SECONDA PARTE

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La settimana è trascorsa in fretta, ogni giorno dopo le lezioni ho trascorso i pomeriggi con Mark che ho potuto conoscere meglio, e la sera con le ragazze anche se io preferisco quando restiamo solo io e Jane. Sì, lo so, sono monotona.

Di tanto in tanto ho litigato con Liam. Beh, io e Liam litighiamo spesso.

Mi racconta in continuazione di non amare più Victoria ma al tempo stesso, di fatto, non la lascia mai. E' troppo infantile in certi versi, ma so che su di lui posso contare, anche se continua ad elencarmi i motivi per cui non dovrei frequentare Mark. E poi è così... appiccicoso. Se fossi Victoria lo ammazzerei. Ma c'è questa cosa strana tra noi: lui mi ascolta senza che io pretendi mai una vera e propria risposta da lui, e viceversa. Ci capiamo. Ci... Liam è Liam.

Scaccio i pensieri negativi e mi concentro sul caldo assurdo nonostante sia già settembre. Lego i capelli sulIa testa e continuo a ripensare a quanto Mark mi renda serena e quanto, con lui, i miei demoni si plachino.

"Pronta?"  Dio, quanto è sexy con la maglia bianca che lascia intravedere quei muscoli... oddio, ho bisogno davvero di un fidanzato. Magari proprio di lui.

"Sì, sono pronta. Mi dici dove andiamo?" Mark ieri ha detto che vuole portarmi in un posto speciale ma non ne ho proprio idea di dove andremo. Spero non in un posto elegante dato che i Jeans, gli anfibi ed un top con sopra la camicia non sono tanto indicati.

"No, ti ho già detto che è una sorpresa" risponde entusiasta, mi da un bacio sulla guancia e poi entriamo in auto. Per tutto il tragitto canticchiamo canzoni. Non ascoltiamo molto lo stesso genere musicale e ci piacciono cantanti diversi, ma siamo riusciti a trovare un compromesso: al ritorno ascolteremo le canzoni scelte da me e all'andata abbiamo ascoltato uno dei suoi gruppi preferiti i Depeche Mode - che in realtà è anche uno dei miei ma questo ancora non lo sa -, soprattutto con la canzone Enjoy the silence.

Il viaggio dura poco e quando vedo che accostiamo poco prima dello Space Needle inizio a saltellare sul sedile della sua auto, come una bambina.

"Oddio mi hai portata allo Space Needle, oddio... oddio" urlo come una bambina che ha appena ricevuto i regali il giorno di Natale. Sono qui da un anno e non ho ancora visitato lo Space Needle, lo so, sono pessima. Gliene avevo parlato il giorno dopo la nostra chiacchierata fuori dal campus, e lui... non ci posso credere.

"Ecco, è qui dove ti volevo portare" annuncia fiero Mark, e deduco dal tono di voce forse anche un po' malinconico. Apre la mia portiera, da perfetto gentiluomo, e mi conduce in uno dei luoghi che, ne sono sicura, diventerà uno dei miei preferiti.

Una volta in cima resto estasiata. Non faccio altro che sorridere e saltellare come una bambina, Mark sorride quasi fiero di se stesso. Prende la mia mano e mi fa voltare verso di lui quasi come in un ballo. "E'.. è stupendo, Mark. " Volto il capo verso lo spettacolo immenso che è questa città. Riesco a vedere praticamente tutta Seattle super illuminata, caotica e piene di persone che continuano con la loro vita mentre io vorrei fermarmi in quest'attimo per sempre. Qui, con Mark.

"Ti ho portata qui perché mi piaceva venirci con mio padre la domenica mattina. So che non è niente ma per me è importante. E' il mio distacco dal mondo. Come una medicina, hai presente?" dice togliendomi alcuni capelli dal volto. Non so cosa riesce a farmi questo ragazzo, ma con lui riesco quasi a sentirmi... normale. Quasi a credere di poter star bene. Sospiro.

"Sì. Sì, credo di riuscire a capirti" sorride e infine mi cinge la vita con le mani, temo che tutto questo contatto gli darà modo di poter sentire il mio cuore che quasi scoppia. Ho un vuoto al petto da quando lei non c'è più, non con me, e con Mark riesco quasi a sentirmi completa. E' così sbagliato volere così in fretta qualcuno?

"Ed io penso che tu ne abbia bisogno, sembri sempre così tormentata." Non lo faccio di proposito, sono loro che non mi lasciano in pace. Vorrei avere un interruttore nella testa, vorrei per una volta spegnere i pensieri e i sensi di colpa che mi tormentano da quasi nove anni.

Sorrido "Non dovevi farlo per forza. Io sto bene, ancor di più ora che mi trovo qui con te" ed anche questo è vero, perché per la prima volta ciò che dico di provare corrisponde a ciò che provo realmente. Niente finzione, niente nascondigli, mi sento quasi libera. Quasi. Avrei un milione di motivi, a detta di Liam, per non fidarmi di Mark, ma con me è sempre stato un tesoro ed è in grado di tenermi calma anche quando ho il fuoco dentro che mi infiamma anche le ultime speranze. E' così da quasi nove anni, è così che mi tormentano. Mille o più voci che parlano, parlano e parlano. Parlano così tanto. Mi dicono che non ci riuscirò, che ogni cosa pessima che io abbia mai dovuto affrontare in vita mia, me lo sono meritata. Mi dicono che nessuno mi vorrà mai.

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