• Giorno 5 •

3.7K 140 16
                                    

9:46am
Quella mattina Steven si alzò presto, ritrovandosi già con i vestiti addosso così uscì subito di casa alla ricerca di un lavoro per sè e, se aveva un po' di fortuna, anche per i suoi amici. Si fermò in un bar a comprare un donuts per colazione e poi si mise in strada alla ricerca di qualche cartello, volantino o qualcosa del genere in cui ci fosse scritto che cercavano qualcuno per un lavoro.

11:45am
Solo dopo delle ore riuscì a trovare qualcosa: mentre stava passando davanti a  una pizzeria, notò un cartello fisso sulla porta.
Cercasi cameriere con un minimo di esperienza nel campo, chiamare il numero telefonico qui sotto e chiedere di Charlotte: 555-4132765.
Staccò immediatamente il foglio di carta, frugò nelle tasche alla ricerca di qualche spicciolo e, dopo averli trovati, si avvicinò ad una cabina telefonica.
Digitò il numero.
TU TU TU
"Pronto?"
"Charlotte?"
"Si? Chi è?"
"Chiamo per il volantino della pizzeria, dolcezza."
"Oh si! Sei solo uno? Perchè in realtà cercavamo due camerieri."
"Perfetto! Anche un mio amico cercava lavoro quindi...siamo presi?"
"Stai calmo, stallone! Prima devo vedere come lavorate!"
"Si, si, allora quando possiamo venire?"
"Facciamo domani pomeriggio al locale, verso...le 6:50pm?"
"Ok, a domani."
Attaccò la cornetta ed uscì trionfante dalla cabina.
Per sua fortuna e per quella di Duff, i due avevano lavorato insieme in una pizzeria qualche mese indietro. E così tutto felice per la notizia se ne ritornò a casa saltellando di qua e di là come farebbe Heide, ma si fermò di colpo notando un signore addentare una deliziosa fetta di torta al cioccolato.
"Me la merito proprio!" detto questo entrò nel bar ed ordinò subito la stessa fetta di torta che aveva visto al signore, poco prima.

~

JOSEPHINE

7:00am
DRIN DRIN DRIN
Come ogni lunedì fatico ad alzarmi dal letto, cerco di rigirarmi nelle lenzuola ma c'è qualcosa che mi blocca stretta. È come se qualcosa soffiasse sul mio collo. Aspetta...
Allungo una mano dietro la mia schiena andando a toccare un lembo di pelle (?), quando me ne rendo conto cerco di spingerlo lontano dal mio corpo per potermi alzare ma non ci riesco così passo al piano B: gli do un pizzico.
"AHHHH!" sento urlare nel mio orecchio. "MA CHE CAZZO FAI?" urla...Slash.
"Saul che ci fai nel mio letto?" chiedo ancora non riuscendo a girarmi e di conseguenza a poterlo guardare dritto negli occhi.
"Volevo dormire con te, così ti avrei accompagnata a scuola." piagnucola sentendolo massaggiarsi il punto dove gli ho dato il pizzico, finalmente si sposta più in là così che mi possa girare.
"Me lo potevi dire." lo consolo stringendoli le guance come fanno le zie ai nipotini.
"Ahia!" si lamenta, così smetto. "Mi dai un bacino?" dice con la vocina dolce di un cucciolino.
Gli scocco un bacio sulla guancia e poi mi alzo dal letto, guardo l'ora: 7:10am.
"E comunque potevo andare da sola a scuola!" gli faccio notare. "Sono un' adulta!" continuo.
"Si lo so..." abbassa lo sguardo. "Ma?" comincia.
"Cosa?" chiedo curiosa, ma non mi risponde. "C'era un MA sottointeso! Forza continua!" lo obbligo innervosità.
"Ma non mi fido a lasciarti sola per strada!" dice tutto d'un fiato.
"Ecco! Sei contenta ora?" si alza dal letto e se ne va. Che strano, oggi...

~

'Questa situazione mi sta letteralmente distruggendo! Ho tanta paura!' pensò il riccio.
Aspettò Josephine alla porta e quando fu pronta la accompagnò fino davanti la sede, la guardò entrare dentro e quando la porta si chiuse cominciò, di nuovo, ad incamminarsi verso casa.
Camminò lentamente ma aveva qualche presentimento negativo...si sentiva ossevato, quando qualcuno lo sbattè contro ad un muro di uno dei tanti vicoli, lo afferrò per il colletto della maglietta.
"Hey, attento! È pulita la maglietta!" protestò Slash.
"Zitto!" disse l'uomo e subito dopo entrò nel vicolo un'uomo basso dallo scalpo quasi calvo, barba folta e vestito elegantemente...Bart e accanto, ai suoi lati come due colonne, c'erano due uomini alti e muscolosi, i fratelli Sasha – venivano dalla russia – .
'Oddio...'
Slash aveva paura e lo fece notare agli altri quattro, sbiancò alla vista degli uomini e deglutì visibilmente.
"Heyyyyy...man..." disse incerto il riccio con un finto sorriso stampato in faccia.
Bart fece un cenno allo scagnozzo che subito lasciò la presa sul riccio, che si sistemò il colletto della sua t-shirt preferita: quella di Wolverine.
"Tu sai cosa mi devi." andò al sodo lo spacciatore.
"Lo so, signore."
Non si era mai rivolto così con tanto rispetto a nessuna creatura vivente o morta, tranne che alla sua amata Les Paul. Se poteva l'avrebbe sposata!
"E allora dove sono i soldi? Se non me li dai entro...dopo domani, mi prendo quella tua amichetta. È carina, non trovi?"
'Josephine...'
"Si, è carina ma lei non si tocca!" protestò invano.
"Un patto è un patto! Tu dovevevi darmi quei soldi già una settimana fa e il patto ormai è saltato! Io comando e quindi decido io cosa è giusto e cosa no! Io ti ho dato la migliore roba di tutta Los Angeles e ora  la paghi TUTTA fino all'ultimo centesimo!" lo minacciò.
Il riccio annuì impaurito e, dopo essergli fatto cenno, scappó via ad informare i ragazzi.
Quando entrò in casa trovò solo Axl chiuso in camera sua impegnato a scrivere una canzone, gli corse incontro e lo afferro per le spalle. Axl ne rimase stupito.
"Che cazzo è successo?" chiese il rosso vedendo l'amico in quello stato, appoggiò il foglio e la matita sul suo materasso ed ascoltò quello che aveva da dire il riccio.
"Josephine è in pericolo! Do-dobbiamo trovare immediatamente quei dannati soldi!" spiegò in fretta.
"Bart?" chiese Axl con la risposta affermativa del moro. "Cosa c'entra Jo?" continuò confuso.
"Stamattina mi ha visto che la accompagnavo all'università! Ha anche posticipato il giorno in cui dobbiamo restituirgli i soldi! DOPO DOMANI!" si mise le mani nei capelli. "COME CAZZO FACCIAMO?" urlò camminando avanti e indietro nella stanza.
"Stai calmo! Domani suoniamo al troubadour! Siamo a posto, man!" lo informò tutto tranquillo.
E così Slash si calmò, si distese sul suo letto se così si poteva definire e pensò. Pensò a quello che poteva accadere alla sua migliore amica, a cui aveva promesso di proteggerla. Pensò a cosa avrebbero fatto quando gli avrebbero restituito i soldi...avrebbero continuato a farsi? Quella era una delle sue preoccupazioni, che lo tormentavano giorno e notte.
Forse sì, forse no, forse bho...

Coinquilini per un mese [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora