Capitolo 11

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Dopo avergli raccontato del mio primo bacio, osservo un Chris rilassato sulla panchina, e mentre incrocia le braccia, so già che sta per arrivare una sua riflessione a cui dovrò dare una spiegazione.

- Quindi, anche tu come tutte le altre sei caduta ai suoi piedi! Dopo tutto quello che ti ha raccontato sulle sue relazioni, come è potuto succedere?

- Beh... sì, ma... è molto più complesso di come credi.

- Allora spiegamelo perché io non riesco a capirlo!

- Per noi non è mai stato solo una questione di attrazione fisica o chimica, andava oltre, ogni piccolo ed insignificante gesto per noi assumeva un significato più profondo che invece agli occhi degli altri poteva sembrare banale.

Dalle mie parole, ora più di prima, Chris desidera sapere come e cosa accadde tra di noi dopo quella sera, una sera per me indimenticabile.

"Erano passati tre giorni e di lui neanche l'ombra. Pensai di tutto, che usciva con gli amici, che studiasse o che fosse impegnato in qualche altra cosa, tutto pur di non supporre che il motivo del suo silenzio fosse una ragazza. Da quel bacio non facevo altro che pensare a lui. Girovagavo per casa come uno zombi, sempre distratta con la testa per aria. Non ruscivo a concentrarmi né sulla lettura di un libro né di qualche rivista, non trovai neanche conforto nella musica. Ero così presa dai mie pensieri da non sentire nemmeno su cosa si discuteva a tavola, ritornavo in me solo quando sentivo tuonare più volte il mio nome sia da papà che da Clara e qualche volta anche da René. Giravo e rigiravo il cibo nel piatto intanto mio padre mi osservava, capì che qualcosa non andava dalla mia inappetenza e dal strano comportamento che avevo assunto negli ultimi giorni. Preoccupato domandò se stessi male, feci cenno di no con la testa, ma Clara intuì che il mio malessere era di tutt'altra natura e intervenne per distogliere l'attenzione su di me.

< Caro, sarà il caldo di questi giorni, lasciala tranquilla. >

La ringraziai con lo sguardo. Dopo cena la aiutai a risistemare la cucina e intanto che mi passava le stoviglie d'asciugare mi domandò di mia madre.

< Ti sei fatta sentire da tua madre oggi? >

< Non ancora. >

< Forse dovresti parlare con lei se c'è qualcosa ti turba, potrebbe darti qualche consiglio utile, le mamme sono brave in questioni di cuore. >

Adoravo quella donna, sapeva sempre come e quando dire qualcosa. Colse anche l'occasione per riferirmi che sarebbe arrivata da Houston sabato sera e che avrebbe partecipato al barbecue di domenica. Mio padre aveva insistito, ci teneva che fosse presente. Non avevo segreti con mia famiglia e anche mia madre era al corrente dell'esistenza di Edward. Il mio timore era che con le loro eccessive attenzione mi potessero mettere in imbarazzo o destare sospetti facendo saltare l'accordo preso, quello di non rivelare nulla sulla mia salute.

< Mamma sa del patto che ho con papà? >

< Gli ha accennato qualcosa e non sembra averla presa molto bene. >

Ero seduta a bordo piscina con i piedi immersi nell'acqua e guardavo le stelle che illuminavano il firmamento mentre ascoltavo "what a wonderful world" provenire dal salotto. Mio padre era solito ascoltare Lous Armstrong dopo cena per rilassarsi un po' sorseggiando il suo Cognac. In quel momento mi sentii in pace con me stessa, non pensando a niente e a nessuno, era tutto così perfetto. Mi sdraiai e l'unica cosa che desideravo era che il tempo si fermasse in quell'istante, finché  René mi chiamò affacciandosi dalla portafinestra rompendo la magia.

< Vivian, il tuo ragazzo misterioso al telefono. >

Mi sentì agitata. Ho atteso per giorni con la speranza che, anche con un banale pretesto, si facesse sentire e adesso che me ne ero fatta una ragione eccolo che riappare. Mi diressi in cucina dove avevo lasciato il telefonino ma René mi fermo dicendomi che dovevo prendere la chiamata dal telefono fisso. Mi precito nello studio per rispondere.

Nessuno come luiWhere stories live. Discover now