Capitolo 13

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Ogni istante rievocato nella mia mente assume un significato nuovo, più intenso, amplificandone le sensazioni per incidere ogni gesto e ogni attimo di ciò che realmente è stata la mia vita in quel periodo.

"Passammo una magnifica giornata tra buon cibo, risate, incredibili tuffi in piscina e acrobazie che Edward e René misero in atto alcune acrobazie facendo a gara a chi fosse più atletico. Mi unì a loro dopo essermi fatta convincere da mamma a togliermi il foulard. Aveva ragione, la cicatrice sul collo non si notava se non ci si faceva attenzione. Nel pomeriggio mio padre invitò Edward ad ascoltare alcune arie da lui eseguite. Non appena udimmo La Traviata di Giuseppe Verdi provenire dal soggiorno, ci unimmo a loro due. Osservai mio padre versagli un po' del suo Cognac preferito ed ebbi la sensazione che lo stesse mettendo alla prova. Quando, con un gesto pigiò il pulsante del telecomando e l'impianto stereo riprodusse "Oh my beloved father", fu quasi una conferma. Chiese a Edward se riconosceva quel sonetto come se ne capisse qualcosa di lirica. Benché si trattava di un opera famosa difficilmente ci sarebbe arrivato, così tirò a indovinare buttando giù le prime due che gli vennero in mente supponendo che poteva trattarsi della Carmen o La Norma eseguta da Maria Callas. Io e mio padre ridemmo insieme ed anche Clara, mamma, nonna e Renè sorrisero poiché eravamo gli unici a sapere che quella in realtà era la mia voce, una delle tante arie che papà mi fece registrare, nonché la sua preferita. Sia lui che Sue rimasero sbigottiti quando papà rivelò che ero io a cantare. Entusiasti mi chiesero di eseguire qualcosa. Ad un tratto calò un silenzio tombale, in un primo momento Edward sembrò non capire ma, rivolgendo lo sguardo su di me, prima sul volto rattristato poi sul collo, gli fu chiaro che qualcosa mi impediva di cantare come una volta. Nonna intervenne rompendo quel silenzio invitandoli a gustare il dessert che declinarono con rammarico.

< Accetterei volentieri, ma credo che non riuscirei a mettere nient'altro nello stomaco. >

< Vuol dire che sarà per la prossima volta. Vivian, adesso che ti sei fatta dei nuovi amici, puoi farli venire più spesso, saranno sempre i ben venuti. >

A quelle parole, Edward colse l'occasione per chiedere alla mia famiglia il permesso di portami, insieme a Sue e al resto della comitiva, in una gita fuori porta. Clara e Renè si defilarono lasciandoci soli con i miei genitori e nonna. Ci ritrovammo in una situazione di stallo non sapendo né cosa dire o fare: i miei amici non erano a conoscenza del mio stato di salute e ai miei genitori avevo fatto promettere di non farne parola, inoltre sapevano che una loro disapprovazione mi avrebbe amareggiata. Mio padre allungò le sue mani verso di me ed io lo raggiunsi.

< Mi fido di te e voglio fidarmi di lui... ti lasceremo andare a patto di seguire alcune regole fondamentali di cui parleremo in seguito. >

< Qualsiasi cosa, te lo prometto. >

Lo abbracciai forte con gli occhi lucidi di gioia, abbracciai anche mia madre che mi diede un bacio sulla guancia. La giornata era quasi conclusa. La giornata si era conclusa in fretta e verso le otto di sera, prima di andare via, i ragazzi si recarono nella dependance per cambiarsi e mia madre insistette per accompagnarli. Salutarobo e ringraziano dell'ospitalità e per la bellissima giornata passata insieme. Li accompgnai e non appena rientrai dalla porta d'ingresso, i miei mi attendevano sulla soglia della cucina per mettere in chiaro alcuni punti riguardo al viaggio che sarebbe durato 7 giorni. In realtà si trattava di alcune regole da rispettare. Ero disposta a fare tutto ciò che mi chiedevano pur di non rinunciare a quel viaggio: non dimenticare di prendere le medicine, tenere il telefonino sempre acceso, richiamarli ogni giorno e, soprattutto, se qualcosa non andava, non dovevo esitare a chiamare il 911. Non stavo più nella pelle, per me sarebbe stata un'esperienza incredibile addentrarsi nel vero Texas per un viaggio on the road indimenticabile. Raggiungere Marfa, una piccolissima cittadina di 2000 abitanti nel bel mezzo del deserto del Chihuahua. Mi dispiacque per mia madre che era venuta fin qui per stare un po' con me. Il mattino seguente, verso le sette mamma e Clara mi aiutarono a preparare lo zaino con il sacco a pelo e un piccolo trolley con il minimo indispensabile, più che altro era per assicurarsi che non dimenticassi nulla e per nulla si intendeva le medicine che dovevo prendere regolarmente tre volte al giorno. Suonarono alla porta e non appena aprii fui sommersa da calorosi abbracci da parte di Sue e Rebecca mentre Bob e Willard erano seduti al posto di guida in due diverse Jeep: una Wrangler cabrio bianca a 2 posti e l'altra, una Wrangler Renegade cabrio nera 4 posti, in quest'ultima Edward era intento a fare posto dietro per mettere la mia roba che gentilmente si prestò di prendere e portare nel veicolo già strapieno di zaini con annessi sacchi a pelo, tende da campeggio ed una chitarra acustica. Prima di partire, mio padre ci raggiunse e prese da parte Edward per un breve discorso.

< Abbi cura di mia figlia... bada che non le accada niente di pericoloso o ti verro a cercare fino in capo al mondo. >

< Sì signore, farò molta attenzione. Le assicuro che è in buone mani. >

Si avvicina a me, mi da un bacio sulla fronte poi mi sorride. Si rivolge ai ragazzi e, augurandoci buon viaggio, raccomandò a tutti di essere cauti".

Nessuno come luiWhere stories live. Discover now