Capitolo 12

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Fino a quel punto avevo narrato a Chris la mia storia come se la stessi rivivendo, ma più andavo avanti più mi era difficile mantenere il contatto col presente, al punto da dimendicarmi della persona a cui la stavo raccontando.

"Nel tardo pomeriggio di sabato, io, Renè e Clara andammo a prendere con l'auto mia madre alla stazione della metrò-pullman. Quando la vidi affacciarsi tra la calca della gente mi precipitai ad abbracciarla come se non la vedessi da anni. Mi strinse forte a se comprimendo con forza le labbra sulla mia guancia, poi, bisbigliandomi all'orecchio, con un sorriso disse che non appena a casa dovevamo parlare. Alzai gli occhi al cielo immaginando già di cosa o meglio, di chi si trattava. La mamma sarebbe rimasta ad Austin per qualche giorno ospite di papà e Clara nella dependance situata dall'altra parte della piscina che di solito era riservata a noi ma, a volte, ne usufruivano anche gli ospiti per il cambio costume. Dopo aver disfatto i bagagli, essersi rinfrescata e riposata dal viaggio durato circa tre ore. Dopo cena rimanemmo a parlare a lungo sdraiate nel suo lettone: di come mi sentivo, se mi stavo divertendo e se queste vacanze lontano da casa non fossero troppo stressanti. Le ripetei più volte di stare tranquilla, che non mi ero mai sentita meglio. In realtà il suo fu un tentativo per aprire l'argomento "ragazzo che frequentavo". La rassicurai che tra noi non c'era altro che una semplice amicizia ma non sembrava tanto convinta. Rimanemmo tutta la notte a parlare. Le raccontai tutto quello che avevo fatto dal giorno del mio arrivo, di come per caso incontrai Edward dopo circa un anno che non lo vedevo, dei posti magnifici che mi portó a visitare e delle lunghe passeggiate passate a chiacchierare, naturalmente, omettendo il bacio, la serata al parco con le candele e, soprattutto, che avevo bevuto. Rimasi tra le braccia di mamma fin quanto non mi assopii come quando ero piccina".

- Quindi non l'hai mai detto ai tuoi.

- Semmai l'avessero saputo, Edward non avrebbe avuto alcuna possibilità di stare con me. I miei non lo avrebbero mai permesso e dato che non avevo ancora l'età legale per bere, lui e Sue non dissero nulla di quella serata.

"La mattina seguente venimmo svegliate da nonna Mary, la mamma del mio papà. Non appena riacquistai lucidità esclamai che eravamo al completo come se quella giornata si dovesse commemorare un avvenimento importante. Odiavo quando la mia famiglia si comportava in quel modo, sempre a manifestare interesse su ogni cosa che mi riguardava. Quella mattina indossai dei calzoncini bianchi con una camicia azzurra e un foulard al collo. Dopo colazione, non appena incontrai mio padre alle prese con il grill, gli andai incontro augurandogli un buongiorno pungente che solo io potevo permettermi di fare.

< Hai invitato qualche altro membro della famiglia?!>

< No... ma solo perché erano già impegnati a gestire le loro di figlie! >

< Le loro figlie non sono malate.>

Talvolta mi faceva esasperare. Eravamo nel pieno della discussione quando fummo interrotti dal suono del campanello, Edward e Sue erano in anticipo. Andai ad aprire la porta, Lui mi salutò quasi bisbigliando con in mano un bel mazzo di fiori e Sue mi abbracciò felice di rivedermi.

< Ciao, immagino che siamo in anticipo ma... non mi hai dato un orario. >

< Me ne sono dimenticata. >

< Ho portato dei fiori, non illuderti non sono per te ma per la padrona di casa ...Allora... cosa mi devo aspettare? >

< Cosa si ci può aspettare da dei genitori costantemente apprensivi?! >

< Ho afferato il messaggio... >

< Voi preparatevi al terzo grado e io ad una lunga giornata imbarazzante. >

< Come mai? >

< C'è anche mia madre e... credo che un mazzo di fiori non basterà. >

Nessuno come luiWhere stories live. Discover now