Il grosso pendolo scandiva l'ora senza pietà, mentre gli studenti, curvi sul foglio giallognolo dell'esame, cercavano di venire a capo delle domande più difficili. Oltre al rintocco implacabile dell'orologio, l'unico rumore era lo stridio delle penne sulla carta. Mancava ancora mezz'ora abbondante all'orario di consegna, ma Agata, come ogni altra volta, si alzò per consegnare in anticipo. Fece scivolare nel raccoglitore posizionato sulla cattedra le pagine ricoperte della sua calligrafia impeccabile e lasciò l'aula, seguita dalle occhiate invidiose di chi non aveva idea di come rispondere ai quesiti.
Si fermò a comprare una bottiglietta di succo di mandarino e zenzero e attraversò, per l'ultima volta quell'anno, la soglia d'ingresso all'università. Quel giorno tirava un forte vento, come spesso accadeva nelle città costiere. Agata amava tutto del vento: l'odore, come le distendeva la pelle e le gonfiava i vestiti, persino il fatto che le scompigliasse i capelli. Non che i suoi capelli avessero bisogno di un altro motivo per essere in disordine.
Gironzolò per il parco e si sedette su una delle panchine del suo sentiero preferito, quello meno frequentato. Gli alberi erano colmi di agrumi ancora acerbi e tra le fronde era possibile scorgere, in lontananza, uno degli edifici del complesso universitario: una costruzione in mattoni chiari dalle vetrate colorate.
Qualsiasi altro studente avrebbe festeggiato la fine della sessione d'esami estiva, magari sdraiandosi a prendere il sole, Agata invece tirò fuori il fascicolo con l'elenco delle letture facoltative del corso di Guerre di Levante, uno di quelli dell'anno successivo che aveva già passato.
Da quando era bambina eccelleva in tutte le materie, tranne che in educazione motoria. Alle elementari veniva chiamata alla lavagna per correggere gli esercizi più difficili e alle superiori gli insegnanti lodavano come le sue traduzioni dal ponentese antico fossero così sofisticate da sembrare opera di uno studente universitario. E all'università, alla fine del terzo anno, aveva già superato metà degli esami del quarto.
Nonostante eccellesse in tutto, tranne appunto che nello sport, sulla scelta universitaria Agata non aveva mai avuto alcun dubbio. Fin da quando era ragazzina si immaginava mediatrice culturale. Sognava di poter un giorno attraversare le montagne che dividevano il suo continente, Ponente, dal continente di Levante, per conciliare usi e costumi e facilitare il dialogo tra due mondi tanto differenti. E così tutta la sua vita era stata una lenta preparazione a quel momento. Perché per Agata tutto doveva far parte di un piano prestabilito. E il piano veniva prima di qualsiasi altra cosa. Questo l'aveva portata a chiudersi gradualmente in se stessa; non che non avesse amici, semplicemente i suoi progetti erano al centro e tutto il resto faceva da contorno.
Era talmente concentrata che a malapena si accorse dell'arrivo di due suoi compagni di corso. «Come è andata?» chiese loro.
«Come vuoi che sia andata?» rispose la ragazza dalle guance piene. Holly Dee era alta quanto Agata e le due avevano una corporatura molto simile; il volto della prima era però esageratamente cicciotto, come se qualcuno avesse preso la testa di una persona e l'avesse messa sul corpo di un'altra. Agata trovava le guanciotte dell'amica adorabili, ma d'altra parte aveva l'abitudine di considerare carine tutte le sue amiche.
«Un disastro. Da rifare a settembre» completò il ragazzo dalle spalle larghe. Gregor aveva il fisico da nuotatore, nonostante non sapesse neanche nuotare. Il suo sport era infatti il duello a cavallo, con qualsiasi tipo di arma. La disciplina, poco diffusa a Ponente, era uno sport di nicchia importato da Levante e praticato da una cerchia ristretta di filo-levantini affascinati dagli usi del vicino continente. Gregor ne faceva orgogliosamente parte, tanto che il suo sogno più grande era partecipare al torneo intercontinentale nella capitale di Levante, nell'arena più grande al mondo che per venti giorni all'anno accoglieva quattrocentomila spettatori.
Agata e Holly Dee avevano assistito a qualche allenamento; era stato decisamente divertente, ma la disciplina veniva praticata in modo molto meno violento che nella sua terra di origine. Nel corso del torneo intercontinentale cinque squadroni si affrontavano infatti utilizzando armi di vario tipo e, per complicare ulteriormente il gioco, nell'arena venivano gradualmente introdotte bestie feroci, tipicamente orsi o lupi. Ogni anno in media una ventina di persone perdevano la vita o rimanevano gravemente ferite.
In fondo Agata si riteneva fortunata a essere cresciuta a Ponente; per quanto fosse affascinata dalla terra al di là delle montagne, sapeva che Levante era un mondo imprevedibile.
Holly Dee e Gregor erano i suoi migliori amici, lei da quindici anni e lui da tre. Nonostante fossero completamente diversi da Agata, e simili tra loro, andavano molto d'accordo con la studentessa modello che tra una serata a ballare e un buon libro preferiva sempre leggere il capitolo successivo.
«È arrivato il momento di mantenere la promessa, Ags» Gregor le fece l'occhiolino.
«Che promessa?» intervenne Holly Dee, spostando lo sguardo dall'espressione radiosa di Greg a quella titubante di Agata.
«Una cosa tra noi...» Un altro occhiolino in direzione di Agata.
«Sì, sì» tagliò corto la ragazza prendendo l'amica sottobraccio e incamminandosi a passo svelto.
Non aveva la minima intenzione di discutere i dettagli del primo appuntamento con Greg davanti a Holly Dee. Sapeva di non potersi più tirare indietro e a dire il vero non aveva neanche intenzione di farlo. Gregor non le faceva sentire le farfalle nello stomaco, ma le piaceva abbastanza. E per una persona come lei, che era convinta che farfalle o colpi di fulmine non fossero emozioni per tutti, l'affetto che provava per il ragazzo era sufficiente a fare un tentativo. Ovviamente voleva parlarne con Holly Dee, ma non in quel momento, non davanti a lui.
Gregor accompagnò le due amiche fino all'ingresso del dormitorio femminile, ma prima di andare strizzò per la terza volta l'occhio ad Agata.
La ragazza rispose a quel cenno di intesa con un sorriso forzato, evitando di incrociare lo sguardo curioso di Holly Dee.
Mentre percorrevano il sentiero che conduceva all'abitazione che condividevano con altre sei ragazze, l'amica le chiese come avesse risposto ad alcune domande del test. "Quali sono i quattro fiumi principali di Levante?" Gliene mancava uno. "Chi è il governatore della zona stepposa?" Si ricordava benissimo l'immagine stampata sul libro, ma il nome le sfuggiva. "Questi nomi di Levante sono impronunciabili." Agata rispondeva pazientemente alle domande dell'amica sapendo che l'altra nel giro di qualche ora si sarebbe dimenticata di nuovo le risposte.
Quando entrarono nella camerata trovarono solo una delle compagne di stanza; seduta al tavolone sotto la finestra, era impegnata a ripassare per un esame. Agata si accorse di aver lasciato alcuni libri sparpagliati sul tavolo: si trattava del testo Geografia di Levante, l'esame sostenuto quel giorno, e il manuale di Lingua e dialetti di Levante, uno dei corsi del quarto anno che aveva già cominciato a studiare.
Il levantese era una materia piuttosto ostica. Così come a Ponente, anche a Levante c'era una sola lingua, che assumeva in ogni zona una sfumatura diversa: accenti diversi e in alcuni casi persino regole grammaticali diverse, come l'uso delle preposizioni, lievi differenze che rendevano però lo studio per niente banale. Agata aveva imparato qualche frase da autodidatta, ma non vedeva l'ora di iniziare le lezioni con un professore madrelingua. Finalmente avrebbe avuto l'occasione di conoscere un levantino!
Holly Dee si arrampicò sul suo letto, uno di quelli soppalcati, e si stese. Stava ancora parlando dell'esame e di come l'amico di Gregor, "quello riccio", avesse provato a copiare.
«Non lo nomini un po' troppo spesso, questo amico riccio di Gregor?» rise Agata, ma se fosse stata più attenta si sarebbe accorta che ogni volta che Holly Dee nominava l'amico di Gregor, nominava anche Gregor.
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L'ultimo dei Draghi [completata]
Fantasy{PRIMO LIBRO} Agata, studentessa modello con la testa perennemente tra i libri, è cresciuta a Ponente, il sonnolento continente dove la pace è legge. Da sempre sogna però di visitare Levante, la terra selvaggia al di là delle montagne. L'arrivo di...