40 - Levante, 5 anni e 212 giorni fa (II)

4.5K 562 350
                                    

Agata studiava con attenzione il nonno di Tseren. Si erano separati dagli amici del villaggio e sedevano in una delle carrozze della carovana. La ponentina non aveva mai visto un mezzo di trasporto tanto maestoso, si trattava di una colonna composta da tre carrozze circolari senza tetto unite tra loro. All'interno della prima l'arredamento era lussuoso, la seconda era invece più spartana, mentre la terza era adibita al trasporto dei bagagli.

Thuluun, Xhoán, il Drago e l'Ascendente sedevano sulle poltrone imbottite, mentre gli altri membri della comitiva si erano allontanati, l'educazione voleva che si mantenessero abbastanza distanti da non poter origliare la conversazione.

«Vedo che hai trovato la tua Ascendente» disse il vecchio rivolto al nipote, continuava a ignorare lo sciamano, chiaramente non correva buon sangue tra i due. «Quando ho saputo che eri ancora vivo e abitavi tra queste montagne mi sono immediatamente messo in viaggio».

«Saputo da chi?» intervenne Xhoán.

Thuluun fu costretto a guardare quello che era stato l'Ascendente di sua nuora. «L'uomo che avete incontrato alcune settimane fa non era un funzionario del Governo, ma uno dei soldati in incognito che ho spedito ai quattro capi del mondo per cercare Tseren».

«Da quando in qua hai alle dipendenze dei soldati?» sbottò lo sciamano. «Sei passato dal commercio all'esercito?»

Gli occhi del vecchio si strinsero per il fastidio. Avrebbe voluto parlare a quattrocchi con il nipote, ma sospettava che quell'uomo orgoglioso che l'aveva cresciuto, fosse la persona con più influenza sul giovane. Non poteva inimicarselo, non più di quanto non lo fosse già. Percepiva l'ostilità nell'aria e ne conosceva bene la ragione. L'Ascendente si era sentito tradito dai genitori della ragazza Drago e probabilmente era convinto che l'idea di unire la famiglia di lei con quella del mercante fosse stata proprio sua. La realtà era ben diversa, il mercante era stato sì colui che aveva proposto le nozze per consolidare l'alleanza, ma l'idea gli era stata suggerita dalla madre della ragazza. Ricordava come fosse ieri la sera in cui quella donna altezzosa si era presentata nella sua tenda, supplicandolo di convincere il marito Drago a far sposare la figlia con Tumur. La madre di Baya detestava l'idea che la ragazza mettesse radici in quell'angolo del continente, e per di più con un giovane di umili origini. Aveva pensato per anni che il figlio del mercante fosse la metà perfetta per la ragazza Drago, che aveva cresciuto raffinata e colta nella speranza di poter un giorno lasciare il villaggio e tornare insieme a lei nella civiltà, e non riusciva ad accettare che i suoi piani potessero venir sconvolti dall'affetto per l'Ascendente.

Ai tempi, in molti erano a conoscenza dell'esistenza della razza dei Draghi e cercavano un modo per poter approfittare della forza di quelle creature indomabili. Thuluun aveva soppesato a lungo quella proposta, qualora avesse stretto un legame di parentela con uno dei Draghi più influenti della comunità, avrebbe potuto usarlo a suo vantaggio, perché no, magari proprio per inseguire un desiderio che aveva cominciato a coltivare nell'ultimo periodo: entrare nell'esercito del Governo Centrale. Era un mercante fino al midollo e l'idea di possedere una merce preziosa come un'alleanza con i Draghi gli faceva gola. E così aveva convinto il padre della ragazza che in molti non vedevano di buon occhio il fatto che i Draghi non volessero integrarsi veramente con gli uomini. Un matrimonio tra le due razze, sarebbe stato il gesto simbolico perfetto per dimostrare la volontà di vivere in armonia.

Gli dispiaceva che il ragazzotto Ascendente di cui non aveva mai afferrato il nome ci fosse andato di mezzo. Lui e il Drago erano palesemente una coppia e l'annuncio delle nozze, così improvviso, doveva aver rappresentato una vera e propria tragedia per entrambi. Eppure la sorte aveva voluto che alla fine fosse toccato proprio a lui crescere il figlio di Tumur.

«Circa quindici anni fa sono entrato nell'esercito, anche se ho tenuto un piede nel commercio, ovviamente. Il Governo ha pensato di poter beneficiare della mia conoscenza del continente per sedare i focolai di ribellione che stanno bruciando il paese. Cosa che ho fatto con serietà per anni, fino a raggiungere una posizione militare di rilevo» spiegò il vecchio, più rivolto al nipote che allo sciamano. Con noncuranza si passò una mano sul collo, proprio in corrispondenza del tatuaggio che indicava il suo grado di colonnello.

Agata si chiese se i focolai cui si riferiva il nonno di Tseren fossero i Cantieri della Setta degli Audaci. Il vecchio le sembrava sincero, quando i suoi occhi si spostavano su Tseren si riempivano di un affetto genuino. Per quanto intuisse che la presenza di quell'uomo dal passato stava probabilmente torturando Xhoán, era contenta che il Drago avesse ritrovato un altro membro della propria famiglia. Sapeva quanto il ragazzo soffrisse del fatto che né la madre né lo sciamano eremita gli avessero mai raccontato granché del padre.

**********

Nei due giorni successivi, Tseren trascorse molto tempo in compagnia del nonno. Passeggiavano nel deserto o parlavano comodamente nella carrozza, il vecchio aveva una certa età e si stancava facilmente. Per questo motivo arrampicarsi sulla montagna per visitare la tomba della nuora era fuori discussione.

Vederli insieme era per Xhoán un supplizio e l'uomo si sfogava in continuazione con Agata. «Cercherà di portarlo con sé, ne sono sicuro. Se Tseren sapesse la verità!» esclamava di tanto in tanto.

«Quale verità? Penso che se Tseren conoscesse la tua versione dei fatti si fiderebbe di te, Xhoán» rispose un giorno la ponentina. Gli occhi dello sciamano si riempirono di tristezza, ma una tristezza così profonda che Agata fu costretta ad abbassare lo sguardo e cambiare argomento.

La sera, quando rientravano nella tenda in cima al monte, il ragazzo Drago le raccontava delle chiacchierate con il nonno. Come aveva immaginato l'Ascendente, l'argomento principale di conversazione era Tumur.

«Mio padre era un guerriero» le disse una sera Tseren, «Uno dei più valorosi dell'esercito del capoluogo, pensa che alla mia età aveva già vinto la sua prima battaglia!»

Agata storse la bocca, essendo cresciuta a Ponente aveva un'opinione molto critica nei confronti dei gruppi militari, che nella sua terra erano fuori legge proprio perché considerati un rischio per l'equilibrio di pace del continente. Non se la sentiva però di condannare il padre di Tseren, proprio ora che il ragazzo stava scoprendo finalmente qualcosa di lui. Sapeva inoltre che la guerra era vista in modo completamente diverso nella cultura levantina e non sarebbe stato giusto giudicare negativamente Tumur e Tseren per quello. Far parte dell'esercito significava per il ragazzo Drago onore e coraggio, e quella concezione del mondo era talmente radicata nelle sue convinzioni che probabilmente non avrebbe mai cambiato idea.

«Ti ha raccontato cosa è successo a tuo padre?» indagò la ponentina.

«Sì, quando i Draghi sono stati traditi da alcuni dei mercanti di cui si fidavano, mio padre ha combattuto fino alla fine con mio nonno Daishir. A quanto pare è stato lui a convincere mia madre a fuggire prima che si scatenasse l'inferno» gli occhi di Tseren brillavano per l'orgoglio.

Agata si ritrovò a corrugare di nuovo la fronte, quella storia non combaciava con quel poco che le aveva detto Xhoán. Lo sciamano le aveva raccontato più di una volta come Baya avesse intuito da sola che i mercanti non avevano alcuna intenzione di rispettare gli accordi. Dopo aver provato inutilmente a convincere i genitori, la donna aveva preso il figlio neonato e il proprio Ascendente e aveva lasciato di nascosto il villaggio. Proprio alla vigilia del massacro.

«Ma come ha fatto una manciata di uomini a sterminare delle creature tanto forti?» continuò la ragazza, che covava tutte quelle domande da molto tempo.

«Armi avvelenate» rispose cupo Tseren, ricordando il modo in cui si era spenta anche sua madre.

«Secondo me dovresti parlare con Xhoán» disse pensierosa Agata. «Ascoltare anche la sua versione, perché alcune cose non tornano...»

«Non è un mistero che Xhoán detesti mio padre e capisco bene perché. Il fatto che una terza persona si insinui nel rapporto tra un Drago e un Ascendente, non è facile da accettare» la interruppe il levantino. «Quando troverai qualcuno con cui mettere su famiglia, non penso che la prenderò bene. Però è così che va la vita, e se mia madre non avesse accettato mio padre, io ora non sarei qui».

Agata replicò con uno sguardo vuoto, era un po' che il Drago non rimarcava il fatto che non volesse stare con lei, e invece ora l'aveva tirato fuori con una facilità che aveva aperto una ferita che nelle ultime settimane si stava rimarginando.

«Forse dovrei cominciare a cercarla, questa persona» rispose stizzita e questa volta fu lui a guardarla spaesato.

L'ultimo dei Draghi [completata]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora