60 - Levante, 5 anni e 111 giorni fa (I)

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Vedere Agata insieme a Utukur era per Tseren una tortura. Si sentiva ridicolo per averle proposto più volte di trovare un compagno con cui mettere su famiglia. Solo vederla parlare con quel soldato saccente gli faceva perdere la calma, mai e poi mai avrebbe potuto accettare che andasse in sposa a un altro uomo. Un Utukur qualsiasi.

Non era il massimo essere scosso da quei sentimenti per lui nuovi proprio in quei giorni; con il suo corpo di Drago che stava cambiando, tutte quelle persone intorno, e le richieste petulanti di Thuluun che insisteva perché partecipasse alla battaglia, pianificata di lì a qualche giorno.

Non si sentiva pronto a prendere la vita di un'altra persona, non sapeva come portarsi Agata dietro senza metterla in pericolo, e non aveva idea di come controllare il fuoco che gli bruciava sempre più violentemente nel torace.

"Almeno se mi ritrovo a sputare fiamme senza controllo, so verso chi indirizzarle" pensò stizzito mentre Agata scoppiava a ridere all'ennesima battuta di Utukur.

«Tseren, come vanno gli studi? Aga mi ha detto che stai imparando i nomi delle zone dei due continenti. Conosco una marea di trucchetti per ricordarle tutte!» esclamò Utu nei suoi soliti modi affabili. Aga? Il Drago trattenne un colpo di tosse e lo ringraziò a denti stretti per la gentilezza.

Era un dato di fatto che la sua Ascendente e quel soldato mingherlino dalla lingua svelta avessero un'affinità che Tseren poteva solo sognarsi. Il Drago non si capacitava di come riuscissero a parlare per ore di una formula matematica o delle questioni politiche di una zona di Levante; il suo interesse scemava nel giro di dieci minuti e il resto del tempo era costretto a sorbirsi le spiegazioni infinite di Utukur e le espressioni sbalordite di Agata.

«Credo di poter affermare che tu sia la persona più intelligente che io abbia mai conosciuto!» disse una mattina la ragazza al nuovo amico. Gli occhi di Tseren divennero delle fessure per il fastidio.

«Anche tu non sei male, ponentina. Soprattutto considerata la tua giovane età! Sono certo che hai un futuro brillante davanti a te» rispose Utu mettendole una mano sulla spalla, come un genitore fiero.

Agata scoppiò a ridere, di nuovo. «Ma smettila, che abbiamo più o meno la stessa età».

Utukur parve accorgersi delle saette che Tseren gli stava lanciando e ritirò il braccio. «E tu, figliolo, non fartela sfuggire» e tirò fuori la lingua con fare canzonatorio. Sembrava più una minaccia che un consiglio.

«Tranquillo, io non vado da nessuna parte» sbottò il Drago, ma subito dopo pensò che avrebbe dovuto trovare una risposta più pungente. Si sentiva estremamente a disagio con quel levantino, era come se Utukur lo facesse sentire costantemente inadeguato per la sua Ascendente. Non aveva mai considerato la mancanza di interessi in comune con Agata una barriera, eppure vederla così presa da una conversazione e di buon umore per via di un altro, lo destabilizzava.

***

Quando non erano in compagnia di Utukur o al campo di addestramento, Tseren e Agata partecipavano alle assemblee di guerra con Thuluun. Il vecchio mercante voleva che il nipote capisse fino in fondo cosa significasse essere a capo di un battaglione e ci teneva a presentarlo a più vertici militari possibile. In quei giorni conobbero tanti di quei colonnelli che dopo un po' Tseren perse il conto; non immaginava che l'esercito del Governo di Levante fosse tanto vasto.

Il Drago aveva un'attitudine spiccata per le strategie militari; spesso riusciva a rigirare il problema e, osservandolo da un altro punto di vista, trovava una soluzione cui nessuno aveva pensato. In quei momenti aveva l'impressione che gli occhi di Agata si illuminassero di orgoglio. Non tanto per le questioni in sé, la ponentina considerava infatti la guerra una cosa senza senso, ma perché era orgogliosa della sua capacità di pensare al di fuori degli schemi.

«Domani si parte. Nel giro di tre giorni avremo raggiunto il campo di battaglia, Tseren. Spero che per allora tu ti sia convinto a partecipare allo scontro nella tua forma di drago. Sarebbe una sorpresa talmente grande, che ci assicurerebbe la vittoria!» insistette una sera Thuluun.

«E tutti, compresi i nostri nemici, verrebbero a conoscenza dell'esistenza dei Draghi, o meglio del Drago» rispose il giovane esasperato. Non era pronto a rivelare al mondo il proprio segreto.

«Ma non dico che tu debba svelare la tua identità! Nessuno deve venire a sapere che i Draghi non sono semplicemente delle bestie; solo che esistono, e che noi ne abbiamo uno» continuò il vecchio mercante.

«È troppo rischioso. I membri della Setta e la FSI comincerebbero a investigare e, in un modo o nell'altro, verrebbero a conoscenza della verità. Inoltre...» intervenne Agata.

Thuluun non la fece neanche finire, ma le parlò sopra infastidito. «Sei una creatura così potente, figliolo. Dovresti abbracciare la tua forza, non nasconderla».

***

Fu una delle tante conversazioni di quel tenore che ebbero nei giorni successivi, e, anche lungo il tragitto, quando non c'erano orecchie indiscrete nei paraggi, il colonnello tirava in continuazione fuori l'argomento, sperando di riuscire a convincere il giovane Drago.

I soldati avanzavano instancabili nella steppa, l'erba era talmente alta da ricoprire persino le bandiere che torreggiavano sulle milizie. Tseren, Agata e Utukur stavano solitamente nelle retrovie, a meno che Thuluun non mandasse a chiamare il nipote.

Utu aveva presentato loro altri giovani combattenti, che come lui erano lì perché costretti. Era un gruppetto di militi scapestrati che a malapena riusciva a difendersi e Tseren, più li conosceva, più si chiedeva quanti di loro sarebbero sopravvissuti alla battaglia. Tutta la sua concentrazione era focalizzata sul tentativo di nascondere il fumo nero che di tanto in tanto fuoriusciva dai polmoni; la sensazione di bruciore era diventata quasi intollerabile.

Era l'inizio della settimana di luna nuova e il Drago si ricordò improvvisamente che sarebbe stato più saggio tenere Agata per mano, per essere sicuro di non perderla di vista. La vide che chiacchierava allegramente con Utukur; e proprio mentre una fitta di gelosia faceva ribollire qualunque cosa creasse quel fuoco rovente che sentiva nel petto, il suono di un corno e delle urla provenienti dalla testa del battaglione li avvisarono di essere caduti in un'imboscata. In un attimo, quello che era una fila ordinata di persone si trasformò in un putiferio.

L'ultimo dei Draghi [completata]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora