Più Tseren parlava di Tumur, più Xhoán si chiudeva in un silenzio preoccupante. Quello che agitava Agata era invece l'idea che Thuluun aveva seminato con maestria nella mente del ragazzo Drago: il vecchio colonnello stava gradualmente convincendo il nipote a percorrere le orme del padre defunto. Con la sua forza, sarebbe stato una risorsa preziosa per i ranghi dell'esercito ed era grande abbastanza da liberarsi dalla prigione immaginaria fatta di sfiducia nei confronti della razza umana che la madre aveva costruito attorno a lui. Perché rimanere rintanato in quell'angolo sperduto, quando poteva avere un ruolo di rilievo nelle sorti del continente? Un ruolo determinante come quello del nonno e come quello che avrebbe avuto suo padre se non si fosse sacrificato per proteggere la famiglia acquisita.
Agata detestava il pensiero che Tseren diventasse un soldato e provò a dirglielo in tutti i modi. I discorsi del nonno, però, facevano leva sulle aspirazioni che il giovane aveva soffocato per vent'anni: il desiderio di far parte di un gruppo e la voglia di vedere qualcosa di diverso dalle montagne di Levante. Il viaggio che aveva compiuto per trovare Agata, era stato la conferma di quante meraviglie ci fossero da scoprire e la voce del bambino che sognava di esplorare il mondo diventava ogni giorno più forte.
«Potrebbe essere l'occasione per visitare il continente, non è quello che hai sempre desiderato anche tu?» le disse una mattina mentre riordinavano la tenda.
«E tu non hai sempre avuto paura di vivere in mezzo alla gente? Se dovesse succedermi qualcosa, sai che...» esordì lei cercando di farlo ragionare.
«Sto cercando di superare le mie paure, perché dovrebbe succederti qualcosa, dobbiamo solo essere cauti» la fermò prima che potesse descrivere il suo terrore più grande.
«Perché non è nelle nostre mani, potrei vivere cinquecento anni così come morire domani!» esclamò la ragazza. Aveva forse deciso lei di essere l'Ascendente di un Drago? Detestava l'idea di non avere più una presa diretta sul proprio futuro, e quella discussione stava facendo riemergere anche le sue, di aspirazioni.
«Pensa a mio nonno Daishir» rincalzò Tseren, «Ha vissuto per decenni in mezzo agli uomini e non è mai successo nulla. Mia mamma, invece, ha avuto un incidente proprio qui, e se fosse venuta a mancare solo qualche ora prima io avrei potuto attaccare Xhoán e il villaggio. Mio nonno dice che se una cosa deve succedere, succede. Non possiamo smettere di vivere per via della paura».
Quel discorso aveva un suo perché, anche se Agata non si era mai sentita viva come nell'ultimo periodo. Non le sembrava di aver smesso di vivere, tutt'altro! Possibile che per Tseren fosse tanto diverso?
Se Thuluun fosse riuscito a convincere definitivamente il nipote, non era impossibile che Tseren potesse, a sua volta, convincere Agata. Gli bastava ricordarle, proprio come in quel momento, che l'idea di visitare Levante era il suo sogno da sempre.
Con il passare dei giorni, il vecchio mercante non dava cenno di voler partire senza il ragazzo. Tseren aveva smesso di andare a caccia, ma preferiva trascorrere gran parte del tempo con il nonno e il seguito di lui, lasciandosi risucchiare dai racconti strabilianti di battaglie vinte nonostante l'esercito nemico fosse in sovrannumero e contro armi che non aveva neanche mai sentito nominare.
Ogni tanto Agata partecipava alle discussioni, cercando però di passare altrettanto tempo con Xhoán, che soffriva della freddezza del giovane Drago nei suoi confronti. Passeggiavano alla ricerca di erbe medicinali e la ponentina condivideva con lui i progetti di Tseren di unirsi all'esercito. Questo mandava ovviamente lo sciamano su tutte le furie e l'uomo prese a coltivare l'idea di affrontare una volta per tutte Thuluun.
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Una notte che rientrava da una visita d'urgenza in un villaggio della valle, Xhoán incrociò il colonnello. Il vecchio era da solo, sulla soglia del portone principale di accesso al paese, e stringeva in mano una bottiglia di vetro sporco piena di un liquido violaceo. Lo sciamano riconobbe una delle bevande alcoliche più tossiche, di quelle che tipicamente distruggevano il fegato nel giro di qualche anno. L'anziano mercante era evidentemente immune persino a quel veleno.
Xhoán avrebbe voluto ricoprire quell'ubriacone decrepito di insulti, ma si limitò ad avvicinarsi con passo deciso. Le ombre dei due uomini, create dalla lampada solitaria appesa in cima al portale, si sovrapposero sul terreno.
«Tutte queste idee che stai mettendo in testa a Tseren sono solo un tassello della tua scalata al potere. Non sei abbastanza ricco? Non hai avuto abbastanza successo? Perché devi trascinare Tseren nei tuoi giochi di potere?» sbottò Xhoán.
«Non vedi che sono solo un nonno che ha voglia di conoscere il figlio di suo figlio nel poco tempo che gli rimane?» rispose il vecchio, ma quelle parole non si sposavano con lo sguardo calcolatore che di rado abbandonava i suoi occhi.
«Se fosse veramente così, rimarresti tu qui. Stai andando contro la volontà di sua madre e stai alimentando le scelte di Tseren con una valanga di menzogne!» gridò lo sciamano in risposta. «Non è vero che Tumur aveva a cuore il destino dei Draghi. Voleva Baya, ha sempre voluto Baya. E lei invece lo ha sempre reputato viscido e petulante. Nel momento in cui l'avete costretta a sposarlo, stargli accanto è diventato il suo incubo peggiore! Stargli vicino la disgustava!»
«Sono passati tutti questi anni e ancora non riesci a superare questa invidia nei confronti dell'uomo che si è preso il tuo Drago? Sei patetico, Ascendente! Non sai quanto rimpiango di essermi immischiato con quella razza abominevole, se non lo avessi fatto il mio figliolo sarebbe ancora qui. Era un giovane pieno di potenziale!»
Xhoán scoppiò in una risata infinita e fece un passo verso il vecchio. «Tuo figlio si sarebbe fatto ammazzare in qualche altro modo. Era vile, senza midollo, avido, ruffiano e pronto ad approfittare delle debolezze degli altri pur di soddisfare la sua cupidigia! Era un essere indegno e Tseren non ha niente, assolutamente niente di lui!»
Il colpo arrivò preciso e il dolore lancinante sbilanciò lo sciamano, che cadde al suolo. Si toccò l'occhio sentendo i grumi di sangue. Thuluun fu in un attimo sopra di lui e lo percosse ancora con il bastone che portava sempre con sé, colpendolo di nuovo sul capo. Ancora. Ancora. E ancora. Si interruppe solo quando sentì le urla stridule di una ragazzina, una giovane ossuta seduta sulla staccionata che continuava a strillare presa dal panico.
Xhoán lo guardava sotto choc, nonostante fosse un uomo vigoroso, della metà degli anni del colonnello, non se l'era sentita di rispondere a quell'aggressione. Come poteva picchiare un vecchio? Aveva incassato le botte che erano state inflitte con crescente crudeltà, finché la vista non si era offuscata.
A malapena riuscì a distinguere i contorni della figura curva che si allontanò a passo lento verso la carovana. Grazie al cielo Kheni era nelle vicinanze o sarebbe potuta finire molto peggio.
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La giovane levantina si catapultò nella tenda logorata dalle intemperie, il vento che la notte spazzava la vetta del monte portando con sé il terriccio corrosivo del deserto sabbioso di Levante, aveva cominciato a lasciare i suoi segni sull'abitazione.
Kheni temeva che sarebbe stato più difficile raggiungere il luogo dove Agata viveva con il ragazzo taciturno dagli occhi blu. E invece le era bastato seguire le indicazioni di Xhoán e le tracce lungo il sentiero provvisorio lasciato dalle continue salite e discese dei due ragazzi.«Presto!» gridò la ragazza amnesica con un'espressione sconvolta. «Lo sciamano è stato attaccato! Presto!»
Agata e Tseren si scambiarono uno sguardo allarmato e si tuffarono nell'oscurità, giù per la montagna.
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L'ultimo dei Draghi [completata]
Fantasy{PRIMO LIBRO} Agata, studentessa modello con la testa perennemente tra i libri, è cresciuta a Ponente, il sonnolento continente dove la pace è legge. Da sempre sogna però di visitare Levante, la terra selvaggia al di là delle montagne. L'arrivo di...