63 - Levante, 5 anni e 111 giorni fa (IV)

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«Vuoi tornare a casa? Vuoi tornare a Ponente?» le chiese Tseren una volta riacquisita la capacità di parlare. Era ancora molto scosso, ma si era ripromesso di assecondare la volontà di Agata, qualora fossero sopravvissuti a quell'inferno, e non aveva intenzione di rimandare la decisione.

Lei lo guardò sorpresa e cercò di riordinare i propri pensieri; era un po' che non pensava a cosa volesse, si era abituata a decidere in base a cosa fosse meglio per Tseren. Tornare a Ponente non le sembrava una buona idea, almeno per il momento. Finché il Drago non avesse raggiunto la maturità i suoi tratti erano infatti troppo visibili; non voleva inoltre costringerlo a non mutare mai, sapeva che in fondo Tseren... Ecco che provava di nuovo a mettersi nei panni del suo Drago, ormai era diventato naturale.

No, non voleva tornare a Ponente, avrebbe preferito raggiungere Xhoán e poi cercare insieme un nuovo posto isolato dove stabilirsi.

Stava per rispondere alla domanda, che un gran trambusto di armature li avvisò dell'arrivo di un gruppo di soldati. Il primo a comparire tra gli arbusti della steppa fu Thuulun, trasportato su una portantina di velluto viola ricoperta di piume scure. Subito dietro di lui, spuntarono altri elmi curiosi, alcuni ebbero il coraggio di seguire il colonnello, altri rimasero timorosi tra le piante.

«Figliolo, stai bene?» chiese immediatamente il vecchio, ma nel suo sguardo non c'era alcuna preoccupazione. Tseren non poteva che essere illeso, era una creatura dalla pelle più resistente del legno diamantato, il materiale più resistente al mondo, a parte l'oro degli Gnomi, ovviamente.

«Non preoccupatevi, mio nipote non è pericoloso!» aggiunse rivolto al gruppo di temerari che lo aveva seguito. Agata notò che c'era anche Utukur tra la folla, il suo volto stranamente imperscrutabile, di solito le espressioni del giovane erano infatti piuttosto eloquenti.

Un brusio si alzò dall'erba alta e qualcun altro fece capolino tra gli steli ocra, rassicurato dalle parole di Thuluun.

«Avremmo preferito svelare questo segreto durante la battaglia, ma l'attacco sleale dei nostri nemici lo ha costretto a rivelare la sua identità prima del tempo. Grazie per averci salvato, Tseren» continuò il vecchio mercante, ogni parola soppesata accuratamente e accentuata in modo suadente. Thuluun stava vendendo una storia, come solo lui sapeva fare.

Un silenzio tombale era sceso sui militi, ognuno cercava di raccapezzarsi a suo modo su quella notizia incredibile. Il nipote del colonnello era un uomo con il potere di diventare un drago a piacimento? O forse una creatura capace di assumere sembianze umane?

«Potrei stare qui a raccontarvi tutti i dettagli per ore, su chi sia Tseren e sulla sua razza, ma siamo in guerra, e il nostro obiettivo deve rimanere saldo. Tra due giorni ci scontreremo con la gente delle Paludi che è stata fuorviata dalle idee malsane della Setta. Si va in battaglia per trascinare nella fossa più nemici possibile, prima che la loro ideologia deviata raggiunga le nostre famiglie, soprattutto i nostri figli. Perciò, tutto quello che vi serve sapere di mio nipote, per ora, è che tra due giorni sarà sul campo di battaglia al vostro fianco. A guardarvi le spalle; con i suoi artigli assetati di sangue, le sue fauci fatte per frantumare le armature dei nemici e quelle fiamme più roventi di qualsiasi altro fuoco sulla faccia della Terra! Dopodomani si va in battaglia per distruggere i nostri avversari! La vittoria è certa! Al drago!» la voce di Thuluun era stato un crescendo. Nonostante l'aspetto senile, il colonnello aveva il vigore di un giovane condottiero e un'esplosione di urla e applausi rispose istantaneamente al suo grido di guerra.

Nel momento in cui il mercante aveva preso la parola, Agata aveva stretto la mano di Tseren, certa che niente di buono sarebbe venuto fuori dalle menzogne del vecchiaccio.

E ora, a sentire gli uomini del battaglione gridare "al drago" esaltati, la ponentina fu presa da un'angoscia opprimente. Come al solito Thuulun aveva manipolato la verità e indirizzato le azioni di quel pubblico ignaro esattamente dove voleva, incastrando al tempo stesso Tseren.

Il giovane Drago fu costretto a tirar fuori gli artigli per non farsi sollevare dal corteo festoso, ma riuscì a stringere a sé Agata mentre venivano spinti in testa al battaglione, a fianco di Thuluun e agli altri gradi alti dell'esercito. Il colonnello non si curò neanche di scambiare due parole con quello che credeva suo nipote, ma prese a confabulare con i caporali sulla strategia militare, per decidere se fosse meglio mostrare il drago fin da subito oppure aspettare che i nemici fossero convinti di avere la meglio.

Tseren guardò Agata preoccupato, c'era sempre qualcuno nei paraggi: persone mai viste che si avvicinavano per ringraziarlo di averli salvati o per cercare subdolamente di entrare nelle sue grazie. Fuggire senza essere visti sarebbe stato impossibile, ma quello che lo turbava maggiormente era che, ora che il suo segreto era allo scoperto, si sentiva quasi in obbligo di proteggere le persone con cui si era allenato e aveva condiviso le razioni per giorni.

Quando fu il momento di accamparsi per la notte, Tseren e Agata prepararono un giaciglio di fortuna, stendendo un materassino alto un paio di centimetri su un telo impermeabile. C'era fango ovunque e i due si coricarono uno accanto all'altra, incapaci di chiudere occhio.

«Non voglio tornare a Ponente, Tseren» disse infine la ragazza nella sua lingua. «Ma non voglio neanche rimanere qui, potremmo scappare durante la battaglia. Dopo aver convinto Thuluun che hai deciso di prendere parte allo scontro, potremmo approfittare della confusione e....»

«Non sei preoccupata per Utukur e per gli altri?» per non farsi sentire dai soldati assopiti al loro fianco, Tseren le aveva sussurrato la domanda in un orecchio, ma erano così vicini che Agata poteva sentire le labbra del Drago sfiorarle il lobo e il suo fiato bruciante sul collo.

Dovette fare uno sforzo immane per concentrarsi sulle sue parole invece che sulla vicinanza fisica.

«Certo, ma sono più preoccupata per te» sospirò infine cercando di allontanarsi da lui, ma più si distanziava più Tseren si avvicinava, deciso a starle vicinissimo, visto il guaio in cui si erano cacciati nel pomeriggio separandosi. E così Agata si decise a stringergli la mano per tranquillizzarlo, mentre con l'altra cercava di contenere il battito frenetico del suo cuore.

L'ultimo dei Draghi [completata]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora